Banfi, Facebook non riconosce l'ironia. L'algoritmo è ancora troppo stupido

Il caso del gruppo di Lino Banfi chiuso su Facebook e poi riammesso apre il vaso di Pandora: l'algoritmo che dovrebbe tutelarci è ancora troppo "stupido"

Di Giuseppe Vatinno
Lino Banfi
MediaTech

Lo stupidismo del politicamente corretto blocca la pagina di Banfi e lo avvicina al generale Vannacci

Lo stupidismo del “politically correct” e della “cancel culture” - alfieri della cultura “Woke” - avanza imperterrito e nulla sembra poterlo più fermare. L’Intelligenza Artificiale utilizzata che dovrebbe gestire gli algoritmi di controllo pare particolarmente stupida e non in grado di riconoscere quella raffinata forma di intelligenza che si chiama ironia ed è tipica della specie Homo Sapiens.

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Tutti ci siamo imbattuti nel bacchettone Zuckerberg che censura una trasparenza femminile ma non le minacce di un delinquente, tuttavia, questa volta gli algoritmi cretinetti del ragazzotto americano l’avevano fatta proprio grossa chiudendo il gruppo Facebook di Lino Banfi. Così il popolare attore pugliese ha preso carta penna e calamaio – si fa per dire - ed ha scritto a Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera.

Il gruppo di 27.000 anime si chiama “Noi che amiamo Lino Banfi” ed ovviamente utilizzano il “banfianesimo” come lingua ufficiale e cioè quel simpatico idioma artificiale creato con termini italo – pugliesi che ormai tutti conoscono grazie ai film dell’attore.

E così si lamenta Banfi: “In pratica, caro direttore, per dirla garbatamente, papéle papéle, cosa ho fatto io a Mister Mark Zuckerberg e ai suoi algoritmi? Ci ho messo più di 60 anni per far parlare il mio linguaggio a tutti, mi chiamano Maestro, mi danno i premi alla carriera e questo mi spegne tutto! Ma come si permette ‘sto arcimiliardario maledetto che chi chezzo lo conosce? Arrivati a questo punto, se vuole la guerra, mi sfogo! CHEZZO! CHEPO DI CHEZZO! Ti metto i menischi nella scapolomerale! Ti spezzo il capocollo e te lo metto a tracollo! PORCA PUTTÉNA per tre volte e, dulcis in fundo: MI SONO ROTTO LE PELLE. E adesso fatemi pure arrestare”.

Dopo solo due giorni dalla lettera il gruppo è tornato su FB con tanto di scuse dell’improvvido tycoon: “I contenuti non sono contrari agli standard della community in materia di istigazione alla violenza, di incitamento all’odio o in contrasto al divieto di pubblicare scene di nudo”. 

Calogero Vignera, ideatore e conduttore del gruppo è stato ancora più esplicito: “Il politicamente corretto ha rotto un po’ le ‘pelle’. Ma perché una battuta di Lino Banfi deve per forza offendere o discriminare qualcuno? […] Un algoritmo non è in grado di analizzare il contesto né di capire le sfumature e invece ha stabilito che Banfi, maestro della comicità, è un personaggio ‘cattivo’ e pericoloso”.

È dunque chiaro che i guardiani del web utilizzati dai social non funzionano e che l’elemento umano è – ancora - fondamentale. E quindi si costruisce un’inaspettata alleanza tra Banfi e il generale Vannacci, autore de “Il mondo al contrario”. Ricordiamo solamente alcuni aspetti eclatanti di questo impazzimento globale, come il rifacimento di Biancaneve con un’attrice nera (“Neraneve”), i sette nani modificati per non discriminarli e il povero principe azzurro che rischia una denuncia per aver baciato la ragazza mentre dorme e quindi senza il suo consenso.

Ne avevo parlato in un articolo qualche settimana fa. Anche la gente normale, caro Banfi, “Si è rotta le pelle”. Grazie di averlo fatto notare.

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