Inverno 2025: 10 novità letterarie da non perdere e i titoli Audible

Iniziare l’anno leggendo: abbiamo selezionato e recensito dieci uscite di libreria che hanno concluso il 2024 e che meritano di essere conosciute

di Chiara Giacobelli
Libri & Editori

1) Intermezzo di Sally Rooney (Einaudi)

Intermezzo, l’ultima fatica letteraria di Sally Rooney edita in Italia da Einaudi a fine 2024, rappresenta un’evoluzione significativa nella produzione narrativa dell’autrice, consolidando la sua reputazione di acuta osservatrice delle dinamiche interpersonali. Già celebrata per opere come Parlarne tra amici e Persone normali, la Rooney ha saputo catturare l’essenza delle relazioni contemporanee, esplorando con profondità le sfumature dell’intimità e dell’alienazione.

Il romanzo si apre con la dipartita del padre dei fratelli Koubek: Peter, un avvocato trentenne di Dublino, e Ivan, un ventiduenne neolaureato appassionato di scacchi. Questo evento luttuoso funge da catalizzatore, sconvolgendo l’equilibrio delle loro esistenze e costringendoli a confrontarsi con questioni irrisolte, oltre che con sentimenti repressi. La narrazione si dipana attraverso le loro esperienze individuali e collettive, mettendo in luce le tensioni e le complicità che caratterizzano il loro legame fraterno.

Peter, avvocato affermato e carismatico, si trova a fare i conti con le aspettative sociali e personali, mentre Ivan, più introverso e riflessivo, cerca di trovare il proprio posto nel mondo, spesso rifugiandosi nella complessità strategica degli scacchi. Un momento particolarmente intenso si verifica quando i due, durante una partita a scacchi, riesaminano le dinamiche del loro rapporto, rivelando vulnerabilità e desideri nascosti. Gli scacchi, infatti, non sono solo un passatempo per Ivan, ma rappresentano una metafora delle mosse imprevedibili della vita, come suggerisce il titolo stesso del romanzo. A tal proposito, in un’intervista rilasciata a Culturificio Rooney ha rivelato che “Intermezzo fa riferimento a una mossa scacchistica, nota come Zwischenzug, che implica un’azione inaspettata, simile al lutto che i protagonisti affrontano”.

Lo stile narrativo, caratterizzato da una prosa sobria e dialoghi incisivi, conferisce autenticità ai personaggi, rendendoli tridimensionali e profondamente umani. I temi affrontati spaziano dalla complessità delle relazioni familiari al peso delle aspettative sociali, passando per la ricerca di identità e significato in un mondo in continuo mutamento. In un’altra intervista per Le Monde, l’autrice ha spiegato: “I miei romanzi si inscrivono nella tradizione del realismo e vedo i miei personaggi come persone reali”.

Come per le opere precedenti, l’accoglienza del romanzo è stata molto positiva in tutto il mondo, con critici che hanno lodato la maturità stilistica e la profondità emotiva dell’opera, vedendo in essa un passo avanti e una crescita professionale per la Rooney. Tutto ciò ha contribuito a consolidarne la posizione come una delle voci più influenti della letteratura contemporanea. Nata nel 1991 a Castlebar, in Irlanda, Sally Rooney ha rapidamente guadagnato fama internazionale grazie alla sua capacità di ritrarre con precisione le sfide e le complessità delle relazioni moderne, diventando un punto di riferimento per la narrativa del XXI secolo.

2) La ragazza nascosta di Lucinda Riley (Giunti)

La ragazza nascosta costituisce un tassello fondamentale nell’opera di Lucinda Riley, autrice irlandese che tutti conoscono per la serie di successo Le sette sorelle e per altri bestseller. Il romanzo è stato pubblicato postumo lo scorso anno, in Italia da Giunti, che detiene i diritti dell’autrice. Questa lettura avvolgente e intensa è tanto più preziosa in quanto offre uno sguardo sulle prime incursioni letterarie della scrittrice, rielaborate dal figlio Harry Whittaker per renderle adatte al pubblico contemporaneo.

La narrazione segue le vicende della protagonista Leah Thompson, una diciassettenne inglese che si trova a dover affrontare una metamorfosi radicale quando è scoperta da un’importante agenzia di moda londinese. Dalle tranquille brughiere del suo villaggio, Leah viene proiettata nelle sfavillanti passerelle di Milano e New York, dove la sua bellezza e riservatezza conquistano l’attenzione di molti; tuttavia, il suo cuore rimane legato a Brett, il primo amore che l’ha profondamente ferita. Parallelamente, la trama intreccia le avventure di due bambini polacchi fuggiti da Treblinka in cerca di vendetta, aggiungendo così una dimensione di mistero e tensione al racconto.

La protagonista Leah emerge dalle pagine come una figura complessa, divisa tra l’attrazione per il mondo della moda e la nostalgia per le sue radici; in questa battaglia interiore la sua relazione con Brett è una corda emotiva che vibra per l’intera storia, dando all’autrice il pretesto per esplorare i temi dell’amore, della perdita e anche della redenzione. Un momento particolarmente toccante si verifica quando Leah, durante una sfilata a New York, riconosce tra il pubblico Brett, riaccendendo sentimenti sopiti e mettendo in discussione le sue scelte di vita; inoltre, l’incontro con la vecchia Megan, che le predice un destino segnato dalla bellezza, introduce un elemento di profezia che aleggia su tutto il romanzo, mescolando realtà, finzione, realismo e superstizione.

