Da Pd e Repubblica alla guida de "Il Tempo": svolta a destra per Tommaso Cerno

Direttore de L’Espresso e vicedirettore di Repubblica è stato pure senatore del Pd: la coerenza non sembra essere il suo forte

Di Giuseppe Vatinno
TOMMASO CERNO
MediaTech

Dal Pd e "Repubblica" alla guida de "Il Tempo": la svolta a destra di Tommaso Cerno

In Italia funziona così. Dirigi l’Espresso, la corazzata simbolo della sinistra più dura e intransigente, sei vicedirettore di Repubblica e per non farti mancare niente diventi pure senatore del Partito democratico con Renzi. Poi decanti un po’ in salamoia a l’Identità -che a questo punto ha avuto la funzione di rampa di lancio- e infine approdi a Il Tempo, quotidiano simbolo della destra conservatrice nella scuderia degli Angelucci.

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Ecco come Tommaso da Udine, al secolo Tommaso Cerno, ha conquistato Palazzo Wedekind, che sorge proprio davanti a Palazzo Chigi. Curiosamente Gaetano Pedullà ha fatto il percorso inverso. Direttore de Il Tempo ora si ritrova a dirigere La Notizia, posizionata a sinistra che più a sinistra non si può. Ma di queste traiettorie balistiche anomale non si parla perché la coerenza non è tra le virtù più annoverate nel nostro Paese.

Ma torniamo al nuovo direttore. Cerno è un caso italiano, anzi friulano. Nato a Udine da una famiglia di origine slovena è un dirigente dell’Arcigay e uno degli animatori del Gay Pride di Venezia, non esattamente lo stereotipo dell’uomo di destra, alla Vannacci per intenderci. Nel 1995 si candida a Udine con Alleanza nazionale ma gli va male e lui imperterrito cambia lesto il cavallo e si ritrova così a fare l’assistente del vicesindaco del Pds Andrea Montich che però è del partito avverso a quello suo. Poco male. Chi non si adatta all’ambiente, dice il buon Darwin, è perduto e Cerno è un ottimo scolaro del naturalista inglese.

Nel frattempo, oltre la politica, Tommaso coltiva la nobile arte del giornalismo e così diventa professionista. Dopo alcuni giornali locali, direttore de Il Messaggero Veneto, arriva, come detto, sulla tolda dell’Espresso nel 2016, poi condirettore di Repubblica con Calabresi, sponsorizzato dalla amministratrice delegata Monica Mondarini. Quando Renzi lo candida, a Repubblica ci restano molto male ma Cerno ha un ottimo rapporto con Carlo De Benedetti, meno buono con il figlio Marco che gli è succeduto. Nel settembre 2022, dopo una strana vicenda di cambio di direttore, diventa direttore del “quotidiano minore”, come scrive Wikipedia, L’Identità, appena fondato.

Una storia in cui ci si capisce poco -è edito da una cooperativa- ma che poi, alla luce di quanto è ora successo, ha un suo senso e una sua funzione: si trattava del vettore di lancio, per usare una espressione spaziale ora tornata di moda. Nel 2018 diviene dunque senatore per il Pd, “me lo chiede Matteo (Renzi, ndr)”, dove si fa un po’ di giretti e lascia i compagni per andare al Misto per poi tornare di nuovo al Pd, dopo aver annunciato un passaggio al partito di Renzi che nel frattempo ha mollato pure lui il Pd.

Scrive anche in instant book con la deputata Debora Serracchiani. Dal 2022 è sposato con Stefano Balloch, ex sindaco di Cividale del Friuli per Fratelli d’Italia. Ora, dopo l’utile purgatorio de L’Identità, ritorna di destra e va a Il Tempo e si porta il suo fedele vice a L’Identità, Alessio Gallicola. Compare spesso in Tv con alle spalle improbabili scenari coreografici, stile palladiano. Pontifica sullo scibile umano e nel 2016 si fa fotografare con la mazzetta dei giornali squadernati sulla scrivania, in giacca e cravatta e regolamentare completo “blu D’Alema”, gli occhiali giusti e lo sguardo assorto che punta un immaginifico orizzonte lontano e le mani che si contengono l’una con l’altra. Ora sappiamo cosa puntasse.

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