Fazioli: "Così la mia Mim ha rivoluzionato il design italiano"

La Mobii Italiani Moderni venne fondata nel 1958. E da allora ha fatto da ambasciatore per lo stile iconico italiano

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Fazioli: "Così la mia Mim ha rivoluzionato il design italiano"

Coniugare la modernità con l'eleganza italiana: con questo obiettivo il ventottenne Ennio Fazioli fondò, nel 1958, la Mim, Mobili Italiani Moderni. Erano gli albori di quello che si sarebbe chiamato design, termine ancora nuovo e sconosciuto ai più tanto da venire pronunciato proprio come era scritto. Oggi, a distanza di oltre 65 anni, l'intenzione di Fazioli è sempre la stessa: mantenere vivo lo stile italiano nel mondo. 

Fazioli, quando ha fondato MIM, cosa voleva far sapere al mondo del design italiano?
 
Dopo un percorso nella tradizione della falegnameria artigianale, l’azienda ha compreso la necessità di  proporre soluzioni per le nuove esigenze abitative, entrando con competenza  nel mondo del design, in Italia negli anni ’60 ancora inesplorato. 
Il grande investimento iniziale è stato nell’introdurre concetti nuovi e funzionali di progettazione con particolare attenzione alle avanguardie italiane e distinguendosi dalle produzioni degli architetti del nord Europa  o dalle opere dei designer americani. 
 
Quali sono i suoi progetti preferiti di MIM nel corso degli anni e perché?
 
L’intento dell’azienda è sempre stato quello di supportare culturalmente ogni progetto, esaltando il design per la sua funzione e per i suoi significati. Fu Bruno Munari a creare il design del nuovo marchio MIM nel 1960 e Leonardo Sinisgalli, poeta ed intellettuale giá art director di aziende come Olivetti e Pirelli a concepire per la MIM la rivista culturale “La botte e il violino” per divulgare il tema della “macchina industriale” come nuovo aspetto di una societá in pieno boom economico. Tutti i progetti per la casa e per l’ufficio sono stati pensati e progettati all’interno di un percorso aziendale con la collaborazione di alcuni dei grandi architetti  del design italiano come: Ico Parisi, Marco Zanuso, Luigi Pellegrin, Vittorio Gregotti, Ettore Sottsass, Carlo Scarpa, Luigi Zammerini, Bruno Venturi, Gio Ponti. Tutti i progetti affrontati si basavano sul concetto di trasmettere disegni ed idee ad una sfera artistico-manageriale in costante evoluzione.
 
Perché è importante mantenere vivo il design italiano nel mondo?
 
L’aspetto fondamentale è il lavoro e la produzione.  Il design italiano rappresenta centinaia di aziende che esportano in tutto il mondo il gusto e la tradizione di una delle nostre eccellenze ed é doveroso tenere in alto il tricolore italiano, sostenendo le filiere produttive a garanzia di quella originalitá unica ed inconfondibile come il Made in Italy
 
Può dirci di più sui brevetti e sui disegni originali  attualmente in vendita?
 
Sono circa 40 brevetti ai quali corrispondono molti disegni originali in scala 1:1. Mostrarli é voler divulgare l’operato dell’azienda nei suoi larghi spettri di azione commerciale e culturale. Per questo motivo ho deciso di metterli in vendita affidandoli ad un azienda o ad un privato, che possano essere interessati a valorizzare questo patrimonio culturale, direi unico ed estremamente contemporaneo. Infatti ancora oggi, le linee che compongono i disegni dei grandi designer con i quali ho avuto la fortuna e l´onore di lavorare sono piú che mai richiesti e ancor oggi fonte di continua ispirazioni per gli addetti ai lavori 
  
Quali sono le qualità più caratteristiche del design italiano?

Originalità ed esclusività che divengono tesi. Ed é questa che si impone.

Cosa c'è di iconico nel design italiano?

Il design degli anni 60 gode di una fase di grande revival sia a livello nazionale che  internazionale. A riprova di quanto dico, basta vedere i lotti in vendita della mia MIM, che sono battuti all´asta sui principali siti a prezzi anche importanti. Una testimonianza che quello stile é intramontabile.