Cinque libri da portare con sé in vacanza, dalla narrativa alle guide

Partendo da “Cammini d’Italia” per chi ama il trekking, ecco cinque titoli da mettere in valigia

di Chiara Giacobelli
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Libri & Editori

In questo articolo vi consigliamo cinque proposte editoriali che ci sembrano adatte alle vacanze: una splendida guida turistica per chi apprezza la natura e quattro romanzi di vario genere, che sanno bene come intrattenere il lettore.

1)  Cammini d’Italia. 100 spettacolari itinerari a piedi di Monica Nanetti (Terre di mezzo Editore)

Il tema dei cammini, dell’outdoor e più in generale del turismo non convenzionale è ormai divenuto un filone estremamente letto, a riprova di quanto interesse ci sia attorno al settore. Quasi tutte le case editrici negli ultimi anni hanno lanciato qualche collana turistica, ma vi sono anche editori, come Terre di mezzo, specializzati proprio in questo, e più nello specifico nei cammini. Generalmente le guide che l’editore propone sono libricini tascabili comodi da portare con sé nello zaino mentre si è in viaggio, ma questo è un libro a sé stante, che si presenta con un formato più grande ed è anche realizzato molto bene.

 

Cammini d’Italia. 100 spettacolari itinerari a piedi, a cura di Monica Nanetti, seleziona tra i tanti sentieri e percorsi che si possono fare in Italia un centinaio di itinerari, scelti in quanto “viaggi di scoperta a passo lento”. Siamo quindi nell’ambito dello slow tourism, che – come spiegano dalla casa editrice – “è ormai una realtà affermata (…): sono nate associazioni, molti sentieri sono segnati e mantenuti, i territori e le istituzioni hanno iniziato a investire risorse e i camminatori crescono, anno dopo anno”. Ecco allora l’importanza di avere una guida che sia anche un punto di riferimento, da parte di chi di cammini si occupa ormai da più di venticinque anni e dunque conosce molto bene la materia.

Un indice iniziale suddivide i cammini da tra Nord, Centro-Nord, Centro, Sud, Isole e Da Nord a Sud: in quest’ultima sezione troviamo i principali percorsi italiani accorpati per tematica, che attraversano tutto il Paese e hanno una storia secolare, ovvero le vie Francigene, i Cammini di San Francesco, le Vie Romee, gli Itinerari verso Monte Sant’Angelo e il Sentiero Italia Cai. Ogni cammino è presentato attraverso un titolo e sottotitolo a cui si affianca una semplice, stringata mappa, con soltanto le informazioni necessarie da sapere. Fa seguito un’accurata descrizione della via in questione, con un po’ di storia, aspetti paesaggistici, luoghi da non perdere, punti di accoglienza, centri di spiritualità, consigli sulla stagione in cui partire. Conclude quindi la scheda un breve paragrafo dedicato a logo e credenziale, oltre a qualche box che si concentra su aspetti specifici, ad esempio dove dormire o mangiare, cosa non farsi sfuggire, enogastronomia, eventuali musei o esperienze particolari, come i treni storici. A tal proposito segnaliamo che vengono sempre date anche informazioni pratiche alquanto utili in merito ai trasporti, alla segnaletica, alle regioni coinvolte, al dislivello/difficoltà, con anche una mappa altimetrica.

Tra i tanti percorsi più o meno noti che qui vengono raccontati in maniera completa e insolita – sebbene si possa poi approfondire i singoli cammini attraverso dei libri specifici assai più dettagliati dello stesso editore – ne segnaliamo alcuni che ci hanno colpito particolarmente, grazie anche ai tesori nascosti seminati lungo il tragitto. Partiamo dal non troppo noto Cammino di Oropa, che attraversa le Alpi biellesi in un incontro tra spiritualità e tradizione: santuari, monasteri, borghi, varianti del cammino principale e l’esperienza del tram di una volta. Nel Centro scegliamo invece – sempre nel tentativo di indicare escursioni meno inflazionate – il Cammino dei Protomartiri Francescani, un itinerario che congiunge i luoghi di origine dei primi martiri francescani e ci è parso quindi originale. Al Sud, dove questo tipo di turismo è ancora poco sviluppato, è interessante la Rotta dei Due Mari, che va dalle coste orientali a quelle occidentali della Puglia, attraversando valli, siti Unesco, uliveti e riscoprendo il lato meno noto della regione. Infine, nelle Isole suggeriamo il Cammino Minerario di Santa Barbara, 30 tappe per 500 km in Sardegna, seguendo le tracce dell’antica industria mineraria.

