Peste suina, cinghiale morto vicino a Langhirano. Addio al prosciutto di Parma
La zona di restrizione imposta da Bruxelles e il ritrovamento di due cinghiali morti positivi. Ora si teme per l'export dei prosciutti di Parma
Peste suina, la zona di Langhirano sotto sorveglianza e il futuro a rischio del Prosciutto di Parma
Ormai non c'è più solo l'allarme ma sono scattati anche i primi provvedimenti e sono piuttosto pesanti. L'Unione europea è intervenuta sul caso della pesta suina e da oggi sono partite le restrizioni. Nel mirino è finita Langhirano, la patria del Prosciutto di Parma. La Commissione Ue - secondo quanto riporta Il fatto alimentare - ha preso questa decisione dopo il ritrovamento a Fornovo di Taro di una carcassa di cinghiale positiva alla peste suina, lo scorso 8 aprile 2024. Una seconda carcassa è stata segnalata a Varano de Melegari pochi giorni dopo. Adesso che la zona di restrizione II si amplia ci potrebbero essere dei problemi per le migliaia di cosce destinate ad essere marchiate come Prosciutto di Parma.
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Il problema - prosegue Il fatto alimentare - è molto serio e i numeri parlano da soli. Dall’inizio dell’epidemia nel gennaio 2022 si contano 1.899 carcasse di cinghiali (dato aggiornato al 17 aprile). Gli allevamenti coinvolti, invece, sono stati 21 con l’inevitabile abbattimento di oltre 40 mila maiali. Le previsioni non sono rosee. A questo punto è lecito chiedersi quale sarà il destino del Prosciutto crudo di Parma? Si potranno vendere le cosce di maiale provenienti dagli allevamenti situati nei pressi di Langhirano? Il problema non riguarda la sicurezza alimentare, ma le esportazioni. Fra gli addetti ai lavori molti sono convinti che ci sarà presto un inevitabile blocco delle esportazioni. Paesi come Canada, Stati Uniti e anche diversi stati europei non vorranno comprare prosciutti e altri salumi provenienti da zone infette.