Digitale e rivoluzione verde: i pilastri della ripartenza post Covid
Il report di Atos Italia e The European House Ambrosetti
Trasformazione digitale e rivoluzione verde sono i pilastri al centro dei piani di ripartenza post pandemica italiani ed europei: due direttrici strategiche e congiunte, sfide improrogabili per le presenti e future generazioni e abilitatori fondamentali per una economia e una società più sostenibili e resilienti. Quali sono però le sinergie tra transizione verde e transizione digitale e quale, soprattutto, il contributo che il digitale può portare alla realizzazione degli obiettivi climatici dell’Europa e dell’Italia?
A queste domande ha risposto il lavoro di ricerca ‘Verso una net zero society. Tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero’, il progetto di Atos Italia con The European House – Ambrosetti per quantificare scientificamente quale sarà l’impatto della digitalizzazione nell’impegno verso una ripartenza del Paese sostenibile e decarbonizzata, presentato oggi in un convegno dedicato al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia ‘Leonardo Da Vinci’ di Milano.
I lavori sono stati introdotti da Giuseppe Di Franco, presidente e amministratore delegato di Atos Italia e Vicepresidente di Atos Group, Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House – Ambrosetti, e Carlo Carraro, Rettore emerito dell’Università Cà Foscari di Venezia e Vicepresidente dell’International Panel on Climate Change delle Nazioni Unite.
“Digitalizzazione e decarbonizzazione hanno destini ‘gemelli’, destinati a crescere e a prosperare insieme nella casa italiana ed europea. Per comprendere le sinergie tra questi due percorsi ineludibili è però necessario quantificarne il reciproco contributo, analizzarne le potenzialità e attorno ad essi disegnare linee di sviluppo concrete per le presenti e future generazioni. Questo è ciò che abbiamo voluto realizzare presentando oggi questo studio”, ha dichiarato Giuseppe Di Franco, presidente e amministratore Delegato di Atos Italia e Vicepresidente di Atos Group. “Il digitale è la leva chiave per la decarbonizzazione, così come per l’efficienza produttiva, due obiettivi congiunti che permettano all’Italia di realizzare una leadership economica e industriale su scala globale. Oggi siamo alle porte di un processo che, in favore del sistema Paese, chiama in gioco in primo luogo le competenze professionali e la formazione del capitale umano, per attivare una necessaria rivoluzione culturale digitale”.
“Il nostro lavoro di ricerca indaga e quantifica nel dettaglio il contributo delle tecnologie digitali al processo di costruzione di una Net Zero Society, al fine di fornire indicazioni di pensiero strategico rispetto alle priorità per accelerare il percorso verso la neutralità climatica con particolare attenzione al contributo abilitante delle tecnologie digitali. L’innovativo modello di simulazione per la stima del contributo del digitale al processo di decarbonizzazione messo a punto dal gruppo di lavoro di The European House - Ambrosetti dimostra come in Italia, al 2050, il digitale contribuirà in maniera diretta o indiretta all’abbattimento di oltre il 50% delle emissioni di CO2 previsto dallo scenario net zero dell’International Energy Agency” ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner e ceo The European House – Ambrosetti.
“Il recente rapporto dell’Intergovernamental Panel on Climate Change, pubblicato ad agosto 2021, contiene chiare indicazioni sui rischi e i costi dei cambiamenti climatici già avvenuti e attesi nei prossimi decenni. Le sue conclusioni costituiscono un ultimo avvertimento a governi, istituzioni, imprese e cittadini che negli ultimi trent’anni, nonostante i numerosi impegni sottoscritti, non sono riusciti a mettere in atto misure concrete ed efficaci per ridurre le emissioni di gas climalteranti”, ha dichiarato Carlo Carraro, Rettore emerito dell’Università Cà Foscari di Venezia e Vicepresidente dell’International Panel on Climate Change delle Nazioni Unite. “Per attenuare questi impatti servono riduzioni immediate, rapide e su larga scala, non solo in Europa, delle emissioni di gas serra, altrimenti limitare il riscaldamento a 1,5°-2°C sarà impossibile. È il digitale il fattore abilitante e accelerante di gran parte delle tecnologie che ci servono per migliorare l’efficienza energetica, procedere verso un’economia circolare, decarbonizzare il sistema elettrico e la mobilità, aumentare la capacità di conservazione dell’energia”.