In fondo si trovano alcune pagine dedicate a singoli cammini in forma più breve e concisa, tra cui proposte splendide come Il Cammino Tuscia 103, Il GABA – Grande Anello dei Borghi Ascolani, il Cammino della Magna Grecia, il Sentiero del Brigante, il Cammino del Negro, l’Alta Via dei Monti Liguri e altri tour che probabilmente non conoscerete, ma che varrà la pena di scoprire.


 

2)  La donna che dipingeva il vento di Giulia Dal Mas (Tre60)

Cambiamo completamente genere e passiamo alla narrativa, con uno di quei romanzi che, tra trama e copertina, attraggono subito l’attenzione femminile. “Un dipinto nascosto, un bosco centenario, un amore segreto”, recita il sommario del libro, scritto da un’autrice originaria di Pordenone già molto apprezzata in Italia e non solo: Giulia Dal Mas. A pubblicarlo di recente è la casa editrice Tre60, che ha saputo bene come renderlo attraente anche da un punto di vista grafico. La storia si sviluppa su due linee temporali: la prima è quella della Svezia nel tempo presente, dove è protagonista Lena, un’ortopedica di 35 anni che è costretta a cambiare la sua vita e ad attraversare un grave dolore quando, nel giro di poco tempo, viene tradita dall’uomo amato e perde il suo affettuoso nonno. È a questo punto che ritrova nella casa al mare di famiglia un misterioso dipinto realizzato dalla bisnonna, una pittrice di fama internazionale, e decide di ripercorrerne le tracce.


 

La seconda storia che si sviluppa tra queste pagine è proprio quella di Eva, l’autrice del quadro in questione. Torniamo dunque indietro al 1914, in Trentino Alto Adige, più precisamente nel piccolo paesino di Cavalese. Qui ci immergiamo in una vicenda appassionante che ruota attorno all’amore, alla natura e all’arte, senza però dimenticare l’importanza cruciale della Storia, che – a causa della Prima Guerra Mondiale – costrinse molte persone come Eva a fare scelte scomode, destinate ad avere risvolti nel futuro dell’intera famiglia. Così, il legame tra queste due donne si svela nell’emancipazione femminile, nella ricerca di sé stesse attraverso il ritorno alle origini e infine nella rinascita, nonostante le avversità e la sofferenza che il destino pone sulla strada di tutti.

“Scrivere una storia è quasi come far nascere una vita – ha scritto Giulia Dal Mas nei ringraziamenti finali del libro – i personaggi prendono forma, gli avvenimenti assumono spessore e le emozioni via via si fanno reali. Non voglio dire che sia difficile, al contrario, le storie più vere, le anime più belle, si palesano all’improvviso e non chiedono altro che di essere seguite”. Questa è di certo una di quelle storie che cattura e affascina, reclamando la costante attenzione del lettore, anche grazie alla narrativa fluida e a tratti poetica.

3)  Sirene di Emilia Hart (Fazi Editore)

Un fantasy storico e femminista non può di certo mancare in questa nostra selezione estiva, specialmente se a scriverlo è Emilia Hart, divenuta famosa in tutto il mondo grazie al suo romanzo d’esordio Weyward. Così come il primo, anche il suo secondo lavoro letterario, già un bestseller a livello internazionale, in Italia è pubblicato da Fazi ed è uscito di recente in libreria con una bellissima cover dal fondo azzurro e dai mille disegni colorati che richiamano il mare. È infatti proprio l’oceano il grande protagonista silenzioso di questo libro che – come il precedente di cui abbiamo parlato – segue la traiettoria di due diverse storie in epoche differenti. In questo caso passiamo dal 1800 al 2019, ma a confrontarsi tra loro sono due sorelle (quattro in tutto) legate da un vincolo invisibile: c’è qualcosa in loro che le richiama ai fondali marini, alla libertà dell’acqua e alla sua resilienza.


