Storie di ordinario bullismo nel romanzo di Caterina Falconi: "Dimmelo adesso"

Intervista a Caterina Falconi sul nuovo romanzo "Dimmelo adesso", Vallecchi editore

Di Bernardo Oriali
Libri & Editori
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Dimmelo adesso, il nuovo romanzo della scrittrice abruzzese Caterina Falconi per le edizioni Vallecchi Firenze,  è un romanzo concepito e scritto diversi anni fa, nella prima di numerose stesure.

“All’epoca le mie figlie frequentavano la scuola media. Il bullismo scolastico e virtuale era già una realtà ingombrante, ma in Italia non erano stati ancora presi chiari provvedimenti in proposito. I ragazzini invece avevano interiorizzato nitidamente la figura del bullo e ai miei occhi di madre il problema appariva macroscopico” racconta l’autrice.

Nota per le sue riduzioni di classici della letteratura e per i romanzi destinati ai lettori più piccoli – di prossima uscita la serie sui Giovani ficcanaso per il gruppo Rusconi – la Falconi di giovani s’intende. Ed è proprio grazie alle precedenti esperienze narrative che ha potuto riprendere in mano e lanciarsi nell’ennesima, stavolta portata a buon fine, versione di Dimmelo Adesso.

Un romanzo maturo, di estrema intensità, che pone sotto lo scandaglio temi rilevantissimi con una eleganza che non espelle momenti di realismo.  

Cosa notava nelle dinamiche del bullismo?

Notavo che tanti adulti preferivano minimizzare la questione ed evitavano di chiamare i soprusi con il loro vero nome: bullismo, appunto. Questa dissonanza è stata la molla che mi ha spinta a scrivere sull’argomento.

So che ha impiegato anni a trovare una “casa” per il romanzo. La pazienza è una dote fondamentale per uno che voglia fare lo scrittore?

Più della pazienza, perché lo scrittore è un coacervo di stati emotivi contrastanti, è fondamentale l’ostinazione, non demordere di fronte ai rifiuti editoriali, valutare le proposte di pubblicazione. Discernimento, autocontrollo, visionarietà, sono alcune delle componenti dell’ostinazione. A esse va aggiunto un pizzico di fatalismo, perché ogni romanzo ha un destino e certe pubblicazioni sono quasi predestinate.

Anche lei potrebbe dire, parafrasando Flaubert, la bidella Angelica sono io?

Angelique c’est moi per la sua tendenza a fantasticare, e per la speranza che prima o poi s’avveri il nostro più acceso desiderio. Ma io, a differenza della bidella laureata, non sono una rinunciataria e sono stata protagonista di tutte le mie scelte, giuste e sbagliate. Inoltre ho sempre provato a intervenire al momento opportuno e come potevo, quando ho notato che degli indifesi si trovavano in difficoltà.

Tema fondamentale del libro è la responsabilità, la tempestività con cui si dovrebbe agire dinanzi ai soprusi. Non trova sia impopolare, in una società che preferisce odiare anziché fare autocoscienza?

In effetti questa contemporaneità è refrattaria alla responsabilità. Tuttavia i proclami vanno di moda, soprattutto sui social. A leggere certi post parrebbe di avere a che fare con una pletora di giustizieri, idealisti, persone d’onestà specchiata. Eppure ho imparato che spesso certe dichiarazioni nascondono l’opposto di quanto millantato. La cosa triste è che si contrabbandino l’odio e talvolta l’invidia per protesta. La vita e il tempo sono l’unico banco di prova delle dichiarazioni più o meno sincere. E l’odio non è mai la soluzione delle ingiustizie.


 

Ritengo che le donne ameranno questo romanzo, soprattutto le donne al giro di boa della menopausa. Quali sono i luoghi comuni legati a questa stagione della vita?

Ultimamente si parla tanto di menopausa. A farlo sono soprattutto le ditte produttrici di integratori alimentari, di cosmetici. Sulle riviste proliferano i consigli di bellezza e quelli per vivere al meglio, sul fronte della salute, un’età delicata. La cosa è senz’altro un bene. La donna in menopausa può conservare la sua avvenenza, la seduttività, ed è sacrosanto che rivendichi il diritto al piacere, alla sessualità. Così come quello apparentemente opposto di prescindere dall’aspetto, a dispetto di chi asserisce che dopo i cinquanta il femminile sfumi in una progressiva invisibilità.

Che approdo è per lei la casa editrice Vallecchi?

È un sogno che s’avvera. La casa editrice di Giovanni Papini e Astrid Lindgren, scrittori fondamentali nella mia giovinezza e infanzia. E, a prescindere dall’autocompiacimento sentimentale, è l’approdo editoriale più importante a cui sia pervenuta, pertanto farò di tutto perché il libro vada bene. Grata al direttore  Alessandro Bacci che ha voluto darmi fiducia.