Nucleare, la transizione energetica costa: perchè Cingolani ha ragione
Il caro bollette annunciato da Cingolani ci sbatte la realtà in faccia: le rinnovabili non bastano, serve il nucleare
Energia, le bollette elettriche si impennano: Cingolani propone il nucleare. Perchè ha ragione lui
L’energia sta vivendo una crisi senza precedenti. Durante il convegno della CGIL a Genova, il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha preannunciato che dovremo aspettarci una bolletta elettrica un po’ più cara, probabilmente addirittura del 40%, rispetto al trimestre precedente. Il ministro Cingolani ha provato a dare una prima spiegazione all’impennata, sostenendo che i prezzi risentirebbero sia degli aumenti “del prezzo del gas a livello internazionale, sia perché aumenta anche il prezzo della CO2 prodotta”.
Le cause della crisi sono sicuramente varie e, per provare a dare un senso a ciò che sta succedendo, molti personaggi legati al settore energetico, oltre a Cingolani, si sono esposti sulla situazione. Come ha spiegato a Repubblica il Presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, “la carenza di gas in Europa è dovuta al lungo inverno scorso e alla frenata delle consegne di Russia e Norvegia; all’aumento della domanda dovuto alla ripresa; alla speculazione finanziaria e, infine, alle politiche della Commissione Ue che hanno rappresentato il giusto mix per portare a questa crisi”. L’ultimo punto, quello delle politiche UE, si può concretizzare così: i prezzi per i diritti di emissione di anidride carbonica sono passati da 25 euro a tonnellata nel 2020, a 62 euro oggi.
Aziende e famiglie stanno iniziando a pagare il costo della transizione energetica, il quale si riversa, appunto, sulle bollette. Su questo punto, Tabarelli ha spiegato che “le rinnovabili non bastano e non risolveranno il problema. Ma non è tutto qui. C’è anche da fare i conti con una politica distratta dal verde: qui si pensa al Green deal e a Greta e non si vedono le questioni centrali, cioè quelle economiche, con l’energia che arriva a costare il triplo rispetto a Usa e Cina”. Insomma, siamo in mezzo a una transizione che non abbiamo i soldi e le risorse per affrontare.
Ma quindi, se anche le rinnovabili non sono sufficienti qual è la soluzione? Forse Cingolani, tirando in mezzo il tanto criticato nucleare, non ha tutti i torti. A sostenere l’energia atomica, anche Paolo Scaroni qualche giorno fa, che ha spiegato a Repubblica che “sul nucleare condivido quanto ha detto il ministro Cingolani. Non si può escludere a priori una tecnologia che annulla le emissioni di anidride carbonica. Se, come è giusto che sia, l’Europa si pone l’obiettivo di arrivare a zero emissioni di CO2 nel 2050, nella linea tracciata anche dagli Accordi di Parigi, allora non si può dire di no e basta al nucleare, che ha l’indubbio vantaggio di non generare emissioni”. O, ancora, il leader della Lega Matteo Salvini, in un’intervista a La Stampa, ha commentato: “Spero di trovare in Draghi un alleato anche sul nucleare. Siamo l’unico paese del G8 a non averlo”.
A prendere le difese di Cingolani in maniera convinta è sicuramente Chicco Testa, presidente della Fise Assoambiente, che all'Adnkronos aveva dichiarato: "Ancora una volta le parole pronunciate dal ministro Cingolani sono piene di buon senso. Cingolani ha semplicemente affermato che, anche a fronte dei nuovi sviluppi tecnologici che puntano a reattori nucleari più piccoli, meno costosi, più sicuri e con meno produzione di scorie, sarebbe illogico non tenere in considerazione questa opzione. Ed ha accusato un certo mondo ambientalista, molto radical, di essere il primo nemico di una transizione ragionevole e che usa tutti gli strumenti disponibili".
“I numeri parlano chiaro”, continua Testa, “l'unica fonte in grado di competere con carbone e gas per forza, potenza e continuità della produzione è l'energia nucleare. Riecheggiando Richard Lindzen, cattedra di scienza dell'atmosfera al Mit, sembra che i primi a non credere negli effetti tragici dell'aumento delle temperature siano proprio gli ambientalisti. Perché se veramente considerassero il riscaldamento globale l'anticamera della fine del mondo dovrebbero spingere ad usare tutti gli strumenti possibili per ridurre l'impatto dei gas serra. Fra cui il nucleare".
Per quanto l'energia nucleare venga estremamente contestata soprattutto a causa delle scorie "immortali", la situazione energetica odierna non ci permette di non assumerci neanche un rischio. Affrontare il cambiamento climatico utilizzando una tecnologia contestata ma efficace come l'atomica, può ricordare il modo con cui stiamo combattendo la pandemia da Covid. Infatti, anche se i vaccini hanno subito varie contestazioni, è meglio una terapia criticata piuttosto che una malattia sicura.