Come già per le sue opere precedenti, lo stile della Riley si distingue per la prosa elegante e descrittiva, capace di evocare atmosfere e ambientazioni con vividezza. Tra le pagine di questo romanzo, che si legge in un soffio, ci si sofferma sulla dicotomia tra apparenza e sostanza, sul peso incancellabile del passato, fino alla ricerca dell’identità in una società veloce, pretenziosa, in continua evoluzione. Nel corso di una delle sue presentazioni in America quando ancora era in vita, Lucinda Riley ha raccontato al pubblico intervenuto: “Le storie che scrivo sono ispirate dalla complessità delle relazioni umane e dalla forza dei legami familiari”, mentre in un’altra occasione ha dichiarato: “Credo che il passato influenzi profondamente il presente, e questo si riflette nelle mie narrazioni”.

La ragazza nascosta ha ricevuto un’accoglienza calorosa da parte del pubblico, con lettori che hanno apprezzato la profondità dei personaggi e l’intreccio avvincente. D’altra parte, si tratta di una delle scrittrici più amate del nostro secolo, con milioni di copie vendute in tutto il mondo; la sua dipartita prematura ha generato ancora più affetto nei confronti della sua figura e delle sue opere, creando un’alta attesa e spingendo le collezioniste a non perdere nessun nuovo titolo in commercio. Insomma, un successo assicurato che però vale la pena di leggere.

Lucinda Riley è nata a Lisburn nel 1965 e ha trascorso la sua infanzia tra l’Irlanda e l’Inghilterra. Dopo una carriera come attrice, si è dedicata alla scrittura, pubblicando numerosi bestseller internazionali. È scomparsa nel 2021, lasciando un’eredità letteraria che continua a emozionare milioni di lettrici.

3) La collezionista di farfalle di Tea Cooper (HarperCollins)

La collezionista di farfalle si inserisce armoniosamente nella produzione letteraria di Tea Cooper, autrice australiana rinomata per i suoi avvincenti romanzi storici che intrecciano mistero e realtà. Opere come The Naturalist’s Daughter e The Woman in the Green Dress hanno consolidato la sua fama grazie alla capacità di evocare atmosfere d’epoca e personaggi femminili forti e indipendenti, permettendole anche di vincere prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Daphne du Maurier Award. In Italia il libro è arrivato lo scorso anno edito da HarperCollins.

La storia si sviluppa su due piani temporali distinti. Nel 1868, a Morpeth, Theodora Breckenridge, pittrice dedita alla raffigurazione di farfalle, scopre un esemplare dalle ali nere e arancioni punteggiate di bianco, mai avvistato prima in Australia: questo ritrovamento alimenta in lei il desiderio di una scoperta scientifica che porti il suo nome. Tuttavia, la scomparsa improvvisa del neonato Charlie, figlio della sua domestica Clarrie, sconvolge la sua esistenza e con essa quella delle persone che vivono con lei. La narrazione si alterna con quanto avviene nel 1922 a Sydney, dove l’aspirante giornalista Verity Binks riceve un misterioso pacco contenente un costume e un invito a un ballo in maschera. Le sue indagini sulla Fondazione Treadwell, che sostiene giovani madri e bambini in difficoltà, la conducono a un segreto risalente a cinquant’anni prima, intrecciando a poco a poco le sue vicende con quelle di Theodora.

Quest’ultima è una delle due protagoniste del romanzo, ma potremmo dire la principale: incarna la figura dell’artista appassionata, determinata a lasciare un’impronta nel panorama scientifico, fino ad allora dominato dagli uomini. La sua scoperta della farfalla monarca, con le ali dai colori vivaci, simboleggia la sua aspirazione all’immortalità artistica e scientifica. Verity, invece, rappresenta la donna moderna, intraprendente e curiosa, pronta a sfidare le convenzioni sociali per portare alla luce verità nascoste. Un passaggio di particolare intensità emotiva che ci è molto piaciuto si ha quando Verity, durante il ballo in maschera, percepisce una connessione profonda con le vicende del passato, intuendo che il mistero da svelare la riguarda più di quanto immaginasse.

«Come nel caso degli altri miei romanzi, anche La collezionista di farfalle è un insieme di fatti realmente accaduti e vicende inventate, con la storia di finzione che si intreccia a eventi storici documentati» scrive la Cooper nella nota finale del testo. Nello specifico, spiega a proposito della pratica del traffico di neonati, di cui parla nel libro, toccando anche tematiche scottanti e drammatiche: «Purtroppo, quella conosciuta come baby farming era un’attività fiorente e remunerativa alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, soprattutto nelle grandi città. (…) Diversi casi avvenuti a Sidney, Melbourne e Perth sono ampiamente documentati, e quelli menzionati dai vecchi giornalisti che Arlo incontra al Glebe Hotel sono realmente accaduti».
Con una prosa elegante e descrittiva, la Cooper ci trasporta quindi nelle atmosfere e negli avvenimenti dell’Australia del XIX e XX secolo. I temi affrontati nel romanzo includono la condizione femminile in epoche dominate da pregiudizi di genere, la ricerca del proprio ruolo nel mondo e il desiderio di lasciare un segno che arrivi ai posteri. In un’intervista all’HNSA - Historic Naval Ships Association l’autrice ha dichiarato: “Mi affascina esplorare le storie di donne che hanno sfidato le convenzioni del loro tempo per perseguire le proprie passioni”, mentre alla testata Better Reading ha raccontato che “l’Australia offre un palcoscenico ricco e variegato per ambientare storie che intrecciano realtà storica e finzione”.

La collezionista di farfalle si avvale di numerose collaborazioni e sostegni, tra cui l’Austrialian Museum, il Morpeth Museum e la School House della Kooragang Nature Reserve. Alla sua uscita in libreria il romanzo è stato subito acclamato da parte del pubblico e del mondo dei social, che hanno contribuito a incrementare il passaparola, facendolo diventare un caso letterario. Tea Cooper, nata in Inghilterra e trasferitasi in Australia, ha svolto diverse professioni, tra cui insegnante e giornalista, prima di dedicarsi completamente alla scrittura; la sua passione per la storia australiana e la sua abilità nel creare narrazioni coinvolgenti l’hanno resa una delle voci più apprezzate nel panorama della narrativa storica contemporanea.

