Agricoltura green, prodotti a residuo zero: cosa sono e come riconoscerli
Non esiste una certificazione ufficiale ma l'associazione "Zero Residui" spinge per adottare sistemi di produzione più sostenibili
I prodotti a residuo zero sono una categoria di biologico ancora più specifica e che presentano livelli di fitofarmaci inferiori a 10 parti per miliardo
Tra i prodotti agricoli più sostenibili troviamo quelli a residuo zero. Nonostante le proteste degli agricoltori in tutta Europa, come si legge nel report "Stop pesticidi nel piatto" il 39,21% degli alimenti di origine animale e vegetale conteneva tracce di uno o più fitofarmaci. In particolare la frutta è la più colpita in questo senso. I prodotti a residuo zero, spiega wisesociety.it, presentano una quantità di fitofarmaci inferiore o uguale a 0,01 milligrammi per Kg, ovvero 10 parti per miliardo (ppb).
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I prodotti a residuo zero rispetto a quelli biologici si differenziano quindi per una quantità di residui di fitofarmaci talmente bassa da essere quasi irrilevante. In ogni caso i produttori devono segnalare sull'etichetta il limite massimo di fitosanitari e le limitazioni dei metodi analitici utilizzati, che devono essere "scritte utilizzando caratteri e dimensioni facilmente visibili e chiaramente leggibili dal cliente e consumatore”, spiegano gli autori di un report sul tema realizzato dall'Università di Belgrado.
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Al momento non ci sono normative riconosciute a livello nazionale o internazionale che stabiliscono formalmente cosa si intenda per prodotto a residuo zero. Per Check Fruit, ad esempio, rientrano nella categoria la frutta e verdura sottoposta a fitofarmaci con il più basso impatto ambientale e residui chimici di sintesi rilevabili.
Per promuovere un agricoltura incentrata sui prodotti a residuo zero è nata nel 2021 l'associazione “Zero Residui” promossa da Legambiente.