I PFAS uccidono, lo dice l’AIRC. Greenpeace chiede al governo di vietarli

Le sostanze chimiche che inquinano aria, suolo, cibo e ci uccidono lentamente. Ora è provato ma bisogna fermarne la produzione e la semplice distruzione

di Antonio Amorosi
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In Italia non esiste una legge che vieti la produzione e l'utilizzo dei PFAS ma inquinano e uccidono

Le verdure annaffiate con le acque del Po sono sicure? La domanda non è così strampalata come sembrerebbe perché il Po è risultato più inquinato di PFAS di Senna, Tamigi e addirittura Danubio che sotto il profilo generale è il fiume più inquinato d’Europa. I PFAS sono sostanze chimiche utilizzate come componenti per gli usi più comuni negli utensili, come le pentole antiaderenti, i prodotti d’arredamento, i cosmetici, i capi d’abbigliamento, i tessuti, i materiali da imballaggio, i prodotti dell'industria della gomma, di quelli dell’elettronica, della plastica, delle cartiere, nei lubrificanti.

Per PFAS si intendono circa 5000 sostanze chimiche industriali, usate comunemente per le grandi capacità idrorepellenti, per la stabilità molecolare e la resistenza alle temperature alte. Vi sarebbero già molte alternative all’utilizzo dei PFAS ma l’industria continua ad usarli.

A dicembre dell’anno scorso però l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Airc) ha dichiarato alcuni PFAS cancerogeni, intervenendo su due gruppi, ovvero i PFOA e PFOS: i primi sono passati da essere ritenuti "possibilmente cancerogeni” a "certamente cancerogeni" per l’uomo. Vicenza è una delle aree europee più inquinate dai PFAS. E sono anche nell’aria perché la maggioranza di questi prodotti quando diventano rifiuti vengono bruciati e i PFAS finiscono per essere respirati.

Per questo motivo, in queste ore, Greenpeace ha lanciato una mega campagna per chiedere al governo italiano di bandirne l’uso con una legge che vieti l’ulteriore  produzione all’industria e la loro diffusione. Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia hanno presentato all’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA – European Chemicals Agency) una proposta per la restrizione della produzione, l’immissione sul mercato e l’uso.

L’ingresso dei PFAS nel corpo umano avviene principalmente tramite l’ingestione di acqua potabile, cibi, contatto con superfici, suoli contaminati e inalazione di polveri e aria con la loro presenza. I PFAS sono degli interferenti endocrini, cioè quando entrano nel nostro corpo umano interferiscono col funzionamento degli ormoni. Ci vogliono tempi lunghi per espellerli dal nostro, circa 4-5 anni, sempre se ci riusciamo e in tempo. Si manifestano con l’organismo che può produrre forme tumorali, infertilità, mortalità per alcune patologie cardiovascolari, mortalità prenatale, colesterolo alto o procurando anche una ridotta risposta immunitaria, compromettendo quindi le funzioni dell’organismo umano.

Il quadro è preoccupante in tutto il mondo. Nel marzo del 2023 The Guardian ha raccontato come il Belgio sarebbe il Paese con i più alti livelli di inquinamento di PFAS, trovati nelle acque sotterranee in concentrazioni fino a 73 milioni ng/l, attorno al sito di produzione PFAS della società americana 3M, a Zwijndrecht, nelle Fiandre.

Alle persone che vivono entro 15 km dal sito è stato detto di non mangiare le uova deposte nei loro orti e di evitare le verdure coltivate in casa. Nel frattempo, a 70.000 persone che vivono entro un raggio di 5 km dall’impianto è stato offerto un esame del sangue per verificare la presenza di PFAS. Scenario simile con altri produttori nel Regno Unito e neo Paesi Bassi.

Le società chimiche sono le principali responsabili dell’inquinamento delle acque e dell’immissione dei PFAS nell’aria.