Doris dietro le dimissioni del 2011: Berlusconi e il retroscena di Sallusti
Cinquant'anni del Giornale. I cinque direttori hanno rievocato i loro trent’anni al timone del quotidiano fondato da Indro Montanelli
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Tutti, ma proprio tutti i direttori de Il Giornale – da Alessandro Sallusti a Vittorio Feltri, da Maurizio Belpietro a Mario Giordano fino ad Augusto Minzolini – riuniti per celebrare i 50 anni del quotidiano fondato da Indro Montanelli. A moderare questa rimpatriata, Bruno Vespa.
Segno evidente che il conduttore di Porta a Porta vorrà pure apparire sopra le parti, ma fatica a discostarsi dal centro-destra. Comunque, i cinque direttori hanno rievocato i loro trent’anni al timone del quotidiano che è stato da sempre espressione di Silvio Berlusconi e del suo pensiero politico.
Secondo Sallusti, ad esempio, a convincere Berlusconi a mollare Palazzo Chigi nel 2011, mentre lo spread schizzava sopra quota 571 e si preparava a entrare nelle stanze dei bottoni l’inquietante loden di Mario Monti, fu Ennio Doris. Il quale, pur essendo amico del Cav si fece due conti e si accorse che un’Italia in default non avrebbe fatto granché bene alle casse di Mediolanum. E Belpietro, che nel frattempo era andato a Libero, racconta che lo chiamò Mario Draghi chiedendogli di non far abbandonare il seggio a Berlusconi, men che meno per lasciarlo nelle mani di Monti. Troppo tardi, il Colle aveva già deciso.
Oggi, a 13 anni di distanza dalla defenestrazione di Berlusconi e a 50 dalla fondazione de Il Giornale i vari direttori si ritrovano a celebrare il quotidiano. Dimenticando, però, la redazione che pure avrebbe avuto tutto il diritto di prendere parte alla festa. D’altronde, sarà pur merito dei giornalisti se un quotidiano a un certo punto è arrivato a vendere 250mila copie. Core ingrato, direbbe la canzone.