Secondo quanto emerso e illustrato dallo studio ‘Verso una net zero society. Tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero’ di Atos Italia con The European House – Ambrosetti, il digitale e l’evoluzione tecnologica informatica potranno contribuire ad oltre il 50% del percorso di decarbonizzazione e neutralità climatica italiana da oggi al 2050, realizzando un impatto cruciale e di assoluto rilievo.
Nella strada italiana per la transizione, sarà necessario implementare 20 leve digitali strategiche, acceleranti o abilitanti – tra Automazione, Intelligenza Artificiale, Internet of Things, High Performance Computer, Digital Twin e Piattaforme digitali – in favore degli 8 settori oggi maggiormente coinvolti nei consumi di emissioni inquinanti del Paese: i trasporti, il settore elettrico, il settore manifatturiero, i servizi, i rifiuti, le famiglie e i consumi domestici, l’agricoltura, i processi industriali e altre fonti fossili.
Per valutare l’impatto del digitale su questo complesso processo, è stato realizzato un modello interpretativo articolato: un “prisma” attraverso cui filtrare l’apporto delle tecnologie digitali al processo di decarbonizzazione, considerando le 7 dimensioni cruciali di efficienza, circolarità, elettrificazione, sostituzione delle fonti fossili, conservazione dell’energia, rimozione della CO2 e infrastrutture. Il modello di impatto è stato costruito a partire dalla più appropriata letteratura scientifica specializzata, a cui è stata affiancata una operazione di dialogo e rendicontazione diretta a fianco delle principali aziende italiane, capofila nei programmi di decarbonizzazione.
Secondo i risultati della ricerca, entro il 2050 la dimensione quantitativa del peso del digitale al processo di decarbonizzazione italiano è addirittura maggioritaria rispetto alla componente ‘non digital’: il contributo diretto ed indiretto del digitale sarà infatti responsabile del 53,2% dell’abbattimento delle emissioni inquinanti. Di queste, il 17,8% sarà abbattuto direttamente dal digitale, e il 35,4% in maniera indiretta.
A livello di settore, il contributo diretto ed indiretto del digitale risulta importante in quelli in cui si concentra, ad oggi, la produzione di CO2 italiana: in particolare il settore del trasporto stradale, quello elettrico e quello dei processi industriali e fonti fossili. Insieme, questi settori pesano per il 58,7% delle emissioni italiane del 2019 ma, grazie agli impatti diretti ed indiretti del digitale, vedranno una riduzione rispettivamente del 100%, 85,5% e 42,5%. All’estremo opposto, invece, risultano più marginalmente impattati dal digitale il comparto dei rifiuti e quello agricolo, con rispettivamente un contributo del digitale – diretto ed indiretto – del 12,8% e 5,2% delle emissioni che questi settori dovranno abbattere.
In conclusione, lo studio ha presentato alcune proposte strategiche per il sistema Paese, concrete ed azionabili, con il fine di trasformare l’Italia in avanguardia tecnologica ed industriale nella transizione verde globale: lanciare un New Deal delle competenze digitali, con la creazione diffusa di corsi di cittadinanza digitale, coding e data science a partire dalla scuola d’infanzia, con un investimento nell’alfabetizzazione informatica degli stessi docenti; valorizzare la sinergia tra digitalizzazione e sostenibilità nei criteri allocativi e per la selezione dei progetti e l’allocazione dei fondi del PNRR, a livello nazionale come a livello locale; creare dei poli di eccellenza per lo sviluppo di tecnologie digitali per la decarbonizzazione nei settori del trasporto, sistema elettrico e per i servizi (settori in cui si concentra l’impatto del digitale), che abbiano l’obiettivo di sviluppare ecosistemi di impresa con leadership tecnologica e industriale a livello globale; costruire un indicatore che misuri l’impatto della digitalizzazione sulla transizione verde, che ne permetta la misurazione nel tempo e un confronto continuativo tra Paesi.