Melissa Panarello e “Storia dei miei soldi”: ecco gli ultimi appuntamenti per incontrarla
La scrittrice nella dozzina del Premio Strega 2024 chiude l’anno con tre eventi a Più Libri Più Liberi e annuncia un periodo di pausa per scrivere e riposarsi. Intervista e recensione
Per chi avesse voglia di incontrare Melissa Panarello dal vivo e parlare insieme a lei del suo Storia dei miei soldi, edito da Bompiani ed entrato nella dozzina del Premio Strega 2024, questa è l’ultima occasione per farlo. La Panarello ha infatti annunciato nel suo profilo Facebook che quelli in programma per dicembre saranno i quattro eventi conclusivi del suo tour, dopodiché si dedicherà a un periodo di riposo, famiglia, scrittura. Le date previste sono tutte a Roma in occasione della Fiera Più Libri Più Liberi: il 6 dicembre alle 12 si terrà un incontro dal titolo Le parole dell’arte insieme ad Alice Pasquini, a cura di Treccani; il 7 dicembre alle 12.15 presso la Sala Luna Melissa Panarello, Elena Stancanelli, Letizia Pezzali e Linda Laura Sabbadini dialogheranno con Annalena Benini sul tema Donne che parlano di soldi (dopo aver corso coi lupi); infine l’8 dicembre presenterà il libro Segni di Marco Pesatori (Mimesis Edizioni).
Cogliamo quindi l’occasione di queste nuove date e della fiera che tutti attendono a Roma per recensire il romanzo Storia dei miei soldi, di cui avevamo brevemente parlato nell’articolo dedicato alla dozzina del Premio Strega 2024. Non mancano i virgolettati della Panarello, a partire dall’intervista realizzata da Affaritaliani.it e dall’incontro svoltosi al festival Macerata Racconta.
Storia dei miei soldi, edito da Bompiani, si muove lungo un delicato filo narrativo che intreccia autobiografia e finzione. La vicenda si sviluppa attorno a due figure femminili che hanno la capacità di lasciare qualcosa di sé anche una volta conclusa la lettura: la prima è Melissa, narratrice e alter ego dell’autrice, la seconda è Clara T., l’attrice che quindici anni prima aveva incarnato Melissa stessa in un film tratto da un suo libro. L’incontro tra le due donne diventa il pretesto per esplorare un tema tanto tabù quanto universale: il denaro. Attraverso gli occhi di Clara e i suoi racconti senza peli sulla lingua, talvolta un po’ esuberanti ma sempre molto veritieri, il lettore viene catapultato in un viaggio introspettivo che svela la vulnerabilità e al tempo stesso il potere evocativo di ciò che il denaro rappresenta, non solo come strumento materiale ma anche in quanto simbolo identitario.
“Non è molto frequente raccontare dei propri soldi perché nessuno osa mai parlarne – ha raccontato Melissa Panarello intervistata da Loredana Lipperini – I soldi, soprattutto nelle mani delle donne, sono una grandissima vergogna, qualcosa a cui culturalmente non siamo abituati, perché abbiamo sempre visto le donne come brave mogli che tenevano a risparmio i guadagni del marito e riuscivano a mettere da parte per il futuro, per il corredo della figlia ecc. In passato le donne non sono mai state considerate in grado di gestire patrimoni importanti, tanto meno usarli per farci delle cose creative. La protagonista del mio romanzo, Clara, è proprio figlia di questo pensiero, come d’altra parte ne siamo figlie un po’ tutte noi. La speranza è che non lo saranno le nostre figlie”.
Clara, personaggio dal fascino inquietante, racconta a Melissa, che invece sta vivendo un momento di stabilità e serenità grazie al lavoro e agli affetti familiari, la propria caduta: dal successo inaspettato con la relativa abbondanza economica, fino alla desolazione dell’insolvenza e della vergogna. A mano a mano che procede, la sua storia, narrata con una sincerità quasi brutale, diventa uno specchio deformante per Melissa, che osserva e registra il naufragio dell’ormai quasi amica con un misto di empatia e distacco. “Clara esordisce al cinema con un film che ha tematiche sessuali e in quanto giovane donna viene subito ostacolata, oltre che spinta al disagio, a cominciare proprio dalla madre – continua Melissa, parlando della protagonista del suo libro – dunque i suoi soldi sono un tabù che io ho deciso di affrontare in questo libro per rompere il silenzio, prima di tutto dentro me stessa. Volevo ritornare a quella domanda che mi veniva fatta in continuazione per rispondermi stavolta: lo puoi dire, puoi raccontare quello che ti è successo, puoi esternare cose che non si raccontano ma che invece si dovrebbero raccontare, perché l’autobiografismo non è qualcosa che riguarda solo se stessi; spesso riguarda le vite di tutti, come può benissimo accadere in merito alla perdita di soldi”.