4) Olga muore sognando di Xochitl Gonzales (Fazi Editore)

Un romanzo “divertente, intelligente, fresco”, come lo definisce Fazi Editore, che ha deciso di acquistarne i diritti, per poi pubblicarlo a fine novembre in Italia; dunque una recente uscita di libreria che vi consigliamo come una delle prime letture del nuovo anno. Olga muore sognando segna l’esordio letterario di Xochitl Gonzalez, autrice statunitense di origini portoricane e messicane. Nata a Brooklyn nel 1977, la Gonzalez ha conseguito una laurea in Storia dell’Arte presso la Brown University, per ottenere poi un MFA presso il prestigioso Iowa Writers’ Workshop. Pur avendo lavorato come organizzatrice di eventi e consulente strategica, la Xochitl ha sempre sognato di dedicarsi alla scrittura e gli studi fatti, insieme al successo che ha accompagnato il suo primo romanzo, hanno reso finalmente i suoi desideri realtà.
Vista come una delle nuove voci della letteratura internazionale meritevoli di attenzione, la Gonzales ha ricevuto subito ampi consensi per la sua capacità di intrecciare tematiche personali e politiche, offrendo una rappresentazione autentica della comunità portoricana a New York. In particolare, la critica ha elogiato la profondità dei personaggi e la narrazione avvincente, definendo questa sua prima opera “una commedia sociale acuta e ben scritta”.

La storia segue le vicende di Olga Acevedo, una wedding planner di successo a Brooklyn, e di suo fratello Prieto, politico locale. Entrambi lottano da una parte per soddisfare le aspettative familiari, dall’altra per seguire le proprie ambizioni; ma tutto questo avviene mentre devono affrontare la dolorosa assenza della madre Blanca, un’attivista scomparsa da tempo. Le loro vite vengono ulteriormente complicate dall’arrivo dell’uragano Maria, che mette in luce le tensioni tra volontà personale e responsabilità comunitaria.
Olga è una donna determinata, ma segnata da conflitti interiori derivanti dall’abbandono materno, oltre che dalle forti pressioni culturali; Prieto, invece, nasconde segreti sulla sua sessualità, temendo ripercussioni sulla carriera politica. Le loro vite ed emozioni vibrano dalla prima all’ultima pagina, specialmente quando Olga riceve una lettera dalla madre, che riapre ferite emotive e la costringe a riconsiderare le proprie scelte di vita.

Lo stile della Gonzalez è stato immediatamente apprezzato da critica e lettori per essere caratterizzato da una prosa vivace e da dialoghi incisivi, che catturano l’essenza della vita urbana contemporanea. Attraverso lo scambio di battute e le ambientazioni ben descritte, si portano alla luce tematiche importanti come l’appartenenza culturale, le dinamiche familiari, la gentrificazione e le disuguaglianze sociali.
In una delle numerose interviste rilasciate, l’autrice ha dichiarato: “Uno dei motivi per cui ho voluto scrivere questo libro è che non avevo mai ritrovato l’esperienza che hanno avuto donne come me, dove, anche se hai successo, in realtà sei sempre a un passo dal cadere completamente dalla scala sociale”. Dunque anche il tema dell’effimero e di quanto ricchezza, successo, posizione sociale possano essere persi in un istante, come d’altra parte tutto nella vita, compresa una madre.

Un punto di vista angosciante che emerge dalle pagine con nitidezza e risulta tuttavia realistico, doloroso forse, ma fondamentale per chi voglia tenere gli occhi aperti sul mondo. Tutto questo è ancor più vero se si tratta di voler scalare classe sociale o essere accettati all’interno di una comunità diversa dalla propria. Scrive nella lettera cruciale per la narrazione la madre della protagonista: «Tutti a caccia di un sogno impossibile: essere accettati da una nazione che li disprezzava. Desiderosi – ansiosi, quasi – di scuotersi di dosso la nostra ricca cultura per il dozzinale brivido di essere considerati “americani”» (ricordiamo che i protagonisti sono portoricani, dunque immigrati nella terra delle grandi promesse non sempre mantenute).

Olga muore sognando è stato elogiato sia dal pubblico che dalla critica, lanciando Xochitl Gonzalez come una voce emergente nella letteratura contemporanea, ed è per questo che suggeriamo di leggere il suo libro d’esordio. Il romanzo è stato peraltro inserito tra i migliori libri del 2022 da testate come The New York Times e The Washington Post, inoltre ha vinto il Brooklyn Public Library Book Prize e il New York City Book Award.

5) La ragazza delle renne di Ann-Helén Laestadius (Marsilio)

Dal libro al film: accade quando un romanzo ha talmente tanto successo da venir tradotto in ventitré paesi e al contempo da vendere i diritti televisivi a Netflix, che ne ha realizzato un lungometraggio uscito lo scorso anno diretto da Elle Márjá Eira. Non poteva chiedere niente di più Ann-Helén Laestadius per il suo La ragazza delle renne, in Italia pubblicato da Marsilio lo scorso novembre con la traduzione direttamente dallo svedese di Sara Culeddu e Alessandra Scali.
La ragazza delle renne arriva dopo una corposa produzione di libri per bambini e ragazzi che hanno fruttato ad Ann-Helén Laestadius, scrittrice e giornalista svedese di origini sami e tornedaliane, anche premi di rilievo come l’Augustpriset nel 2016. Pubblicato in Svezia nel 2021 con il titolo Stöld, quest’ultimo romanzo ha segnato tuttavia il suo debutto nella narrativa per adulti, riscuotendo un’accoglienza entusiasta sia da parte del pubblico che della critica e diventando velocemente un bestseller internazionale; in Svezia è stato inoltre decretato come Libro dell’Anno.

