ANBI, meteo: torna l'Italia a "macchia di leopardo"
Vincenzi (ANBI): "Il riproporsi di situazioni marcatamente differenziate fra aree anche vicine del Paese ribadisce l’esigenza di nuove infrastrutture"
ANBI, ricompare l’Italia meteorologicamente a “macchia di leopardo”: situazioni differenti tra aree vicine ribadiscono l'urgenza di nuove infrastrutture
Nell’anno più caldo di sempre a livello globale, certificato dalle rilevazioni di “Copernicus” (finora 6 mesi e 2 stagioni da record assoluto; il 1° Dicembre, temperature fino a 21 gradi a Roma ed a Firenze addirittura oltre i 22°!) ricompare l’Italia meteorologicamente a “macchia di leopardo” in un quadro di grande incertezza climatica, evidenziata dall’estremizzazione degli eventi atmosferici.
“Il riproporsi di situazioni marcatamente differenziate fra aree anche vicine del Paese ribadisce l’esigenza di nuove infrastrutture, nonché di schemi idrici, capaci di calmierare i picchi, garantendo sicurezza idrogeologica e certezza di risorsa ai territori” dichiara Francesco Vincenzi, ANBI (Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue).
“Di fronte ad una COP 28 che, fra innumerevoli difficoltà, conferma tempi lunghi per qualsiasi ipotesi di mitigazione dei cambiamenti climatici è necessario avviare urgenti politiche di adattamento per aumentare la resilienza delle comunità. I nostri interventi sul territorio vanno in questa direzione, ma servono scelte di sistema Paese” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Secondo l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, la situazione idrologica appare migliore rispetto alle recenti annate con grandi differenze, però, non solo da regione a regione, ma anche da zona a zona. In Piemonte, ad esempio, il deficit pluviometrico mensile medio si attesta sul 58%: fino a -89% sui bacini dei fiumi Tanaro e Bormida, ma con un surplus di pioggia invece su quello della Dora Baltea; per quanto riguarda la neve, l’indice SWE (Snow Water Equivalent) di Novembre certifica un ammanco medio del 33%, che arriva al 60% nella fascia settentrionale e addirittura all’80% nel Piemonte meridionale, ma con una sovrabbondanza di neve pari al 29% ancora sul bacino della Dora Baltea. Ovviamente anche il bilancio idrologico risente della scarsità di precipitazioni; nei bacini meridionali, le riserve idriche sono inferiori alla media di quasi il 56% ed alcuni fiumi registrano scarti negativi preoccupanti: Varaita e Tanaro, pur in crescita, segnano -23% sulla media, così come sotto media mensile scendono Stura di Lanzo e Toce (fonte: Arpa Piemonte); anche le portate del fiume Po risultano in crescita, ma ancora nettamente inferiori alla media storica mensile (al rilevamento di San Sebastiano: oggi - 51% dopo il -70% di Novembre).
Nella confinante Valle d’Aosta, invece, il bilancio pluviometrico è leggermente positivo (mm.115 contro una media di mm. 102), ma con enormi differenze tra il NordOvest, dove le cumulate hanno superato anche i 300 millimetri e la parte SudEst della regione, dove sono caduti meno di 100 millimetri di pioggia, raggiungendo a malapena, su alcune località, mm. 30. A monte, la portata della Dora Baltea si attesta sui 4,60 metri cubi al secondo, inferiore alla media mensile (mc/s 6), ma ben superiore alla media dello scorso biennio, che non raggiungeva i 3 metri cubi al secondo.
Attualmente i grandi bacini naturali del Nord, ad eccezione del Lario (71%), hanno un riempimento superiore al 90% della capacità: il lago di Garda segna un’altezza idrometrica, maggiore di oltre 40 centimetri rispetto alla media, mentre quello d’Iseo si è avvicinato al record di cm. 109,5. In Lombardia, l’incremento delle riserve idriche nei bacini lacustri non si accompagna ad un regolare innevamento; sono in crescita le portate dei fiumi, che hanno beneficiato di cospicui afflussi dai laghi: il livello dell’Oglio tocca gli 89 centimetri dopo essere cresciuto fino a cm.155,6; l’Adda, in crescita, raggiunge i 237 centimetri con una portata, che si attesta sui 228 metri cubi al secondo contro una media “giornaliera” in anni recenti di mc/s 165.
