Thomas Hardy, il malinconico romanziere della natura

Fazi Editore ha già pubblicato sei titoli con splendide cover. ”Due sulla torre” è l’ultimo apparso in libreria

di Chiara Giacobelli
Libri & Editori
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Non sempre essere un artista coincide con l’essere un ribelle, scapestrato, quando non persino dannato. Thomas Hardy raggiunse un grande successo in vita decidendo di abbandonare la propria carriera di architetto per inseguire la passione di scrivere libri, tuttavia non si montò mai la testa, né combinò guai degni di nota. Si sposò con l’amata Emma Lavinia Gifford e insieme a lei si allontanò dalla vita frenetica di Londra per andare a vivere in campagna, a contatto con la natura.

Proprio quest’ultima è uno dei temi predominanti nella narrativa di Hardy, che si fa promotore di un messaggio volto all’umiltà e all’armonia: l’essere umano non può e non deve sfidare la natura, poiché perderà sempre; l’unica via per non incappare in un destino infame è vivere in sintonia con essa.

Ecco allora che i personaggi dei suoi libri sono per lo più persone di basso ceto sociale – come, d’altra parte, lo era la sua stessa famiglia – che vivono dei frutti della terra e la rispettano, oppure al contrario ambiscono al potere, si lasciano tentare dal desiderio, dimenticano di essere infinitamente piccoli nell’universo e per questo pagheranno terribili conseguenze.

Malinconico e vicino alla filosofia schopenhaueriana, Thomas Hardy – vissuto nel Dorset inglese a cavallo tra Otto e Novecento – ci ha lasciato una cospicua produzione in cui non si fa scrupolo di criticare la società vittoriana e rimettere l’essere umano al suo posto, al fine di mostrare “il contrasto tra la vita ideale desiderata da un uomo e quella reale e squallida che egli era destinato ad avere”.

Fazi Editore ha iniziato qualche anno fa a pubblicare le più belle opere di Thomas Hardy nella collana Le strade. Niente di più appropriato delle cover bucoliche e floreali scelte dalla casa editrice per presentare i suoi romanzi: Hardy fu infatti il primo vero paesaggista letterario, influenzato dall’Impressionismo francese e dunque accurato nei dettagli, con una narrazione onnisciente basata più sulle descrizioni e il racconto che non sui dialoghi, sul ritmo e i colpi di scena. Le storie di Hardy sono dei veri e propri quadri in divenire e per questo li si deve leggere con la necessaria calma, apprezzando ogni singola pagina.

I titoli attualmente pubblicati, e di cui faremo una breve recensione, sono i seguenti: Due sulla torre uscito in libreria ad aprile di quest’anno, Due occhi azzurri, Via dalla pazza folla, Estremi rimedi, Sotto gli alberi e Nel bosco.

Due sulla torre

È l’ultimo uscito della serie, ad aprile del 2021, molto atteso da coloro che stanno collezionando i titoli di Thomas Hardy nelle edizioni Fazi. In copertina una giovane con un elegante abito giallo guarda rapita un ragazzo che ci volge le spalle ed entrambi si trovano all’ingresso di una struttura antica: lei è Viviette Constantine, sposa abbandonata dal marito troppo presto, colta nell’attimo in cui si sta innamorando di Swithin St. Cleeve, un astronomo che trascorre le proprie giornate in cima a una torre studiando le stelle. Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse per il fatto che lui conta ben nove anni meno di lei, aspetto oggi alquanto irrilevante (fino a un certo punto…), ma all’epoca considerato scandaloso; ancor più se la dama in questione non era né nubile né vedova, ma soltanto lasciata sola con sé stessa.

Ed ecco che torna allora il fantasma del destino avverso, in un susseguirsi di passioni in corsa verso la rovina, con barlumi di felicità appena assaporati. Non c’è bisogno di dire che la società puritana del tempo si mostrò alquanto indignata di fronte a un romanzo tanto esplicito nei temi e sconveniente nell’etichetta, non risparmiandogli le critiche mentre – senza farne parola con nessuno – si dirigeva nelle librerie ad acquistarne una copia, facendolo quindi salire nelle classifiche di vendita. Oggi che la censura non esiste più e forse possiamo godere di una mentalità un po’ aperta, Due sulla torre è stato inserito all’unanimità tra i capolavori di Thomas Hardy; è anche uno dei suoi libri più intensi e intriganti, pieno di sentimenti accesi, matrimoni segreti, presunte morti, gravidanze e adulteri, ovvero tutti quegli elementi che senza dubbio ce lo faranno amare alla follia.

Due occhi azzurri

Fu questo il primo romanzo che Thomas Hardy pubblicò a suo nome e subito ottenne un ottimo riscontro dal pubblico. Non solo: la scrittrice Virginia Woolf disse di lui che “è innegabile l’abilità di Hardy – l’abilità del vero romanziere – di farci credere che i suoi personaggi siano persone come noi, guidate dalle proprie passioni e idiosincrasie; al contempo – e questo è il dono del poeta – in loro vi è un qualcosa di simbolico che ci accomuna tutti”. In quel periodo Hardy era più proiettato alla narrativa che alla poesia – in cui si rifugerà dopo l’insuccesso di Jude l’oscuro – eppure Virginia già coglie il tocco del poeta nelle pagine che legge.