La Laestadius narra la storia di Elsa, una giovane appartenente alla comunità sami che da bambina assiste all’uccisione della sua piccola renna da parte di un bracconiere. Questo evento traumatico la spinge a intraprendere una lotta per la giustizia e la salvaguardia delle tradizioni del suo popolo, affrontando pregiudizi, violenze e l’indifferenza delle autorità. Attraverso le pagine intense e a tratti crude di questo libro verità, l’autrice esplora con tatto e profondità temi quali l’appartenenza a una minoranza culturale, la discriminazione e la resilienza, offrendo uno spaccato vivido della vita nelle terre del nord. Descrizioni e ambientazioni sono uno dei punti forzi della narrazione, affascinando i lettori che conoscono poco quegli scenari tanto magici quanto inospitali.

«C’era pochissima neve per quella stagione. In alcuni punti la E45 era completamente sgombra. Le linee segnaletiche sull’asfalto erano quasi del tutto sbiadite e la strada così piena di crepe che in primavera i piccoli fili d’erba sarebbero di nuovo sbucati dappertutto, come se la terra cercasse di guarire da sola, di riprendersi lo spazio che era suo, ritrasformando tutto in bosco e prati.  Le crepe sull’asfalto erano molto profonde e nel tratto tra i due paesi ce n’era una piuttosto insidiosa che aveva spaccato il telaio a un numero imprecisato di automobili. (…) Ogni tanto spedivano una ditta di asfaltatori finlandesi a mettere in posa uno strato bello liscio, ma sapevano tutti che in men che non si dica la strada sarebbe tornata praticamente inagibile».  

Elsa emerge come una protagonista forte e determinata, il cui legame profondo con le renne, l’ambiente e la sua terra simboleggia l’intima connessione tra il popolo sami e la natura. A tal proposito un passaggio particolarmente toccante si ha quando Elsa, sfidando le convenzioni sociali, denuncia pubblicamente il massacro delle renne e l’inefficienza delle autorità, mettendo a rischio la propria incolumità per difendere la sua comunità.
La Laestadius ci racconta di queste tradizioni ormai quasi perdute con parole evocative e immersive, capaci di trasportare il lettore nei paesaggi innevati della Lapponia svedese. La lotta per la giustizia, la preservazione degli usi e costumi locali e la denuncia dei boicottaggi subiti dalle minoranze etniche sono tematiche che ricorrono per l’intero libro. In un’intervista l’autrice ha spiegato: “Ci si potrebbe aspettare che La ragazza delle renne racconti una storia romantica di vita nella natura nel Grande Nord, ma, pagina dopo pagina, si rivela un atto d’accusa per la condizione del popolo Sami”.

La ragazza delle renne è davvero un grande romanzo e si distingue per la capacità di coniugare una narrazione avvincente con una profonda riflessione sulle sfide affrontate dalle comunità indigene, offrendo al contempo una testimonianza potente della resilienza e del coraggio delle donne sami.

6) Quanti miracoli di Nicholas Sparks (Sperling & Kupfer)

Ecco un titolo che è una garanza per chi già conosce Nicholas Sparks e lo segue con costanza. È infatti uscito in libreria lo scorso autunno edito da Sperling & Kupfer il suo nuovo romanzo Quanti miracoli, l’ultima opera di una lunghissima e felice produzione. Sparks è un autore statunitense famoso in tutto il mondo per la capacità di esplorare con una penna semplice e scorrevole le sfumature dell’amore e delle relazioni umane, come d’altra parte fa anche in Quanti miracoli; nato a Omaha nel 1965, Sparks ha raggiunto la fama internazionale con titoli come Le pagine della nostra vita e I passi dell’amore, inoltre alcuni dei suoi libri hanno ispirato adattamenti cinematografici di altrettanto successo.

Quanti miracoli intreccia le vite di tre personaggi: Tanner Hughes, ex ranger dell’esercito alla ricerca delle proprie radici familiari; Jasper, un anziano devoto alla fede e alla natura; Kaitlyn, una dottoressa che affronta le sfide della vita con coraggio. Le loro esistenze si incrociano ad Asheboro, in Carolina del Nord, dove un cervo bianco leggendario diventa simbolo di speranza e redenzione.
Tanner, segnato dalla perdita della madre in giovane età, intraprende un viaggio alla scoperta dell’identità paterna che lo conduce a Jasper, custode di segreti e saggezza. Kaitlyn, con la sua dedizione alla medicina, rappresenta la resilienza e la capacità di guarire non solo il corpo, ma anche l’anima. Ed è così che Tanner, confrontandosi con Jasper, scopre verità nascoste capaci di ridefinire completamente il suo concetto di famiglia e di appartenenza.

Lo stile narrativo di Sparks – come sa bene chi conosce l’autore da anni – si caratterizza per una narrativa fluida e coinvolgente, tanto che è possibile leggere Quanti miracoli nel giro di pochissimo tempo, nonostante le oltre quattrocento pagine: si finisce intrappolati nel flusso degli eventi e si empatizza con i sentimenti dei protagonisti, finendo per voler scoprire le stesse verità che stanno cercando. Ancora una volta l’autore da milioni di lettori si dimostra capace di evocare profonde emozioni, attraverso descrizioni dettagliate e dialoghi autentici. Ricerca dell’identità, potere dei legami familiari e desiderio di trovare speranza anche nelle avversità sono i punti chiave attorno ai quali si sviluppa questa storia già divenuta l’ennesimo bestseller dell’autore.
In un’intervista, Sparks ha recentemente dichiarato: “Le mie storie nascono dalla volontà di esplorare le complessità delle relazioni umane e le sfide che affrontiamo nel trovare il nostro posto nel mondo”. In un’altra occasione ha affermato: “Credo che l’amore e la speranza siano forze potenti che possono guidarci attraverso i momenti più difficili della vita”.

