Germania, Lindner silurato. La "coalizione semaforo" si spegne e mette a nudo tutti i limiti di Scholz
"Scholz non ha la forza di guidare il Paese verso una nuova partenza", l’immediata replica dell'ex ministro. Dentro la crisi tedesca, gli scenari
Olaf Scholz
Germania, Lindner silurato. Il confronto Scholz-Merkel e la strada che porta alle elezioni anticipate
"Troppe volte ha tradito la mia fiducia, troppe volte si è impegnato in meschine tattiche di partito”. Con queste parole il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha silurato il ministro delle Finanze Christian Lindner. Un terremoto politico che segna la fine della cosiddetta “coalizione semaforo” (i rossi della Spd, i gialli liberali del Fdp e i Verdi) e spinge la Germania verso elezioni anticipate. “Scholz non ha la forza di guidare il Paese verso una nuova partenza”, l’immediata replica di Lindner, che sarà sostituito da Jorg Kukies, già segretario di Stato alla Cancelleria ed economista. Le ragioni della rottura Lindner, presidente dei liberali, dovrebbe ufficializzare le dimissioni alle 14 di oggi insieme ai suoi altri tre ministri (Giustizia, Istruzione e ricerca, Affari digitali e trasporti).
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La decisione di Scholz di licenziarlo è arrivata nella serata di ieri nel corso di un vertice di coalizione. A pesare è stata la proposta di Lindner di anticipare a primavera il voto per il rinnovo del Bundestag, calendarizzato a settembre 2025. Una posizione irresponsabile e irricevibile per gli altri partner, specie alla luce della vittoria di Donald Trump nelle elezioni statunitensi: sia i socialdemocratici che i Verdi ritenevano che il cambio della guardia alla Casa bianca imponesse alla coalizione di restare salda per fronteggiare al meglio le conseguenze economiche dell’avvicendamento Biden-Trump.
Nella logica di Lindner, invece, rompere la coalizione poteva essere un modo di catalizzare nuovi consensi fondamentali per riuscire a rientrare in Parlamento. I liberali, infatti, sono dati al 4%, cioè la soglia di sbarramento: allontanarsi per tempo da alleati malvisti da molti elettori poteva avere un positivo effetto boomerang.
La partita economica
La crisi, comunque, era aperta da tempo. A dividere gli alleati era il disegno economico, in particolare il buco da circa 10 miliardi di euro nella prossima legge di bilancio. “Scholz non è stato in grado di riconoscere la necessità di un risveglio economico del paese”, ha dichiarato Lindner, il cui programma in questo senso prevedeva una riduzione delle tasse e un taglio alle spese per le politiche climatiche, per il reddito di cittadinanza e per i sussidi all’Est.
Un pacchetto respinto in maniera decisa sia dai Verdi che dai socialdemocratici, che di fatto ha segnato la rottura tra i tre partner. Già nelle scorse settimane, del resto, una fonte dell’Spd aveva puntualizzato che la linea economica l’avrebbe dettata Scholz, a costo anche di cacciare i liberali dal governo. Verso le elezioni anticipate. A metà gennaio il cancelliere chiederà il rinnovo della fiducia al Bundestag, ma non è scontato che la incassi. Poi, probabilmente entro marzo, si andrà a elezioni anticipate. Quanto accaduto suona come una campana a morto non solo per la “coalizione semaforo”, ma per Scholz stesso. I sondaggi danno la Spd in forte calo, come già dimostrato dalle elezioni europee e da quelle nei lander di Sassonia e Turingia. Difficile prevedere ora il responso delle urne, ma con l’arretramento dei socialdemocratici e i liberali che rischiano di restare fuori dal Parlamento (la soglia è al 4%) la palla passa in mano alla Cdu.
I cristiano-democratici, da tempo spostatisi più a destra rispetto ai tempi di Angela Merkel su un tema centrale come l’immigrazione, viaggiano attorno al 32% secondo un sondaggio di Politico. Insegue col 18% l’Afd, partito di estrema destra che ha fatto il pieno di voti alle ultime tornate elettorali. L’Spd, invece, è data al 16%. Non è semplice ipotizzare alleanze. Più volte nel corso della legislatura Cdu e Afd si sono incontrate su terreni comuni, ma le posizioni sul conflitto in Ucraina sono molto distanti: pro Kiev e favorevole al sostegno militare la Cdu, pro Mosca e per il cessate il fuoco l’Afd. Un eventuale governo tra le due forze sarebbe molto spostato a destra. L’alternativa di una coalizione tra cristiano-democratici ed Spd è sempre alla finestra, anche se l’impressione è che l’incontro a metà strada tra le due forze sarebbe più per necessità che per virtù.
Proprio di fronte a questa incertezza, a richiamare i partiti alla responsabilità in una fase delicata per il paese e per le relazioni internazionali è stato il presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier. “Il nostro paese ha bisogno di maggioranze stabili e di un governo capace di agire. Questo sarà il mio metro di giudizio”, ha detto, sottolineando che “La fine di una coalizione non è la fine del mondo. È una crisi politica che dobbiamo lasciarci alle spalle”. Il messaggio di von der Leyen: è importante che la Germania mantenga la rotta Gli occhi di tutta Europa sono puntati sulla Germania. Un’alleanza tra Cdu e Afd avrebbe conseguenze importanti anche sulle politiche dell’Unione sia rispetto al dossier immigrazione sia rispetto a quello relativo alla guerra.
Anche per questo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha lanciato un messaggio: “Il contesto tedesco è una cosa che si discute in Germania. Nelle democrazie ci sono le elezioni e governi che si fanno. Per l'Unione europea, è importante che sia mantenuta la rotta che abbiamo intrapreso da molti anni ormai, e che è stata una rotta di successo”.