Addio alla carne, ecco da dove arrivano le proteine del futuro
Si cercano alternative valide e sostenibili agli allevamenti animali
Uno studio europeo ha individuato le fonti di proteine alternative su cui puntare in futuro: alghe, insetti, fermentazioni microbiche e carne coltivata
Da un lato nel mondo cresce la sensibilità nei confronti dei diritti degli animali, a partire dallo scontro sugli allevamenti intensivi, dall'altro la crescita della popolazione umana rende necessario trovare una soluzione alla domanda sempre più alta di proteine. Da sola una maggiore produzione di verdure non basterebbe a soddisfare le esigenze globali. Per questo motivo, come riporta Gambero Rosso, l'European Parliamentary Research Service ha presentato un rapporto in cui chiarisce le fonti proteiche alternative su cui puntare in futuro: alghe, insetti, fermentazioni microbiche e carne coltivata.
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Il 70% del terreno è oggi adibito all'allevamento di bestiame ma la carne fornisce meno del 20% delle calorie che l'uomo ricava dal cibo. Per ridurre l'impatto degli allevamenti si stima che le alghe potrebbero sostituire un terzo della farina di soia nella dieta dei suini e pollame e che potrebbero diventare un eccellente integratore di minerali utili per la dieta umana.
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Entro il 2030 invece si stima che la produzione di insetti per alimenti e mangimi crescerà fino a 3,1 milioni di tonnellata. In Europa si potrebbe arrivare a 260mila tonnellate. In linea di massima la tendenza è quella di utilizzare gli insetti soprattutto per il consumo animale. Detto questo, il contenuto di proteine grezzo nei vermi arriva fino al 53%, percentuali paragonabili a quella della carne di manzo e pollo.
Per quanto riguarda la coltivazione microbica, si ritiene che la carne basata sui microrganismi arriverà a 22 milioni di tonnellate nel mondo entro il 2035. Discorso differente per la carne coltivata, la cui produzione dovrebbe fermarsi a 100mila tonnellate vendute entro la fine del 2051, pari solo al 5-7% della domanda.