Come ci si poteva aspettare, Quanti miracoli era molto atteso da parte del pubblico e non ha quindi tardato a salire in vetta alle classifiche internazionali, consolidando ulteriormente la reputazione di Sparks come maestro del romanzo sentimentale. I lettori hanno apprezzato la profondità dei personaggi e l’intreccio di storie di vita quotidiana, con elementi di speranza e redenzione. Nicholas Sparks continua quindi a essere una figura di spicco nella letteratura contemporanea, con oltre venti romanzi all’attivo e più di 115 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

«La natura necessariamente fugace del loro rapporto aveva un sapore agrodolce, si disse. Ben presto Tanner sarebbe andato all’altro capo del mondo. Ma negli ultimi giorni aveva capito una cosa: la sua vita era incompleta, e ormai da diverso tempo. Si rese conto che le era mancata la condivisione, non quella di un semplice legame romantico o fisico, ma la spontaneità e l’anticipazione che nascevano da una rete più ampia di legami. Da quanto tempo, si domandò, aveva dimenticato che vivere non significa semplicemente esistere, ma anche assumersi delle responsabilità? E, come le avevo detto Casey qualche giorno prima, da quanto tempo aveva dimenticato come essere felice?»

7) M. L’ora del destino di Antonio Scurati (Bompiani)

Prosegue la serie che lo scrittore Antonio Scurati sta dedicando a Benito Mussolini: un lavoro gigantesco, ambizioso ed estremamente documentato che con questo nuovo libro, M. L’ora del destino, arriva al suo quarto capitolo. Tutti i libri sono editi da Bompiani e ne è previsto un ultimo, all’uscita del quale noi di Affaritaliani.it approfondiremo in un articolo la serie completa. Intanto facciamo un punto della situazione fino ad oggi, per vedere dove si è arrivati.
La saga letteraria di Antonio Scurati che vede come protagonista indiscusso Benito Mussolini è iniziata con M. Il figlio del secolo, opera che ha valso all’autore l’ambito Premio Strega nel 2019. Questo nuovo volume si concentra invece sugli anni cruciali della Seconda Guerra Mondiale, dal 1940 al 1943, periodo in cui il Duce trascina l’Italia nel conflitto globale, conducendo di fatto il Paese verso il disastro.

La serie M di Scurati si prefigge il difficile obiettivo di offrire una narrazione romanzata, ma rigorosamente documentata, dell’ascesa e della caduta del Fascismo in Italia, attraverso una commistione di finzione letteraria e fonti storiche. In M. L’ora del destino l’autore esplora la fase probabilmente più drammatica del regime, evidenziando le scelte politiche e militari che hanno condotto alla rovina del Paese.
Il romanzo si apre con la morte di Italo Balbo nel 1940 e si conclude con l’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, coprendo eventi storici di rilievo quali la campagna di Russia, la battaglia di El Alamein e i bombardamenti alleati sulle città italiane. Scurati dipinge un affresco dettagliato dell’Italia fascista in guerra, mettendo in luce gli errori strategici, gli orrori del conflitto e l’eroismo di uomini e donne segnati da vent’anni di dittatura.

Tra i protagonisti di questo capitolo troviamo il generale Mario Roatta, a capo di un esercito che ormai tutti sappiamo non essere stato all’altezza della situazione – sia a livello di preparazione e addestramento, sia di risorse economiche e logistiche –; il ben noto Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, e con lui la moglie Edda, non priva di contraddizioni; Clara Petacci, l’altrettanto famosa amante del Duce; Amerigo Dùmini, il famigerato assassino di Matteotti di cui recentemente ha molto parlato anche lo storico Alessandro Barbero in una puntata dedicata all’uccisione di Matteotti; intellettuali come Mario Rigoni Stern, che ci ha poi consegnato un’ampia letteratura preziosa. Ma ovviamente il grande protagonista è sempre lui, Benito, che qui inizia a comprendere la reale natura di Hitler e la trappola in cui si è cacciato da solo, da una parte continuando a sperare di risollevare le sorti dell’Italia, dall’altra stretto in una morsa che lo porterà a patire sempre più malanni fisici e a compiere errori fatali.

Sebbene l’argomento sia denso e ricco di elementi storici, Scurati sa fare molto bene il suo lavoro di romanziere, pertanto anche questo capitolo della saga si legge facilmente, con la necessaria attenzione ma senza difficoltà di comprensione. La prosa densa e incisiva alterna narrazione e documenti d’epoca, conferendo al testo una dimensione sia letteraria che storica; ne emergono tematiche di rilevanza sociale e culturale senza tempo, come la follia della guerra, il tradimento delle illusioni e la responsabilità morale dei leader politici. Scurati disegna un ritratto impietoso di Mussolini, descritto come un uomo cinico che ha sacrificato il suo popolo per ambizione personale, ma la sua personale idea del Duce non mette mai in dubbio la veridicità dei fatti e consente all’opera di essere nella sua interezza inattaccabile da un punto di vista documentaristico.

In un’intervista a La Repubblica Scurati ha affermato, a proposito di questo periodo: “Nel disastro della Seconda Guerra Mondiale in cui il Duce fa precipitare l’Italia si segue ‘il Capo’. Ma lui tradisce tutti”. E qui chiaramente si sbilancia, senza, d’altra parte, aver mai fatto segreto delle sue opinioni in merito al Fascismo, e più nello specifico a Mussolini. In un’altra conversazione con Fanpage.it Scurati ha infatti dichiarato, sempre a proposto delle scelte compiute dal Duce in quel momento storico: “Quella guerra non è stata una guerra italiana. È stata una guerra fascista, in cui il Fascismo ha trascinato l’Italia”.