La Panarello adotta una prosa semplice ma efficace allo scopo, capace di alternare momenti di cruda analisi a passaggi più introspettivi, attirando il lettore al punto tale da voler sapere con impazienza come andrà a finire la storia di Clara. In effetti, senza voler fare spoiler, il finale è forte, forse in parte – ma solo in parte – atteso già dalle prime pagine, eppure ciò non cambia la sensazione di intenso disagio e turbamento che lascia nel lettore, aprendo a riflessioni che continuano anche una volta chiuso il libro. “Ti porto i miei estratti conto. Altro che romanzi, è lì che trovi le storie della gente. È così che conosci le persone, da cosa scappano e da cosa si sono fatte sedurre, se vuoi conoscere il passato e il futuro di qualcuno è lì che devi guardare, lascia perdere le stelle, le carte, le linee della mano. Fidati delle loro tasche”. Sono parole di Clara, scritte da Melissa, e se è vero che in un primo momento potrebbero sembrare un po’ superficiali nella pretesa di ridurre la vita di una persona ai suoi movimenti bancari, se ci si ferma a pensarci bene, e magari si prova a fare un esempio con i propri estratti conto, è incredibile scoprire quante informazioni si possono ricavare sulla vita di qualcuno a partire da essi. Una rivelazione che potrebbe lasciare sconcertati.
Lo stile confidenziale ma letterariamente denso del romanzo permette di affrontare questioni complesse e, per l’appunto, poco raccontate con quel tocco di sensibilità che meritano: il possesso, la vergogna legata al denaro, il fallimento personale e, su tutto, il peso del giudizio sociale, ma anche quello familiare e genitoriale. Centrale è inoltre la dinamica di genere: il romanzo esplora infatti come il denaro, in mano a una donna, si porti dietro pregiudizi storici e culturali che lo associano inevitabilmente alla moralità o alla sua mancanza. Esso diventa quindi la chiave magica per decifrare ogni aspetto della vita di Clara, dai rapporti familiari alle relazioni amorose, in un parallelismo che ne mette in luce il valore simbolico: il denaro riflette spesso chi siamo, cosa desideriamo e da cosa fuggiamo. L’estratto conto di Clara, non a caso, diviene il perno narrativo, una mappa della sua esistenza.
Storia dei miei soldi ha ricevuto un’accoglienza entusiastica dalla critica, tanto da rientrare nella dozzina del Premio Strega 2024 proposto dalla scrittrice Nadia Terranova, che lo ha definito “un romanzo magnifico, scivoloso e sapiente”, sottolineandone la capacità di esplorare temi scabrosi senza indulgere nella retorica. Melissa Panarello riesce quindi a coniugare una narrazione onesta con un’ottima costruzione letteraria, offrendo un ritratto umano universale. “Il germe di questo libro è nato alcuni decenni fa, quando appunto uscì il mio primo libro – ancora dalle parole della Panarello – Tutti mi chiedevano quanto ci fosse di autobiografico, cosa avessero pensato di me i miei genitori e la terza domanda era sempre quanto avessi guadagnato da quel romanzo. Era, all’epoca, una domanda che mi metteva molto in difficoltà, specialmente perché, se ci si fa caso, non viene mai fatta ai colleghi maschi altrettanto bestselleristi. Conosco tanti colleghi che hanno venduto moltissime copie, eppure quasi nessuno gli ha mai posto questa domanda, di certo non un giornalista durante un’intervista ufficiale. Io invece me la sentivo fare spesso, perché ero giovane, ero donna e anche perché avevo parlato di sesso. Voglio dire che in qualche modo era come se io quei soldi non li meritassi; la stessa cosa succede a Clara, essendo un personaggio specchio”.
Tra i temi c’è però anche quello della maternità, vissuta in più forme e con emozioni piuttosto differenti tra loro: l’essere madre felice di Cosmo da parte di Melissa, ma anche il suo approcciarsi alla seconda nascita con uno stato d’animo abbastanza risolto e sereno (se non si considera il terremoto interiore che ascoltare la storia di Clara scatena in lei); la mancanza del figlio da parte di Clara, tanto desiderato quanto rimpianto nel momento in cui è costretta ad allontanarsi da lui; la figura materna del tutto negativa con cui Clara deve confrontarsi sin da bambina, e poi ancora da adulta: la madre è infatti la sua principale nemica. “Credo che quando si diventa madri si debba anche scegliere cosa si vuole essere – spiega a tal proposito la Panarello – Non basta fare un figlio per poter assolvere al ruolo di genitore, bisogna anche impegnarsi molto affinché la genitorialità vada nel modo in cui si desidera. Clara racconta di un rapporto in cui l’asse è totalmente ribaltato, ovvero la mamma viene nutrita dalla figlia, economicamente ma anche sentimentalmente: le chiede denaro, risorse psicologiche, emotive, di fatto pretende che si occupi di lei come se fosse la sua bambina. Quando poi Clara non può più darle ciò che vuole perché perde tutti i suoi soldi, non le serve più. A trattarla come una gallina dalle uova d’oro sono quasi tutte le persone che la circondano: la madre, i fidanzati, l’agente, i colleghi, coloro con cui intesse rapporti senza che se ne accorga regolati dal denaro, o meglio dal ricatto che questo denaro può suscitare”.
Storia dei miei soldi è quindi una lettura consigliata non soltanto per la sua capacità di sondare la complessità dell’esistenza, ma anche per l’invito a ripensare il nostro rapporto con un elemento così intimo e onnipresente come il denaro. Melissa Panarello firma un romanzo che non teme di confrontarsi con le ombre del quotidiano, dando prova di essere una voce coraggiosa e matura della narrativa italiana.