Affaritaliani a LibriAmo tra le Masserie. Perrino presenta il libro di Sgarbi

Il direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino presenta l'ultima fatica letteraria di Vittorio Sgarbi "Canova e la bella amata"

Libri & Editori

Fasano, ultimo appuntamento del mese di dicembre con la rassegna "LibriAmo… tra le Masserie!", modera il direttore di affaritaliani.it Angelo Maria Perrino

Questa sera (19 dicembre) termina la serie di appuntamenti del mese, prima di ricominciare a gennaio, della seconda edizione di "LibriAmo…tra le masserie", la rassegna letteraria organizzata dal Mondadori Point di Fasano, di Laura De Mola. Alle ore 20.00, presso la Masseria Torre Coccaro sarà ospite lo scrittore e critico d'arte Vittorio Sgarbi.

Sgarbi è già stato negli ultimi anni a Fasano per presentare le sue opere, ritorna e questa volta è all'interno della rassegna per presentare "Canova e la bella amata", di Baldini & Castoldi editore, 16 euro, (pagine 232). Dialogherà con l'autore il direttore di Affaritaliani. it Angelo Maria Perrino.


 

Di seguito la sinossi del libro "Canova e la bella amata", di Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi racconta la vita, le passioni e le opere di Antonio Canova: acclamato in vita, amato dai potenti, vittima di decisive stroncature come quella di Roberto Longhi, riscoperto nel Novecento. Sgarbi, con la sua prosa elegante, restituisce Canova alla sua grandezza in continuità con Raffaello, artefici entrambi di una rinascita dei valori classici. Dalla Venere italica alle Tre Grazie, dalla Pace di Kiev – che oggi non possiamo vedere perché minacciata dai bombardamenti in Ucraina – all’abbraccio di Amore e Psiche, fino al ritratto di una donna misteriosa.

Un viaggio che mostra non solo la grandezza e unicità di Canova, ma anche quanto il genio di Possagno sarà un punto di riferimento (più o meno consapevole) dell’arte a venire. “L’arte di Canova è un pensiero complesso e quasi sfuggente, capace, comunque, di evocare traumi infantili, delusioni amorose, attrazioni erotiche represse, malinconici rimpianti, ‘eroici furori’, creando, talvolta, una vera e propria epopea della vita e della morte, risolta nel segno della Redenzione. Molto di quel Canova è andato perduto; solo la parola dello studioso può evocarlo, ricorrendo a suggestivi paralleli con la poesia di Keats e di Foscolo, o con la musica di Beethoven, per restituire, così, all’artista tutto il senso della sua grande impresa.”

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