Nonostante le critiche che come ben sappiano vengono spesso mosse a Scurati, in quanto autore per alcuni scomodo, il suo nuovo romanzo ha ricevuto un’ottima accoglienza sia da parte del pubblico che della critica, con buone vendite e un certo interesse mediatico: Scurati si conferma come una delle voci più autorevoli della letteratura italiana contemporanea, se ci fosse ancora bisogno di altre prove per saperlo. L’autore è nato a Napoli nel 1969 ed è docente universitario, oltre che scrittore di numerosi saggi e romanzi; i suoi lavori si distinguono per l’approccio rigoroso alla narrazione storica e per la capacità di intrecciare eventi reali con la finzione narrativa, offrendo al lettore una comprensione profonda dei fenomeni politici e sociali del passato e del presente.

Per chi volesse approfondire, molto interessante è l’incontro di Scurati con Daria Bignardi presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano, disponibile online su YouTube nel canale di La Repubblica. In tale occasione la Bignardi sottolinea la difficoltà di scrivere una serie monumentale del genere, che necessita di una lunga e certosina ricerca tra archivi, biblioteche, documenti, per riscoprire e raccontare il Fascismo. A tal proposito la collega parla di un fine “civile”, anche grazie alla scelta della formula narrativa rispetto al più ostico saggio: dieci anni, 3000 pagine, giornate scandite da un lavoro accurato e impegnativo, immerso in un mondo di crudeltà e cinismo.
“Il costo in termini di fatica, tensione e sofferenza psichica che questo specifico lavoro mi ha imposto è stato notevole. Voglio lasciare completamente da parte le polemiche, gli attacchi, le aggressioni verbali scaturite da questo lavoro e vorrei restare invece sulla fatica in termini di scrittura. (…) Scrivere è una gran fatica, soprattutto se si cerca di farlo con tutto sé stesso; farlo su Mussolini, raccontare il Fascismo e il suo fondatore dal di dentro – perché questo è il mio tentativo – partendo da un sentimento di ripulsa, essendo io un antifascista, comporta una certa dose di dissociazione psichica, specie se si cerca di accostarsi a questa figura storica rendendogli giustizia da un punto di vista della verità letteraria”. Queste le parole di Antonio Scurati, che ci incuriosiscono e ci invitano ad approcciarci a una grande opera, di cui aspettiamo l’ultimo volume.

8) Il canto della cicogna e del dromedario di Anjet Daanje (Neri Pozza)

Qui vi proponiamo un libro che richiede un certo tempo e attenzione, ma merita assolutamente di essere letto: oltre 700 pagine definite come “un romanzo tempestoso, ispirato alla vita tormentata di Emily Brontë e al suo capolavoro”. Il canto della cicogna e del dromedario, pubblicato in Italia da Neri Pozza a fine dello scorso anno, rappresenta un’opera monumentale nella produzione letteraria di Anjet Daanje, autrice olandese già nota all’estero per aver scritto alcuni romanzi, sceneggiature e racconti. Uscito in patria due anni fa, Il canto della cicogna e del dromedario ha consolidato la reputazione della Daanje nel mondo intero, regalandole prestigiosi riconoscimenti quali il Libris Literatuur Prijs 2023 e il Boekenbon Literatuurprijs.

Traendo spunto dalla vita e dalle opere di Emily Brontë, Daanje costruisce una narrazione che si estende su tre secoli, esplorando l’impatto duraturo della scrittrice fittizia Eliza May Drayden. Attraverso undici racconti interconnessi, ciascuno con un narratore distinto, il romanzo delinea l’influenza postuma di Drayden, le cui opere, inizialmente ignorate, acquisiscono nel tempo lo status di classici letterari.
La struttura narrativa complessa e la veridicità dei personaggi offrono al lettore un’esperienza unica; nello specifico, volendo estrapolare qualche pagina particolarmente intensa nella trama, ci si può soffermare su quando una delle protagoniste contemporanee, studiando i manoscritti di Drayden, percepisce una connessione profonda con l’autrice defunta, riflettendo quindi sul potere trascendente della letteratura.

Lo stile di Daanje è caratterizzato da descrizioni evocative e da una prosa raffinata, che richiamano l’atmosfera delle opere vittoriane; i temi affrontati includono la mortalità, la ricerca di significato e l’intersezione tra realtà e mito. Dalle parole della stessa autrice: “Mi sono lasciata ispirare dalla vita e dal lavoro della scrittrice del XIX secolo Emily Brontë. Il canto della cicogna e del dromedario si basa sulla struttura narrativa ingegnosa del romanzo Cime tempestose". Va da sé che gli amanti di Wuthering Heights non possono prescindere dal prendere in considerazione questa opera, che trova nell’altra il suo stesso fondamento e significato. Sebbene non sia necessario conoscere bene la produzione della Brontë per apprezzare quella della Daanje – in quanto quest’ultima si propone come una lettura piacevole e interessante a prescindere, dunque un romanzo con i suoi personaggi, le vicende e la vita tormentata della protagonista Eliza May Drayden –, va però detto che di certo chi ha letto e ricorda bene Cime tempestose saprà riconoscere in questo scritto numerosi rimandi letterari, sinonimie, influenze, punti di collegamento: la conoscenza dell’uno, quindi, presuppone un maggior apprezzamento dell’altro, nonché una comprensione a un livello maggiore.

