Noodles istantanei: ecco perché sono da evitare in una dieta sana. Lo studio

L'assunzione prolungata di questo cibo, contenente un' alta percentuale di grassi, può causare un fortissimo aumento delle malattie da ipertensione

di Redazione
Tags:
cibo prontofoodnoodless
Noodless 
Food

I noodles istantanei fanno male alla salute: ecco perché

Allarme per i noodles. Lo riporta la Repubblica. Sono saporiti, saziano e soprattutto a un costo contenuto permettono di ottenere un pasto in due minuti: basta aggiungere acqua bollente ed il gioco è fatto. Anche sul mercato occidentale i noodles istantanei si propongono come piatto super facile da ottenere e molto veloce da consumare per chi, con poco tempo a disposizione e non molto denaro da spendere, voglia comunque una pausa pranzo calda e saporita. In Occidente sono venduti per lo più in ciotole o tazze che fungono da scodella, ma all’estero si accontentano di versare l’acqua nella stessa busta che li contiene (è una plastica studiata appositamente) insieme al condimento che darà colore e sapore al liquido.

LEGGI ANCHE: Cibi nocivi, ecco i 10 alimenti da evitare per una dieta sana

Forse l’azienda che li ha inventati, la giapponese Nissin, nel 1958, non si era resa conto che quella “rivoluzione” che per 35 yen forniva un pasto sostanzioso in due minuti avrebbe poi creato un fenomeno nei Paesi in via di sviluppo nel mirino di medici e i sociologi del mondo. E che potenzialmente nelle prossime generazioni potrebbe causare un fortissimo aumento delle malattie da ipertensione. Perché se un assaggio ogni tanto può passare, l’uso continuo e prolungato è assolutamente al di fuori di ogni consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

A lanciare l’allarme è il "Guardian" con un’inchiesta sulla popolarità dei noodles istantanei che si sta diffondendo rapidamente in Africa, Sud America e parti dell’Asia dove i noodles non fanno parte delle diete tradizionali. Da qui le preoccupazioni circa il loro legame con l’aumento delle malattie non trasmissibili, in particolare quelle legate al cuore, a causa degli alti livelli di sale che questi prodotti contengono.

Certo, difficile coglierne i rischi, vista la convenienza, il gusto studiato a tavolino per conquistare e la comodità. Peraltro si tratta di Paesi in cui le normative sull’etichettatura sono piuttosto deboli e il consumatore non sarebbe adeguatamente informato. Tra il 2018 e il 2022, la Nigeria, che era già il più grande consumatore africano di noodles istantanei, ha visto un aumento della domanda del 53%, da 1,82 miliardi di porzioni a 2,79 miliardi, secondo i dati della World Instant Noodles Association, con sede in Giappone.

Mentre paesi come il Kenya avevano una base di clienti molto più piccola, la domanda nello stesso periodo è cresciuta del 160%, passando da 50 milioni a 130 milioni di porzioni. È aumentato anche del 150% in Colombia e del 110% in Egitto, come sottolineano dalle colonne del "Guardian".

L’accessibilità e la convenienza sono state fondamentali per la persistente crescita globale del cibo, soprattutto durante i periodi di crisi come la pandemia di Covid e la crisi del costo della vita.

Secondo la "World Instant Noodles Association", l’anno scorso sono state consumate 121,2 miliardi di porzioni, con un aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente. La popolarità della cultura pop coreana ha anche aumentato la domanda di cibi coreani nei paesi più ricchi e tra le classi medie dei paesi in via di sviluppo.

Secondo i dati diffusi dalla Corea del Sud a novembre, il Paese ha esportato la cifra record di 785 milioni di dollari di noodles istantanei nei primi 10 mesi di quest’anno, con un aumento di quasi il 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I noodles istantanei contengono livelli di sale più elevati rispetto ai normali noodles per migliorare la consistenza e ridurre i tempi di cottura. Inoltre, il sale è fortemente presente nelle bustine di condimento fornite.

Uno studio del 2017, che ha analizzato il contenuto di 765 prodotti di pasta istantanea in 10 paesi, ha rilevato un’ampia gamma di livelli di sale, dal 35% al 95% dell’assunzione giornaliera di sale da parte di un adulto.

Spesso il marketing è aggressivissimo. In Nigeria, dove il mercato è dominato dal marchio indonesiano "Indomie", il critico gastronomico Opeyemi Famakin accusa la pubblicità di rivolgersi ai bambini: “Catturali giovani in modo che crescano con te e, per impostazione predefinita, diventino fedeli. I Millennial in Nigeria sono cresciuti mangiando Indomie. Gli è stato venduto anche il tempo di cottura di due minuti. Nessun piatto in Nigeria cuoce in meno di due minuti”.

LEGGI ANCHE: Dieta, niente di più sano del cioccolato: i benefici del "cibo degli dei"

In India invece è più consumata "Maggi", di proprietà Nestlé. Secondo Nupur Bidla, ricercatrice dell'organizzazione indiana Nutrition Advocacy in Public Interest (Napi), l’azienda ha puntato sull’onnipresenza: “È disponibile fino all’ultimo miglio del Paese: disponibile nei villaggi, nelle remote zone collinari… potresti non trovare verdure lassù, ma troverai Maggi”, afferma Bidla.

Un recente rapporto di Napi sugli alimenti ultra-processati afferma che la pubblicità dei noodles Maggi “nasconde deliberatamente informazioni importanti” come livelli di sodio molto elevati: una confezione da 70 g contiene circa un terzo dell’apporto di sodio raccomandato da una persona.

Il rapporto afferma anche che le tattiche di marketing del marchio si basano sull’uso dei bambini nella pubblicità e sul richiamo alle emozioni, che secondo Bidla si combina con la natura di dipendenza del sale per attirare i bambini.

A detta degli esperti, inoltre, di questi prodotti non si riesce a dimenticare il gusto. “Sappiamo che questi alimenti sono estremamente appetibili – dicono dalla Napi – ed è naturale che una volta che hai qualcosa di salato o dolce, lo desideri di nuovo. L’hanno progettato così”.

Un portavoce di Nestlé India ha dichiarato però  che la multinazionale informa i consumatori attraverso le piattaforme online come AskNestlé. E che Nestlè India  include volontariamente sulla parte anteriore della confezione un’etichetta con le linee guida sulla quantità giornaliera che fornisce informazioni nutrizionali trasparenti”.

Eppure sembra non bastare. Barry Popkin, professore di nutrizione con sede negli Stati Uniti che fa campagna contro gli alimenti ultra-processati, dice che l'odore, derivante dagli additivi artificiali, è parte dell'attrattiva e attira le persone sui noodles.

“Negli Stati Uniti vedo continuamente gli studenti universitari che li usano camminando per strada. È un prodotto molto popolare, ma non siamo niente rispetto ad altri paesi. In Cina, Asia e Africa, la quantità consumata dalle persone è davvero elevata. È uno degli alimenti ultra-processati più malsani a causa della quantità di sodio e dei tipi di grassi. Il fatto che le persone ne mangino due o tre pacchetti al giorno non sorprende che l’ipertensione sia alle stelle”, conclude Popkin.

LEGGI ANCHE: Natale, gli italiani non rinunciano al buon cibo: 22,3 miliardi la spesa