 

Scritto per essere un inno al potere della sorellanza e per l’appunto alla solidarietà femminile, Sirene mescola il genere storico con il fantastico, le tematiche attuali incentrate sui diritti delle donne e sulla questione ambientale con il richiamo affascinante delle antiche leggende portate dal vento. L’ambientazione è quella di Comber Bay, un luogo immaginario dove le tradizioni tramandate per secoli sono ancora molto vive e presenti; tuttavia, la scintilla da cui questo romanzo trae spunto, laddove racconta la storia di un lungo viaggio per mare al fine di trasferirsi dall’Irlanda all’Australia, trova le sue radici nella realtà. Proprio all’inizio del libro la Hart spiega infatti che nel 1788 una flotta composta da undici imbarcazioni britanniche approdò effettivamente su un tratto di costa che dista circa diecimila miglia dall’Inghilterra e all’interno di quelle navi vi erano tutti quei prigionieri che all’epoca la Corona non era più in grado di tenere in patria, preferendo quindi spedirli dall’altra parte del mondo. D’altronde, è cosa nota che buona parte della prima popolazione australiana era formata da galeotti, criminali e condannati.

Sirene non è di certo il primo romanzo che tratta il tema della nascita delle colonie inglesi in Australia e Nuova Zelanda – si può leggere a tal proposito il romanzo storico Una stanza fatta di foglie di Kate Grenville –, tuttavia è forse il primo che lo fa in chiave fantasy, unendo al racconto del passato una vicenda che recupera il fascino delle sirene, personaggi non soltanto immaginari ma anche mitologici ed epici, se si pensa al loro ruolo nell’Odissea di Omero, e fiabeschi se si fa riferimento ad Andersen. In più, qui l’autrice gioca con una narrativa davvero molto piacevole e moderna, tra l'altro perfetta per una lettura estiva, che suddivide i capitoli in una sorta di diari con datazione e punto di vista delle quattro donne, alternate tra loro. Così, la trama procede non in maniera cronologica e lineare, ma attraverso le parole di Mary, Lucy, Jess ed Eliza che si intersecano dal presente a un diario del 1999, fino a stralci del lontano 1801, come se si trattasse di lettere realmente trovate dall’autrice in qualche cassetto.

Dalle sue parole estrapoliamo un commento che può servire per entrare meglio nello spirito della stesura che ha caratterizzato l'opera: “Scrivere questo libro è stata una delle cose più difficili che io abbia mai fatto. La prima – e, a dire il vero, anche la seconda e la terza – stesura di questo romanzo assomigliava ben poco alla storia che avete appena letto. Prima che io trovassi Mary, Eliza, Lucy e Jess, ho scritto – e cancellato – quasi trecentomila parole in due anni. Ecco quanto mi ci è voluto per trovare Sirene”. A voi per leggerlo occorrerà molto meno, perché è un romanzo che si divora, che appassiona e scorre veloce verso il finale, mantenendo sempre in sottofondo il sentore del mare.  

4)  Lo spirito aspetta cent’anni di Shubnum Khan (Neri Pozza)

Un esordio vincente quello di Shubnum Khan, autrice e artista sudafricana che fino ad oggi aveva sì pubblicato scritti su importanti testate e ricevuto molto apprezzamenti, ma non si era mai cimentata in un vero e proprio romanzo. Nel 2024 è uscito quello che The New York Times Book Review ha definito “una delizia, una scrittura piena di incanto”, in Italia arrivato grazie a Neri Pozza a inizio estate con il titolo di Lo spirito aspetta cent’anni. Così, ci ritroviamo senza volerlo ancora una volta davanti a un libro che intreccia due storie appartenenti a epoche differenti: il presente di Sama, che insieme a suo padre deve affrontare ed elaborare la perdita della madre, e il passato di Meena, che cent’anni prima è morta in circostanze misteriose. A unirle un luogo, Akbar Manzil, un tempo il più grande e fastoso maniero della costa orientale del Sudafrica, ma oggi soltanto un residence triste e fatiscente.


