Il miele italiano sta scomparendo per colpa dei cambiamenti climatici

Al problema delle temperature impazzite si aggiunge la concorrenza sleale di alcuni Paesi extra Ue

di Redazione Food
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I cambiamenti climatici stanno mandando in crisi il settore del miele italiano: "Non si produce dove prima si produceva tanto e si produce dove non si è mai prodotto"

I cambiamenti climatici stanno ulteriormente falcidiando le api, già provate dall'utilizzo di pesticidi. Non c'è più miele nelle Marche ma anche in Piemonte, da dove arriva la variante di acacia. "Non si produce dove prima si produceva tanto e si produce dove non si è mai prodotto, c’è una sovrapposizione delle fioriture",  spiega a Gamberosso l'apicoltore Giorgio Poeta. "Il paradosso  - rincara la dose Francesca Paternoster di Mieli Thun - è che i fiori c’erano ed erano belli ma non avevano nettare a causa del freddo e dell’eccesso di umidità". 

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"La situazione è tragica, le piante hanno le radici nel secco – commenta Carlo Amodeo, apicoltore palermitano, zona in cui si produce il miele di agrumi – inverno e primavera senza piogge, temperature già alte, con queste condizioni i fiori non hanno nettare e le api non possono bottinare".

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Stando ai dati dell'Osservatorio Nazionale Miele l'Italia è sostanzialmente divisa in due. Al centro nord freddo e nubifragi hanno impedito alle api di svolgere la loro funzione impollinatrice mentre al sud non c'è produzione per la mancanza d'acqua. "Stiamo somministrando acqua e zucchero per farle sopravvivere", raccontano gli apicoltori. A tutto questo si aggiunge la concorrenza sleale di altri mercati come la Cina, che spesso non esporta un prodotto puro ma diluito.

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