Bollette e maxi stangata, Cingolani: "Stiamo lavorando per modificarle"

Il ministro del Mite fa il punto su crisi climatica e prezzo della svolta verde. E intanto sul web scoppia il caso del fuorionda su Greta: "Poco concreta"

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Transizione verde, il ministro Cingolani: "Stiamo lavorando a una ristrutturazione della bolletta" 

Cambiamenti climatici, transizione ecologica ed economica, prezzo verde da "pagare", rincari delle bollette di luce e gas in arrivo: il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ai microfoni di 24Mattino su Radio 24, fa il punto sui temi energetici caldi del momento. Primo fra tutti il rincaro, seppur calmierato, di elettricità e luce per milioni di italiani. 

"Siamo intervenuti per mitigare gli effetti degli aumenti soprattutto sulle fasce più deboli e sulle pmi ma stiamo lavorando su un provvedimento molto più strutturale. E' un problema che hanno tutte le Nazioni d'Europa", ha in primis rassicurato il ministro della Transizione Ecologica Cingolani. "Stiamo lavorando molto alla ristrutturazione di come viene computata la bolletta", ha spiegato. 

Ma non solo. Tra i punti chiave dell'attualità c'è anche la crisi climatica. La giornata di ieri, con la Youth4Climate tenutasi a Milano, è stata solo un preambolo di un autunno carico di incontri, in vista della Cop26 di novembre. In questo quadro i giovani attivisti avranno la possibiità di farsi sentire davanti ai big del mondo. "Sono convinto che con la loro visione da Millennial usciranno idee utili e molto interessanti", ha sottolineato Cingolani, ministro della Transizione ecologica, ai microfoni di Radio 24.

E sulle attiviste Vanessa Nakate e Greta Thunberg, Cingolani ha osservato: "E' ovvio che il loro linguaggio è diverso dal nostro ma al di là del linguaggio, delle posizioni rispettive, siamo tutti d’accordo su quello che c’è da fare". "I giovani che protestano - ha aggiunto il ministro - hanno dei genitori che lavorano, ricordiamoci che se accelerassimo dei cambiamenti rischieremmo di sacrificare milioni di famiglie, dobbiamo mettere tutto sulla bilancia per essere sostenibili". Per Cingolani "c'è un rischio sui costi della transizione ma c'e' anche una certezza: dobbiamo intervenire. E' un cambiamento epocale, siamo in ritardo ma non è facile, non abbiamo un piano B ma non sia uno scontro ideologico". 

Ma intanto sul web scoppia la bufera sul "fuorionda di Greta". Dietro le quinte infatti il ministro del Mite, parlando con un collaboratore, domanda: "Alla fine, al di là delle chiacchiere, abbiamo detto tutti la stessa cosa, no?”.  “Io alla fine ho cambiato tutto quello che avevo scritto. I Carbon offset , sistema per lo scambio delle quote di emissioni C02, non c’entrano un c.... ", continua Cingolani nel fuori onda registrato a margine della conferenza sul clima della Youth4Climate. "Lei- riferendosi a Greta- replica il collaboratore- è stata addirittura meno concreta, cioè neanche una risposta sugli obiettivi. Neanche una risposta sul fatto di dire, facciamo proposte, cioè, una proposta, no?". E Cingolani ribatte: “Ha il suo linguaggio”, e tagliando corto afferma: “Non c’è Greta che tenga”. 

Tornando poi alle questioni interne, ha ribadito come oggi il nucleare non sia "la soluzione", la risposta alla transizione. L'Italia, ha ribadito Cingolani al 21esimo Energy Summit, "ha un piano molto ambizioso che segue ovviamente i target dell'accordo di Parigi di decarbonizzazione al 55% nel 2030 rispetto ai valori del 1990: dovremmo arrivare per il 2030 ad avere oltre il 70% della nostra elettricità prodotta da sorgenti rinnovabili, che vuol dire nei prossimi anni impiantare e fare una grande operazione infrastrutturale per impiantare circa 70 gigawatt di impianti rinnovabili fotovoltaici ed eolici prevalentemente, che è una transizione energetica di proporzioni colossali". 

"Noi oggi stiamo installando 0,8 GW l'anno all'incirca e da quest'anno dovremmo andare a 8 GW all'anno, quindi è un obiettivo molto ambizioso che se raggiunto ci consentirà  poi seriamente di fare la transizione sia nella mobilità o nei settori industriali".

Per andare in questa direzione, ha sottolineato il ministro "i problemi sono innanzitutto di natura infrastrutturale perchè qui si tratta di un'operazione estremamente grande e il primo punto è quello di fare delle aste che siano attrattive per gli investitori, per chi fa gli impianti, che siano anche credibili nella durata'; senza contare il tema della 'catena di permessi, purtroppo arrivata a durare anche oltre 1200 giorni e non ce lo possiamo permettere. Abbiamo fatto un importante lavoro col decreto semplificazioni con una serie di misure che dovrebbero portare il tempo medio per i permessi intorno ai 200/250 giorni". 

Inoltre, "se non si rispettano i tempi c'è il rischio che i fondi europei legati al Pnrr arrivino in misura inferiore". "Il Pnrr è un contratto tecnicamente giuridicamente vincolante con l'Europa per cui noi dobbiamo rispettare la road map che è stata consegnata e dobbiamo essere molto seri nel rispettarla perchè se per caso ritardiamo - tra l'altro come sapete i fondi arrivano a saldo quindi c'e' un anticipo ma poi si fa il saldo sulla fattura attiva - se uno non spende e non fa le cose poi rischiamo di vederci ritirati i fondi che invece sono stati impegnati su uno specifico calendario, quindi dobbiamo essere estremamente seri estremamente efficaci", ha sottolineato il ministro, sottolineando che "anche per questo il Decreto semplificazioni deve aiutare nella direzione di essere rapidi".