 

In questo romanzo che mescola l’aspetto storico con quello familiare e soprattutto con un certo goticismo, nel richiamo ai fantasmi e ai grandi palazzi decadenti che nascondono segreti, l’autrice vi conduce anche alla scoperta delle tradizioni e dei costumi del Sudafrica, terra di cui solitamente si legge poco, specie in ambito narrativo. L’ambientazione non è dunque irrilevante, così come non lo è il rapporto tra la protagonista Sama e suo padre, non privo di tensioni. D’altra parte il lavoro della Khan ha richiesto molto tempo e ricerche, compresi viaggi che l’hanno portata a contatto con residenze e istituzioni in grado di fornirle tutto il materiale necessario per realizzare un’opera precisa e puntuale, seppur infestata dai fantasmi. Dai monti Catskill a Shanghai fino al deserto del New Mexico, l’autrice si è nutrita delle storie di altri scrittori che, grazie a queste speciali esperienze artistiche, hanno avuto la possibilità di “entrare in contatto con un universo letterario non sempre raggiungibile”.

Se oggi il Sudafrica possiede un livello di emancipazione femminile non ancora al pari di quello occidentale ma comunque accettabile – tema che più volte ritorna tra le pagine di questo romanzo anche di genere –, non era di certo così cent’anni fa, quando i matrimoni significavano accordi politici e la donna veniva considerata proprietà dell’uomo. «Come Roma e Berlino possono testimoniare, un grande obiettivo comune può creare le intese più inverosimili. Il matrimonio di Akbar Ali Khan e Meena Bagum sancì un’improvvisa quanto feroce alleanza tra Grand Ammi e Jahanara Begum. Erano rimaste a guardare, affascinate e inorridite, la storia d’amore tra Akbar e Meena Begum che si dipanava nella casa, mentre i rampicanti sulla parete est si riempivano di una fioritura di gelsomini». I luoghi non sono soltanto elementi di sfondo, ma prendono vita e tirano le fila della trama: vale soprattutto per il grande maniero Akbar Manzil, che custodisce il ricordo del passato. In particolare, nell’ala est di questo grande palazzo si trova una stanza chiusa congelata nel tempo: è proprio lì che Sana troverà l’accesso per un mondo altro che, tuttavia, finirà per invadere il presente e cancellare la linea sottile tra vivi e morti.

Appena uscito in libreria con in copertina una bella illustrazione di Chiara Mattiussi, questo libro edito da Neri Pozza sarà un piacevole viaggio in terre lontane e tradizioni sconosciute, ma anche nei sentimenti umani che ci riguardano tutti da vicino: l’amore, la perdita, la curiosità, la paura, il tutto accompagnato da una prosa raffinata e poetica, che richiama Isabelle Allende e Alice Hoffman.   

5)  L’amore segreto di Frida Kahlo di Caroline Bernard (Tre60)

L’amore segreto di Frida Kahlo di Caroline Bernard, uscito in lingua originale nel 2023 a Berlino e giunto in Italia a inizio estate grazie a Tre60, è un romanzo che intreccia abilmente la biografia di una delle artiste più iconiche del XX secolo con una narrazione appassionante e in parte immaginaria della sua vita privata. Caroline Bernard, nota per i suoi ritratti affascinanti di figure femminili forti e complesse, si immerge questa volta nel mondo tumultuoso di Frida Kahlo, esplorando la sua arte, le sue relazioni e, soprattutto, il suo amore segreto per il fotografo Nickolas Muray. In realtà, non è la prima volta che l’autrice si confronta con la grande artista messicana, dal momento che in passato aveva già scritto La passione di Frida per la stessa casa editrice. Si tratta dunque di una materia che conosce molto bene e che qui vuole approfondire prendendo in esame il periodo in cui Frida sta già divenendo famosa grazie alla sua prima mostra personale a New York, nel 1938. È un inizio di emancipazione non soltanto professionale, ma anche rispetto all’amore totalizzante, eppure spesso doloroso, che ha sempre provato per il marito Diego Rivera.  