In Veneto, il fiume Adige cala vistosamente, mentre salgono i livelli di Piave, Livenza e Brenta; rimane stabile il Bacchiglione. In Friuli Venezia Giulia, l’altezza idrometrica del fiume Cellina è in crescita e superiore di circa 10 centimetri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; lo stesso discorso vale per il Tagliamento, il cui livello attuale è circa 25 centimetri maggiore di quello del 2022, sul cui dato rimane invece la Resia. In Emilia Romagna, l’invaso della diga di Mignano è riempito al 7,3%, mentre l’altro bacino piacentino (Molato) è al 23,9%. In Liguria, abbondanti piogge hanno fatto salire i livelli dei fiumi: rispetto ad una settimana fa, Entella +cm. 37, Vara +cm. 45, Magra +cm. 57, Argentina +cm.37.
Per la Toscana centro-settentrionale, l’autunno 2023 si conferma una stagione molto “bagnata”: in meno di una settimana, su alcuni comuni montani della Versilia (Vagli di Sotto e Fabbriche Vergemoli), si sono registrate cumulate di pioggia fino a mm.320; piogge abbondanti anche sul Pratese e sul Pistoiese (tra mm. 100 e mm. 200). In crescita esponenziale sono le portate dei fiumi: in una settimana, il Serchio guadagna il 190% d’acqua (da mc/s 44,80 a mc/s 174,70!), la Sieve cresce di 10 volte (da mc/s 6,91 a mc/s 63.90) e l’Arno passa da mc/s 30,90 a mc/s 258,70. Nel Sud della regione, però, le precipitazioni sono assai inferiori come dimostra la contenuta crescita di portata dell’Ombrone (+20%), che permane sotto media.
Nelle Marche, dove sono comparsi i primi fiocchi di neve solamente sui monti Sibillini, si alzano i livelli dei fiumi Esino (+cm. 56), Sentino e Potenza; stabile il Tronto, mentre cala la Nera. Riprendono ad aumentare i volumi invasati nei serbatoi artificiali (+1.300.000 metri cubi). In Umbria, dove a Novembre sono caduti mediamente circa 125 millimetri di pioggia, il lago Trasimeno, dopo la timida crescita registrata la scorsa settimana, rimane stabile sull’altezza idrometrica di -cm.139. Nell’invaso di Maroggia rimangono 1.900.000 metri cubi d’acqua; tra i fiumi cresce la portata del Chiascio, mentre la Nera resta stabile.
Nel Lazio crescono i fiumi Tevere, Fiora e Liri, restano invariati i livelli di Aniene e Sacco, così come l’altezza idrometrica del lago di Nemi. A Roma, la cumulata di pioggia da inizio anno si aggira sui 770 millimetri ed è già superiore alla media dei recenti 15 anni. Nel resto della regione, la provincia ciociara e l’Alta Sabina risultano le zone più umide con cumulate di pioggia anche superiori ai 1200 millimetri; poca pioggia invece sulla Tuscia (Viterbo: mm. 447) e lungo la fascia litoranea a Nord di Roma fino al confine con la Toscana: mm. 442 a Ladispoli, mm. 429 a Tarquinia e solo mm. 264 Cerveteri (appena 14 millimetri in più del siccitosissimo 2022!!) In Abruzzo, i livelli dei fiumi Orta, Sangro e Vomano sono pari a quelli registrati nel 2022 in questo periodo; nel bacino di Penne restano stoccati 930.000 metri cubi d’acqua.
In Molise cresce il livello del fiume Volturno, così come all’ingresso in Campania, dove è in aumento anche la portata del Garigliano e resta stabile quella della Sele. Infine, la situazione idrica dell’Italia meridionale certifica la condizione di un’Italia idricamente “a macchia di leopardo”: in Basilicata, l’acqua trattenuta negli invasi cresce di oltre 3 milioni di metri cubi, mentre sono 6 i milioni di metri cubi in più nei bacini pugliesi. Al contempo, in Calabria, nell’invaso di Sant’Anna restano solo poco più di 800.000 metri cubi d’acqua, assai meno rispetto agli anni scorsi.