Banco Ambrosiano, la versione di Pazienza e la Prima Repubblica senza filtri

“Non ho bisogno di discolparmi ma voglio ristabilire la verità. Sono 40 anni che ci raccontano balle: il Banco Ambrosiano non fallì, fu fagocitato da parassiti”

di Sara Perinetto
Libri & Editori
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La versione di Pazienza, per Chiarelettere il racconto inedito dell’ex agente dei servizi segreti protagonista di alcuni dei più oscuri misteri italiani: Francesco Pazienza

Consulente finanziario, collaboratore del banchiere Roberto Calvi, condannato per il crac del Banco Ambrosiano e poi per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna, detenuto, in Italia e negli Stati Uniti, periodo durante il quale scrive le sue prime memorie, Il disubbidiente. "Faccendiere" è la definizione coniata per lui da Eugenio Scalfari.

Francesco Pazienza torna oggi, da uomo libero, a parlare pubblicamente e lo fa dalle pagine de La versione di Pazienza, nuovo libro pubblicato con l'editore Chiarelettere in cui cerca di riannodare i fili pendenti dei tanti misteri italiani che ha vissuto in prima persona e di raccontarne la verità, o, appunto, la propria versione: dai veri rapporti con Licio Gelli, a come andarono le cose con Calvi, al debito “grande come una casa” che Craxi aveva con Pazienza.

Che il libro sia in grado di inchiodare il lettore ai fatti nudi e crudi lo si capisce già dall’indice: pagine di nomi, cognomi, date, luoghi, riferimenti precisi che fanno subito venir voglia di andare al fondo di ogni questione. Obiettivo impossibile da raggiungere, considerato l’alto tasso di depistaggi, sotterfugi, compromessi, ipocrisie che pagina dopo pagina affiorano nella trama già intricata di avvenimenti che ancora oggi, a decenni di distanza, sono considerati misteri irrisolvibili.

Francesco Pazienza nel 1980, foto LaPresse
 

Dopo la laurea in medicina, Francesco Pazienza inizia presto una vita in giro per il mondo, saltando da un aereo all’altro, da un affare all’altro, che, come gli diceva Aristotele Onassis, “se sono piccoli sono come i bambini, strillano e rompono le scatole”, meglio occuparsi solo dei grandi affari. E quindi, di conseguenza, arrivano anche grandi conoscenze e referenze, fino all’ingresso ufficiale nei servizi segreti militari, come consulente del direttore Giuseppe Santovito nel 1979, esperienza che però dura poco e finisce con insoddisfazione nel 1981. L’anno seguente inizia la collaborazione con Roberto Calvi, finanziere spregiudicato, allora presidente del Banco Ambrosiano.

I suoi interessi si muovono sempre su scala internazionale (nei vari capitoli ritroviamo Cia e Fbi, i narcos e il sequestro Camarena Salazar), ma è proprio attorno alle vicende del Banco Ambrosiano che ruota principalmente La versione di Pazienza: “A questo punto della vita mi guardo allo specchio e sono in pace con la mia anima. Non ho bisogno di discolparmi, però alcune cose voglio raccontarvele. Soprattutto una: il Banco Ambrosiano non fallì, fu fagocitato da diversi parassiti. Sono quarant’anni che ci raccontano balle. Adesso è giunta l’ora di ristabilire la verità”.

Une verità certamente di parte, ma che alza più di un velo sulla Prima Repubblica e sui suoi protagonisti, noti e occulti, usando “un sistema abbastanza brutale, quello di chiamare le cose con il loro nome e di dare giudizi netti”.