Andrea Stillacci si candida ad essere il nuovo Armando Testa?

Cominciano ad essere tanti i creativi nostrani che sono andati all’estero, sono tornati e hanno vinto qui in Italia

di Pasquale Diaferia
Andrea Stillacci (facebook)
MediaTech

Andrea Stillacci si candida ad essere il nuovo Armando Testa?

La notizia è stata data in grande stile su tutte le maggiori riviste di settore. Poi gli italiani che hanno visto lo spot LanciaYpsilon in tv non hanno potuto comprendere il valore della cosa.

Perché per la prima volta nella storia dell’ex gruppo Fiat, oggi Stellantis, nasce un’agenzia da due realtà italiane diverse, ma internazionali, per gestire  la comunicazione di una delle loro marche.

Infatti sono oltre 30 anni che la pubblicità Lancia è gestita dalla storica Armando Testa: l’agenzia di un dei più grandi creativi nazionali, che dopo la sua scomparsa è stata orgogliosamente guidata dal figlio Marco, come il più grande gruppo italiano indipendente dai network internazionali.  

Eppure, per il rilancio della special Edition Cassina Ypsilon, anche con l’appoggio della dirigenza Stellantis, Testa crea un’agenzia a parte per seguire il marchio automobilistico, associandosi ad uno dei più bravi creativi italiani che, però, da anni vive e fa business all’estero.

Andrea Stillacci rappresenta la chiara metafora della pubblicità nazionale degli ultimi 25/30 anni. Abbiamo già segnalato del progressivo smantellamento della reputazione e remunerazione dei creativi locali per mano delle multinazionali, iniziato nei primi anni del nuovo Millennio. 

Andrea, che era uno dei più bravi talenti in assoluto in quegli anni, soffriva questa impossibilità di esplosione. Ed in accordo con i dirigenti londinesi del suo network, ha lasciato al sede milanese della JWT, per lanciarsi in UK in una avventura intellettuale e professionale che in questo paese gli veniva praticamente impedita. Non solo ha dimostrato il suo valore lavorando da Londra su alcuni dei conti internazionali più importanti della sigla, ma è rapidamente diventato Direttore Creativo, imponendo uno stile efficace e di grande qualità e originalità.

Al punto che continua la sua carriera portando la sua mano a Parigi, dimostrando di avere una visione chiara, pragmatica e sovranazionale. Viene così “acquistato” dalla Grey Parigi, secondo quelle belle logiche da calciomercato che rendono questo mestiere ancora molto quotato e remunerato, almeno fuori dall’Italia. In tempi molto rapidi Andrea diventa anche Presidente di Grey, a suon di New Business e premi internazionali. Un bel finale per un manager creativo che ha trovato la sua strada nei grandi network.

E invece Andrea, ormai quarantenne splendido e affermato, rischia tutto con un All in da vero fuoriclasse, dieci anni fa abbandona la sicurezza della multinazionale, fonda la sua propria agenzia, con un nome programmatico, Herezie,  e si lancia nella sfida più bella. Conquista clienti di grande qualità, big Spender come Procter & Gamble, ma anche tanti clienti locali francesi, vince ori al Festival di Cannes come se piovesse. E da vero indipendente di successo, riesce a superare il limiti della sua italianità (almeno per lo sciovinismo d’oltralpe) ricoprendo  anche il prestigioso incarico di presidente dell’associazione delle agenzie di pubblicità francesi, l’equivalente di Una qui da noi.

La storia arriva ai giorni nostri, con la decisione di Andrea di aprire una piccola filiale operativa in Italia che, lavorando sui principi  della casa madre, qui fa strage di clienti: da Giovanni Rana e Costa crociere, le qualità e l’internazionalità delle campagne di Herezie fanno così notizia che sia i francesi di Stellantis, che i manager italiani della ex Fiat cominciano a domandarsi se non sia il caso di lavorare con un talento italiano di così grande valore. La stessa domanda se la pone Marco Testa, che oggettivamente deve cominciare a riflettere sul futuro della sua sigla. Ed ecco che il cinquantenne Andrea, appassionato di arte moderna e musica colta, con una grande credibilità internazionale ma molti estimatori anche nel Bel Paese, diventa una sorta di simbolo del creativo italiano del nuovo millennio. Qualcuno sussurra il nome del Grande Armando, nelle conversazioni private.

Nasce così  777, che continua nella linea dei nomi  pieni di senso simbolico, e per la prima volta nella storia di questo paese, si impone il concetto della multinazionale italiana della pubblicità, controllata in modo paritario da due grandi nomi per gestire una storica marca nazionale in Europa. Sull’asse Torino- Parigi, correndo tra arte, design e pubblicità, innestando la cultura creativa italiana sul management industriale internazionale, la nuova sigla viene festeggiata da tutti  gli operatori indipendenti.

Gli unici che non hanno profferito parola sono i creativi ed i manager della JWT e del gruppo WPP, che, all’epoca, persero un treno di innovazione e creatività che poteva essere guidato da Andrea, e direttamente dall’Italia. E a cui Herezie, negli ultimi anni, ha strappato clienti importanti..

La morale è chiara: puoi cercare di soffocare i Talenti Creativi italiani, ma sei destinato al fallimento del tuo progetto. Perché quei cervelli fuggono all’estero, fanno carriera internazionale e tornano qui, a mangiare il cuore a quei manager che, con poca visione, concordavano sul “perché pagare così tanto quei rompiballe dei creativi?” di Sorrelliana  memoria. E che hanno depresso le nostre agenzie ed i nostri creativi. 

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