La Contessa di Castiglione raccontata da Benedetta Craveri

Una delle più brave scrittrici italiane spiega ad Affaritaliani.it chi fu davvero la donna che affascinò l’Italia intera

di Chiara Giacobelli
Libri & Editori
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La contessa. Virginia Verasis di Castiglione, edito da Adelphi, è la nuova biografia pubblicata da Benedetta Craveri, apprezzatissima autrice italiana appassionata di storia, di personaggi e in particolare di donne.

Dopo aver raccontato le Amanti e regine, Gli ultimi libertini ed essersi occupata di altre figure di primo piano come Maria Antonietta e Madame du Deffand, la Craveri ha concentrato energie e tempo sulla ricerca attorno a una femme fatale italiana di cui molto si è discusso, arrivando a tesserle addosso non poche leggende. Virginia Verasis di Castiglione era senza dubbio una seduttrice seriale, fece perdere la testa – volutamente e per ragioni politiche – a Napoleone III e si pose al centro della scena mondana dell’Ottocento. Su di lei è stato scritto in abbondanza, sono stati realizzati film e documentari, svolti studi, ma la verità storica è stata spesso mistificata; solo di recente il ritrovamento di nuove fonti attendibili ha permesso alla Craveri di ricostruirne un ritratto veritiero, graffiante e inedito, dando vita a un libro che è sì una biografia, ma talmente ricca di colpi di scena, capacità narrativa e avventure straordinarie da avvicinarsi quasi a un romanzo di fantasia. Invece, tutto quanto raccontato è accaduto davvero, poiché a volte la realtà supera persino l’immaginazione.

In occasione dell’uscita di La contessa. Virginia Verasis di Castiglione, già presente in tutte le librerie del Paese, dove sta vendendo centinaia di copie, Affaritaliani.it ha colto l’occasione per intervistare una delle più grandi scrittrici storiche che l’Italia possieda.  

Benedetta, lei ha raccontato numerosi personaggi di grande fascino. Quando e come è nata l’idea di dedicare un intero libro alla Contessa di Castiglione?

“Il mio primo vero incontro con la Castiglione risale al 2007, quando fui invitata a evocare la sua amicizia con Costantino Nigra nel quadro di un importante convegno dedicato al grande diplomatico piemontese dall’Accademia delle Scienze di Torino. Fu in quell’occasione che mi resi conto di quanto la sua figura fosse originale e complessa e mal si adattasse al cliché romantico che faceva di lei una bellissima giovane donna pronta a sacrificare virtù e reputazione sull’altare dell’amor patrio, per poi sottrarsi agli occhi del mondo ai primi segni di invecchiamento. Ne tracciai dunque un ritratto a partire da quanto era stato scritto fino ad allora su di lei, conservando tuttavia il desiderio di saperne di più. Così dopo Gli ultimi libertini (Adelphi 2016) – un libro sulle vite incrociate di sette dongiovanni francesi dalle esistenze romanzesche, chiamati a fare i conti con la Rivoluzione – ho deciso di prendermi una vacanza dalla Francia del Settecento per saperne di più sulla Castiglione e sulla storia del Risorgimento italiano. E non me ne sono pentita!”


 

Su questa donna così speciale è stato scritto e filmato molto, più o meno romanzando, anche di recente. In che modo il suo ritratto si diversifica dagli altri e cosa deve aspettarsi il lettore che si accinge a leggerlo?

“Il mio libro si basa sulle migliaia di documenti conservati negli archivi italiani e francesi, mai consultati prima. Questo mi ha concesso di restituire la parola alla Contessa di Castiglione, intrecciando la sua voce a quella di coloro che l’avevano intimamente conosciuta: la madre, il padre, il marito, il figlio e gli uomini che più l’avevano amata”.

Come sempre, ha dedicato parecchio tempo e impegno alla ricerca storica, recuperando lettere inedite e facendo quindi emergere aspetti della sua personalità finora rimasti nell’ombra. Di tutto ciò che ha scoperto, quali sono i due o tre elementi che più l’hanno colpita, o che non si aspettava?

“A colpirmi è stata innanzitutto la personalità di Virginia, la sua insopprimibile esigenza di libertà, la sua rivendicazione del diritto ad essere se stessa - “Io sono io, Moi c’est moi” - e di vivere una vita consona alle sue esigenze e alle sue aspirazioni”.

Oggi abbiamo sufficiente materiale per poter ricostruire la vera personalità di Virginia Verasis, sempre nei limiti di quanto ci consente la documentazione scritta. È però innegabile che attorno al suo personaggio sia sorta una vera e propria leggenda, per alcuni quasi un culto. Quali sono a suo parere gli aspetti principali che hanno contribuito a far nascere il mito della Contessa di Castiglione?

“La prima a gettare le basi del suo mito è stata la Castiglione stessa. Dotata di uno straordinario talento di attrice, capace come nessuno di magnetizzare l’attenzione, prefigura le celebrità da rotocalco. A Parigi, come a Londra, come a Baden Baden, ogni sua apparizione mondana è un evento: tutti la vogliono vedere, conoscere, ammirare. La sua invenzione più in anticipo sui temi è il culto della personalità, l’inconfondibile genio di “essere famosa per essere famosa”. Ma il suo più grande talento è quello di cui dà prova davanti alla macchina fotografica. Virginia capisce fin dal suo trionfale arrivo a Parigi per conquistare Napoleone III che solo la fotografia potrà immortalare la sua bellezza. Facendosi scenografa, costumista, regista, si farà ritrarre in centinaia di fotografie che colpiscono come altrettante premonizioni di tendenze artistiche a venire. Per lei il suo corpo è un oggetto artistico e va fotografato come tale. Non a caso, a cominciare da Marina Abramovic e Cindy Shermaan, le grandi performer contemporanee l’hanno presa a modello”.


 

Tenendo conto della volontà di disporre liberamente di sé stessa propria della Contessa, in un’epoca in cui ciò era impensabile, la si può considerare un’antesignana del femminismo moderno?

“Antesignana Virginia lo è nel senso che del femminismo prefigura tutte le principali rivendicazioni, ma lo fa a nome proprio. È troppo individualista per parlare a nome delle altre donne”.

Se avesse la possibilità di incontrare Virginia di persona e le potesse porre una sola domanda, quale sarebbe?

“Le chiederei quale delle tante Virginie era la vera. Le domanderei chi era davvero, perché per me resta un enigma”.

Un’ultima curiosità che esula dal libro: lei vive tra Roma, Parigi e Napoli. C’è un luogo di Parigi che le sta particolarmente a cuore?

“La vecchia, meravigliosa sede della Bibliothèque Nationale a rue Richelieu”.