Molto positiva la ricezione del romanzo non soltanto in patria, dove appunto le è valso alcuni importanti riconoscimenti, ma anche all’estero, con critici che lo hanno persino definito “un capolavoro caleidoscopico” e “una dimostrazione brillante del potere trascendente delle storie”.
Anjet Daanje, con una carriera iniziata negli anni ’90, continua quindi a distinguersi per la sua capacità di intrecciare narrazioni complesse e tematiche profonde, consolidando il suo posto nella letteratura contemporanea.

«Ties guarda tra le cifre e le lancette che indicano l’ora in modo speculare, e il cielo stellato solenne che si estende sui campi scuri e sul mare luccicante. Ogni volta che si trova lì, così solo in cima alla torre in mezzo all’ampio paesaggio, immagina che l’universo ricambi il suo sguardo, come se si incontrassero allo stesso livello, e che per il mondo là fuori lui sembri parte dell’orologio, una ruota dentata, un cilindro, magari una ruota do scappamento, e allora si sente tutt’uno con il Tempo».  

9) Lui, lei e il Paradiso di Sveva Casati Modignani (Sperling & Kupfer)

Il simpaticissimo Lui, lei e il Paradiso si inserisce senza alcuna caduta di stile nella prolifica produzione letteraria di Sveva Casati Modignani, pseudonimo dietro cui si cela la scrittrice milanese Bice Cairati. Autrice di numerosi bestseller tradotti in diverse lingue, la Modignani è molto amata – specie dal pubblico femminile – per la sua abilità nel creare trame intrigate che vedono protagoniste storie d’amore romantiche; non si tratta, tuttavia, di semplici romance, ma di libri che contengono anche riflessioni sull’animo umano e sulla società contemporanea.
Lui, lei e il Paradiso, pubblicato da Sperling & Kupfer a ottobre del 2024, narra la vicenda di Dino Solbiati, un imprenditore di successo che, al termine della sua esistenza, si ritrova in un luogo etereo, sospeso tra sogno e realtà; in questo spazio indefinito incontra Stella Recalcati, una scrittrice curiosa e intraprendente, che lo invita a ripercorrere i momenti salienti della sua vita. Attraverso un dialogo intenso e rivelatore, frutto dell’immaginazione brillante dell’autrice e di un originale escamotage narrativo, emergono segreti familiari, passioni travolgenti e scelte che hanno segnato il destino di Solbiati.

La particolarità è quella di aver scelto come protagonista un uomo, visto che spesso le vicende della Modignani vengono raccontate da un punto di vista femminile. In questo caso si tratta di un personaggio complesso, la cui esistenza è stata segnata dalla sua smodata ambizione, dalle relazioni tumultuose e da un’insaziabile sete di vita. In particolare, il suo rapporto con la madre, custode di un segreto scottante, ha influenzato profondamente le sue interazioni con le donne, portandolo a vivere amori intensi, ma spesso effimeri. Stella Recalcati, con la sua sensibilità e intuizione, riesce però a far emergere le contraddizioni e le vulnerabilità di Solbiati, offrendo al lettore uno sguardo non banale nell’animo del protagonista.
Un passaggio particolarmente toccante del romanzo si ha quando Dino, riflettendo sulle sue scelte passate, riconosce le proprie fragilità e si confronta con i rimpianti che hanno segnato la sua esistenza; un momento che in fondo molte persone condividono con lui, non essendo quasi nessuno immune a qualche rimpianto o al desiderio di agire diversamente, potendo ritornare indietro nel tempo. Per lui questo incontro con Stella diventa così un’occasione di redenzione e comprensione, in un contesto che trascende la dimensione terrena.

La narrativa di Sveva Casati Modignani è sin dai suoi esordi molto apprezzata dal pubblico per la sua prosa fluida e al contempo elegante, tanto che le lettrici – nelle loro recensioni o attraverso il passaparola – sottolineano spesso la capacità di coinvolgimento dell’autrice, grazie anche alle sue descrizioni precise e puntuali, ma soprattutto ai dialoghi frizzanti, con scambi di battute mai scontati. In Lui, lei e il Paradiso oltre che di amore si parla anche della ricerca dell’identità personale e della complessità delle relazioni umane, passando per la riflessione sul significato della vita e della morte. In un’intervista rilasciata a TV Sorrisi e Canzoni l’autrice ha svelato un aneddoto: “All’inizio era Intervista in Paradiso. Banale per un incontro bizzarro tra Stella, una signora anziana e curiosa, e Dino, un uomo che ha vissuto intensamente”. E così il titolo è stato modificato, arrivando nelle librerie con una cover in linea con i libri precedenti dell’autrice e conquistando subito migliaia di lettrici.

Sveva Casati Modignani, nata a Milano, ha dedicato la sua carriera alla scrittura, regalando al pubblico storie che esplorano le sfaccettature dell’animo umano e le dinamiche della società. La sua vasta produzione letteraria continua a incantare generazioni di lettori, confermandola come una delle autrici più amate e lette in Italia e all’estero. In questo caso l’autrice utilizza anche un escamotage narrativo originale, che non sveliamo per non fare spoiler, ma che rimanda a un grande autore della letteratura russa. L’accento è però sulle contraddizioni che caratterizzano l’esistenza di ciascuno di noi e su cosa in fondo si deve essere disposti a perdere per vivere una vita piena, ambiziosa, spinta dal desiderio di conquistare tutto e tutti. Va da sé che il tema del narcisismo si insinua sotterraneo tra le pagine del romanzo e ci invita a riflettere in merito ai reali valori che vogliamo porre alla base di noi stessi, a chi vogliamo essere e a cosa intendiamo lasciare dopo di noi.