 

La storia qui narrata è particolarmente interessante perché si concentra su un episodio meno noto della vita di Frida, immaginando, ma sempre partendo da basi reali, una relazione segreta con un uomo da cui si sente immediatamente attratta e, al contempo, con cui riesce a instaurare una profonda connessione artistica, intellettuale, affettiva e confidenziale. Attraverso capitoli molto brevi, intensi e ricchi sia di interiorità che di dialoghi, Caroline Bernard ci porta dritti dentro la mente e il cuore di Frida, esplorando la sua sofferenza fisica ed emotiva, ma anche la sua speranza per una vita diversa e ovviamente il momento d’oro legato alla sua ascesa artistica; quando Frida tornerà in Messico dopo il lungo viaggio in Europa, sarà per lei il momento di decidere cosa fare, come gestire il suo legame complesso con Diego Rivera e questa nuova passione che la porta altrove, avendo peraltro forse ispirato alcune delle sue opere più famose. Con il senno di poi, potremmo pensare che per Frida quello sarebbe potuto essere il punto di svolta, la rottura da un legame tossico per ricostruire una sé stessa con maggiore autostima sentimentale; ma forse la dedizione per Rivera fu talmente forte e impattante nella sua vita da portarci a credere che nessun altro epilogo sarebbe stato possibile per lei.

Caroline Bernard è abile nel far emerge il personaggio di Frida Kahlo in tutta la sua complessità: una donna forte e al contempo vulnerabile, dotata di un’immensa capacità di amare e tuttavia anche di soffrire. Diego Rivera appare come probabilmente era: un uomo carismatico perennemente tormentato dai suoi demoni, mentre il fotografo Muray si affaccia sulla scena del romanzo con delicatezza e profondità, aggiungendo un’ulteriore sfumatura inedita alla figura dell’artista. Lo stile elegante e fluido della prosa, con una scrittura che si adatta perfettamente al contesto emotivo del romanzo, permette di evocare nel lettore l’ambiente culturale e politico del Messico del XX secolo, senza appesantire la narrazione con dettagli storici eccessivi; vi sono tuttavia descrizioni vivide che riportano in vita il mondo colorato e sofferto di Frida, consentendoci di immedesimarci facilmente nelle sue emozioni.

L’amore segreto di Frida Kahlo si inserisce perfettamente nella produzione della Bernard dedicata a figure femminili di spicco, tra cui si occupò anche di Simone De Beauvoir. La scrittrice ha dichiarato in un’intervista a Literature Today: “raccontare la storia di donne forti, che hanno dovuto lottare contro le avversità, è il mio modo di rendere omaggio a tutte coloro che, con il loro coraggio, hanno contribuito a cambiare il mondo”. In questo senso Frida Kahlo rappresenta una naturale estensione dell’interesse dell’autrice per donne straordinarie di altre epoche. Conclude il volume una lista di dipinti esposti a New York e Parigi tra le lodi e l’amicizia di personaggi noti come Helena Rubinstein e Georgia O’Keeffe, tutti innamorati di lei, del suo talento artistico e della sua personalità frizzante fuori dalle righe. Basti ricordare che fu André Breton a scrivere la prefazione al catalogo della mostra della Kahlo a New York, mentre Edward G. Robinson acquistò subito quattro dipinti. In questo utile elenco finale la Bernard, per non perdere di vista la centralità dell’artista oltre che della donna, stila la lista delle opere presenti all’esibizione e dà su di esse ulteriori informazioni utili poco note. Dunque un romanzo per chi forse ha già dimestichezza con Frida Kahlo, ma è interessato ad approfondirne aspetti secondari, fino ad oggi meno raccontati.