Etichette, sì dell'Ue sulla provenienza della frutta in succhi e marmellate
La svolta partirà dal 1 gennaio 2025. L'Italia è il secondo produttore europeo di frutta ma, in 10 anni, ha perso 100 milioni di piante
Coldiretti, dal 1 gennaio 2025 scatta l' obbligo della provenienza della frutta in succhi e marmellate
Storico sì della Commissione ambiente del Parlamento europeo all’obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, oltre che per il miele per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele.
Lo rende noto la Coldiretti in riferimento all'adozione del progetto di relazione in Commissione ambiente del Parlamento Europeo sulla cosiddetta Direttiva “Breakfast”.
“Un passo importante fortemente sollecitato dalla Coldiretti impegnata da danni nel percorso di trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine degli alimenti portati a tavola, a tutela della libertà di scelta”,ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
“Un risultato- ha continuato Prandini- reso possibile dalla sensibilità dimostrata dagli eurodeputati che ora dovrà essere mantenuta nel Parlamento in plenaria e poi difesa al trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio”.
Un obiettivo importante sul piano della salute, dell’economia, dell’occupazione e dell’ambiente in Italia che è il secondo produttore europeo di frutta dopo aver detto addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat.
Complessivamente la superficie italiana coltivata a frutta, come sottolineato da Coldiretti, si è ridotta a 560mila ettari con la perdita di oltre centomila ettari rispetto a 15 anni fa, con conseguenze sul primato produttivo nazionale in Europa, che si estende dalle mele alle pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle castagne fino al cedro e al bergamotto.
Le situazioni peggiori si registrano sulle arance, con 16,4 milioni di alberi abbattuti, sulle pesche, dove sono scomparsi quasi 20 milioni di piante, e sull’uva, dove mancano all’appello 30,4 milioni di viti, secondo la stima Coldiretti.
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Pesante anche la situazione per nettarine e pere dove ne sono spariti rispettivamente 14,9 milioni e 13,8 milioni. Un trend pericoloso favorito anche dalle importazioni di prodotti low cost di frutta da destinare alla trasformazione industriale in succhi e marmellate dall’estero dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità.
La svolta in atto sulla frutta completa un percorso iniziato nel 2000 con l’obbligo di indicare la provenienza della carne bovina consumata che si è esteso, grazie alla battaglia della Coldiretti, in Europa e in Italia; dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi, dal riso e pasta fino a decorrere, dal 1 gennaio 2025, alla frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.