10) Manuale dell’onnivoro di Michael Pollan (Adelphi)

Concludiamo questa selezione con un’opera diversa da tutte le altre, specialmente perché non è un romanzo ma un libro totalmente innovativo, non soltanto in merito ai contenuti, ma anche alla grafica. Manuale dell’onnivoro (il cui titolo originale è Food Rules: An Eater’s Manual) si inserisce nella produzione letteraria di Michael Pollan, autore e giornalista statunitense rinomato per le sue analisi sul rapporto tra alimentazione, cultura e ambiente. Preceduto da opere come Il dilemma dell’onnivoro e In difesa del cibo, il libro condensa in maniera concisa e accessibile i principi fondamentali per una dieta sana ed equilibrata. In Italia è stato pubblicato lo scorso anno da Adelphi in un’inedita veste con copertina rigida e illustrazioni a colori, realizzate appositamente da Maira Kalman. Si tratta di un’illustratrice e designer molto nota e apprezzata, le cui opere sono esposte anche alla Julie Saul Gallery di New York. Non è quindi soltanto il contenuto, in questo caso, a fare di un libro un’opera d’arte meritevole di attenzione, ma l’insieme delle persone che hanno realizzato questo progetto, compresa la traduttrice Livia Signorini.

Il libro è strutturato in 83 regole, suddivise in tre sezioni principali, ciascuna focalizzata su un aspetto cruciale dell’alimentazione: la prima parte, Che cosa mangiare? (Mangiate del cibo), invita a privilegiare alimenti genuini, evitando prodotti altamente processati; la seconda, Che tipo di cibo mangiare? (Soprattutto verdure), sottolinea l’importanza di una dieta prevalentemente vegetale; infine la terza, Come mangiare? (Non troppo), esorta alla moderazione nelle porzioni.
Tra le regole proposte, alcune spiccano per la loro sagacia e utilità. Ad esempio, il suggerimento di evitare cibi che contengono ingredienti sconosciuti o impronunciabili invita a diffidare di prodotti industriali con liste di componenti chimici, mentre un’altra raccomandazione esorta a non consumare alimenti che non si deteriorano, poiché la loro lunga conservabilità indica un’eccessiva manipolazione nel corso della filiera alimentare. Altre regole brillanti sono quindi Comprate gli spuntini al mercato, Mangiate cibi dolci così come si trovano in natura, Siate come chi prende gli integratori… per poterne così fare a meno o ancora Amate le spezie.

Lo stile di Pollan è caratterizzato da chiarezza e semplicità per risultare accessibile a tutti, con un tono colloquiale che rende le sue indicazioni facilmente assimilabili; la struttura del libro, con una regola per pagina accompagnata da una breve spiegazione, facilita la consultazione e l’applicazione pratica dei consigli. L’obiettivo dell’opera è infatti fornire un vademecum diretto ed esaustivo per orientarsi nel complesso panorama dell’alimentazione moderna, promuovendo abitudini più sane e consapevoli. Adelphi ha aggiunto l’introduzione dell’autore alla prima edizione e l’introduzione a quella illustrata, oltre a una terza introduzione a cura di Maira Kalman, l’illustratrice. «Qualche anno fa, sentendomi confuso come chiunque altro, ho cercato di risolvere una questione molto semplice: che cosa mangiare? Cosa sappiamo davvero sulla relazione tra dieta e salute? Non sono un esperto nutrizionista né uno scienziato, solo un giornalista curioso che desidera rispondere a una domanda molto schietta per sé e la propria famiglia» spiega Polland sul perché abbia deciso di intraprendere questo lavoro letterario non semplice.

Sebbene possa sembrare un semplice prontuario per districarsi nel complesso mondo dell’alimentazione, in realtà il libro di Polland tocca anche temi di una certa rilevanza, spaziando dalla critica all’industria alimentare alla riscoperta delle tradizioni culinarie, passando per l’educazione al consumo responsabile; il tutto facendo sempre riferimento alla sintesi, alla semplicità e alla moderazione. In un’intervista Pollan ha infatti condensato il messaggio della sua opera così: “Mangia cibo. Non troppo. Soprattutto verdure. Questo è davvero tutto ciò che c’è da sapere”. Va comunque ricordato che il volumetto in questione non va preso come un sostituto di un medico o una verità assoluta, in quanto si riferisce a uno stato di persone tendenzialmente in salute, non in sovrappeso e senza patologie specifiche; ci raccomandiamo quindi, specie in presenza di malattie di vario genere o difficoltà metaboliche, di non confondere mai la letteratura con la medicina e non improvvisare il fai da te laddove sia necessario un consulto più specifico.

Il Manuale dell’onnivoro ha riscontato un grande successo, venendo molto apprezzato per la sua semplicità e la saggezza pratica; il libro ha inoltre influenzato significativamente il dibattito sull’alimentazione consapevole. Michael Pollan, nato nel 1955 a Long Island, New York, è docente all’Università di Berkeley e collaboratore di numerose testate americane; la sua produzione va considerata un esperimento originale e innovativo nel dibattito globale sulla salute e sul rapporto con il cibo.
«Una singola richiesta di regole che ho postato sul blog Well del New York Times ha ricevuto duemilacinquecento risposte – spiega Polland nell’introduzione al libro, dove racconta anche lo svolgimento del suo lavoro – Non tutte erano attendibili (…), ma altre sì, e molte le ho incluse qui. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito al progetto. Nell’insieme, queste regole compongono una voce condivisa sulla saggezza alimentare. Il mio compito non è stato plasmare tale saggezza quanto vagliarla con cura». Dunque una sorta di Wikipedia sul mondo del cibo con più verifica delle fonti e maggiore attendibilità, immediata e accessibile a tutti, di certo utile in un mondo come il nostro di sovra-informazione e industrializzazione spinta all’estremo.


 
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