Feltri vs Ferragni sull'affaire Giambruno: "Che cazzo dice? Zero buon senso"

Il giornalista attacca l'influencer dopo l'accusa di quest'ultima al compagno di Meloni

Di Giuseppe Vatinno
Vittorio Feltri Chiara Ferragni
MediaTech

Feltri show in difesa di Giambruno: "Chiara Ferragni? Scade nell'insulto e manca di buon senso"

Gli antefatti. Andrea Giambruno, compagno della Meloni e giornalista a Rete 4, aveva commentato lo stupro di Palermo dicendo che essere ubriachi aumenta il rischio di incontrare malintenzionati. Una osservazione banale.

Il commento ha provocato l’immediata reazione di dotti, medici e sapienti tra cui –non poteva mancare- una delle menti più fulgide della filosofia teoretica italiana e cioè l’influencer Chiara Ferragni, moglie del tatuatissimo Fedez. Insomma la ricchissima coppia radical – chic per eccellenza, quella che ha preso idealmente il posto della Maraini – Moravia dei tempi andati sostituendo la villa a Sabaudia con gli atticoni a Milano. Avvistata la preda –e cioè il commento di Giambruno- la Ferragni si è gettata –come le capita spesso- in picchiata peggio di uno Stuka.

"Ci tengo a ricordare ad Andrea Giambruno e ad altri colleghi giornalisti che non abbiamo problemi con i lupi; e neppure con i giganti buoni, mostri, cani e bestie varie. Il nostro problema sono gli uomini, come loro". La principessina quindi ha dato delle “bestie” a tutto il genere maschile utilizzando uno stereotipo banale. È come se un influencer uomo desse delle “poco di buono” a tutte le donne in blocco.

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Vittorio Feltri –come spesso accade- non c’è stato ed ha ribattuto: “Ma che c***o dice Ferragni, se una si ubriaca o si droga è chiaro che se incontra lo stron** rischia". Sulla sciocca generalizzazione della Ferragni ha poi commentato: "Dà delle bestie a tutti gli uomini e scade nell'insulto gratuito, non c'è molto altro da dire". Insomma, in Italia –dopo gli ultimi esecrabili fatti di violenza- è ripreso il solito dibattito su il #Me Too in salsa nostrana.

Tuttavia non c’è bisogno di chiamare in ballo l’ormai celebre libro del generale Vannacci, “Il mondo al contrario” - peraltro in testa alle vendite su Amazon-, per capire che se un “unǝ” ed utilizzo la schwa di proposito, se ne va in giro ubriacǝ o mezzǝ nudǝ, rischia di più. In altri tempi, non lontanissimi e meno matti, si sarebbe trattato di quello che viene definito semplice buonsenso ma che ormai latita contaminato, fiaccato ed indebolito dalle ideologie fluide o woke o dall’onnipresente politically correct che ha perfino trasformato “Biancaneve” in “Neraneve”. Una ideologia velenosa e pericolosissima che sta distruggendo la nostra civiltà occidentale. I social sono pieni di invettive di femministe imbufalite che aggrediscono chiunque non la pensi come loro, appunto l’ideologia woke descritta da Vannacci.

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Ha fatto quindi bene Feltri a rimarcare quella che è –in fondo- solo una osservazione di quel buon senso ormai perduto. La stupidità linguistica sta distruggendo l’evidenza sotto la spinta di una minoranza agitata ed antidemocratica. Chiaramente poi dietro le esternazioni dei cosiddetti influencer c’è un vorticoso giro di denaro che affluisce impunemente nelle loro tasche grazie ai poveri ingenui (eufemismo) che pendono dalle loro labbra e magari non arrivano a fine mese. Riportiamo quindi le profetiche parole di uno scrittore britannico dello scorso secolo, Gilbert Keith Chesterton che nel libro “Gli Eretici” scrive: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.

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