Apicoltori italiani protestano contro la concorrenza sleale del miele cinese

La maggiori parte del miele extra Ue, in particolare dalla Cina, è risultato alterato

di Redazione Food
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Gli apicoltori italiani chiedono all'Ue di regolare la concorrenza slease del miele extra Ue non conforme agli standard comunitari

Questa mattina gli apicoltori sono scesi in piazza indossando le proprie tute gialle per un sit-in di protesta in piazza Santi Apostoli a Roma per protestare contro la concorrenza sleale del miele prodotto al di fuori dell'Ue, in particolare quello cinese, che non rispetta gli standard qualitativi e di sicurezza alimentare. Gli agricoltori chiedono a Bruxelles che sul miele sia indicato in maniera chiara la provenienza.

"Dobbiamo ringraziare gli apicoltori - sono le parole del presidente della commissione Agricoltura Mirco Carloni a margine della manifestazione riportate da Gambero Rosso - perché stanno facendo un favore ai consumatori italiani che devono capire cosa c’è dietro un’etichetta. Perché c’è una grande differenza tra un miele fatto in Italia e l’altro miele. Lo sappiamo bene, per questo stiamo predisponendo un testo per tutelare la tracciabilità del prodotto".

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"Un appuntamento fondamentale per sensibilizzare politica e istituzioni – ha dichiarato Riccardo Babini, presidente dell’associazione apistica “Miele in cooperativa”  – e conquistare l’indispensabile consenso, morale e sostanziale, alla nostra azione di richiesta di avviare le procedure antidumping in Europa contro il miele cinese, educando i consumatori verso un acquisto consapevole del miele".

"Nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero a fronte di una produzione nazionale stimata in 22 milioni di chili, che ha risentito fortemente degli effetti del clima - secondo l’analisi di Coldiretti - Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo". Da un'indagine della Commissione Ue antifrode è emerso che il 46% dei campioni di miele extra Ue analizzato non è conforme agli standard comunitari. Il prodotto sarebbe stato alterato da presenza di sciroppi di zucchero ricavati da riso, grano o barbabietola da zucchero per aumentarne la quantità abbassandone il prezzo.