Protagonista della storia è la bella Elfride, una donna a cui è affidato il compito di rappresentare proprio quel concetto di insoddisfazione, ricerca di potere, volubilità e distacco dalle origini che abbiamo visto essere al centro della narrativa di Hardy. Due saranno gli uomini che farà soffrire, cercando di elevarsi dalla propria posizione di umile figlia di un mediocre pastore, ma non dimentichiamoci che per l’autore chiunque si macchi del peccato di vanagloria avrà un caro prezzo da pagare…


 

Via dalla pazza folla

Chi non conosce questo libro? È tra i più celebri dell’autore insieme a Tess dei D’Urberville, grazie anche a ben tre trasposizioni cinematografiche che ne hanno decretato il successo in tutto il mondo. Fazi lo ha pubblicato raffigurando sulla cover l’opera The Black Brunswicker di John Everett Millais (1860): già solo questo ci potrebbe spingere a prenderlo dagli scaffali delle librerie in cui è riposto. Aprendo poi la copertina e leggendo la sinossi, non si può non restare colpiti dalle parole che la casa editrice sceglie per descrivere il libro: “Se un romanzo può essere completamente intriso d’amore, ebbene questo lo è. Un amore per tutto, e non solo per le cose vive: per le melodie polifoniche del vento e per il linguaggio delle stelle, per le piante e per i colori, per il tempo che passa da un sorriso a una minaccia, per la fragilità della vita e per l’incanto di un gioco di luci. E, soprattutto, per la misteriosa algebra dei sentimenti umani”.

L’amore, dunque, è il grande protagonista di questa toccante storia che si è fatta ricordare nei secoli. Con esso, lo sono però anche la natura, amata da Hardy sopra ogni cosa e qui evocata sin dal titolo, che suggerisce appunto una fuga dal caos della città; la genuinità delle attività semplici, a contatto con i ritmi della campagna; le passioni contrastanti nonostante la ricerca di equilibrio. Di certo, non è un romanzo che potrà essere dimenticato facilmente.

Estremi rimedi

Ecco un altro titolo entrato a far parte della collezione Fazi dei romanzi di Thomas Hardy solo due anni fa e ovviamente molto apprezzato, sia per la trama che per la bellissima copertina in cui fa bella mostra di sé My lady’s garden di Edmund Blair Leighton (1905). In realtà, se si va in ordine cronologico si scopre che questo fu il romanzo d’esordio dello scrittore inglese, al cui interno si trovano già in nuce i suoi temi cardine: i personaggi provenienti da un ceto sociale basso, spesso con tristi drammi alle spalle; l’amore in tutte le sue forme ed espressioni; un certo romanticismo inteso nel senso ottocentesco del termine, ma anche in quello moderno; la natura nella sua inesprimibile bellezza al centro del cosmo e il vivere dell’uomo in armonia con essa.

In questa storia che vede protagonista la sfortunata Cytherea Graye emerge in maniera evidente il divario tra il futuro sognato dai comuni esseri umani e quello che nella realtà si concretizzerà per loro, senza tuttavia perdere la speranza e la luce dei sentimenti benevoli. Peraltro, questo è forse uno dei libri più avvincenti che Hardy, all’epoca condizionato dallo stile dei “sensation novels”, firmò, a fronte di colpi di scena, incendi, fughe, inganni, suspense e persino un omicidio.


 

Sotto gli alberi

Questo titolo e il prossimo sono alquanto indicativi del ruolo che la natura gioca all’interno delle storie narrate da Thomas Hardy insieme all’amore, come si è detto anch’esso sempre presente, seppur scandagliato in tutte le sue sfaccettature. Scritto nel 1872, ma revisionato più volte dallo stesso autore non soddisfatto del risultato fino al 1912, Sotto gli alberi è considerato un classico della letteratura inglese e il romanzo più umoristico di Hardy. Ancora una volta il colpo di fulmine nel contesto di un’idilliaca campagna inglese dà il là ad una serie di avvenimenti che coinvolgono emotivamente il lettore, facendolo appassionare alle vicende, ai personaggi così realistici e anche a quel cambiamento in atto a cavallo tra Otto e Novecento. Ci troviamo, infatti, proprio nell’epoca che Stefan Zweig descrive nel suo Il mondo di ieri, la stessa che vede cadere imperi, declinare famiglie aristocratiche e soprattutto il morire delle tradizioni e del lavoro manuale a fronte dell’avanzata tecnologica.

È anche di questo che si parla in Sotto gli alberi, un’opera in cui utopia, realtà, progresso e sentimenti si fondono per dare vita a un romanzo immortale, simpatico, allegro e piacevolissimo da leggere.

Nel bosco

Sebbene anche qui la natura sia il fulcro dell’intero scritto, il risultato finale non può essere più diverso. Se infatti il precedente era un libro gioioso ed estroverso, questo è alquanto impregnato di malinconia, di struggimento, di disperazione in contrasto con una felicità che sembra sfuggire dalle mani di tutti i personaggi.

Il bosco, gli alberi, il silenzio del verde e gli animali che lo popolano sono la cornice in cui le vicende umane prendono vita, piccole e insignificanti rispetto all’andamento del cosmo. Così, un amore puro e sincero finisce per essere soppiantato dall’avidità e dalla buona posizione sociale: di nuovo, torna l’opposizione netta tra coloro che stanno nella natura e coloro che si innalzano al di sopra di essa.

Nel bosco (…) si situa all’altezza dei maggiori romanzi dell’autore, uno dei massimi narratori di lingua inglese in assoluto”, scrive a tal proposito il critico letterario Pier Vincenzo Mengaldo. È allora proprio qui, forse più che in qualunque altro suo lavoro, che si possono ricercare quelle descrizioni paesaggistiche tipiche dello stile innovativo di Hardy, il suo saper dipingere con le parole per dare vita a veri e propri quadri in movimento.