Fichi d'India, Max: "Con ahrarara mi sono comprato la casa. Bruno? Lo sento ancora vicino a me"

Cavallari svela un retroscena inedito: "Ecco che cosa succedeva il 17 di ogni mese"

di Redazione Mediatech

Fichi d'India (Foto Ipa)

MediaTech

Fichi d'India, Max Cavallari e il ricordo del socio scomparso: "Così io e Bruno ci siamo conosciuti"

Max Cavallari dei Fichi d'India si racconta e svela retroscena inediti sul suo socio Bruno Arena, scomparso nel 2022, "ma sempre nei suoi pensieri". "Ho deciso - spiega Cavallari a Il Corriere della Sera - di mantenere il nome del gruppo anche se ormai sono rimasto da solo. La gente viene ai miei spettacoli e riscopre i personaggi dei Fichi d’India". Max ripercorre i personaggi e le gag che insieme a Bruno li hanno resi famosi, come ad esempio i "tormentoni, come "ahrarara" o "tichi tic": con quelle due battute mi sono fatto la casa. Ahrarara nasce da Sergio Baracco, che vendeva gioielli e aveva la erre moscia, ci ha incantato, così anche noi facevamo i commercianti di pseudo pietre preziose: una volta Bruno andò all’ospedale perché si era messo un topazio finto nel naso e non riusciva a toglierlo".

Leggi anche: Lo Stato delle Cose, anticipazioni: i rapporti tra rapper e criminalità con il caso di Tony Effe. Poi, nuovi racconti dei clienti della Gintoneria

Ma lui e Bruno all'inizio erano molto poco un duo: "Ci stavamo sulle palle. Bruno - prosegue Max a Il Corriere - era come il ragazzo più grande che all'oratorio non ti fa giocare: era allenatore di basket e non mi voleva perché ero imbranato. In una sua squadra c’era uno che si chiamava Cavallari: faceva sempre canestro, ma Bruno non lo usava proprio per il cognome". Max racconta anche un aneddoto su una data in particolare: il 17 di ogni mese. "Quel giorno per Bruno era cancellato: era la data dell’incidente che gli aveva lasciato i buchi in fronte. Quando arrivava il 17 del mese non faceva nulla. Si sentì male il 17 gennaio 2013: io me lo sono tatuato, se sommi l’1 e il 7 risulta l’8, giorno in cui sono nato".

Max Cavallari racconta anche il dietro le quinte del film "Pinocchio" con Benigni. "Roberto - spiega Cavallari a Il Corriere - ci ha insegnato l’umiltà. Ci disse: "Vi mando l’autista". Arrivò un vecchio con una Opel scassata. Dissi a Bruno: "Siamo su Scherzi a parte...". Invece Roberto fa lavorare chi ha bisogno. Ci scelse al Festival di Sanremo: io avrei fatto il Gatto, Bruno la Volpe, ci definì gli ultimi clown del millennio. Ci sfotteva: "Chissà se il Gatto e la Volpe oggi hanno imparato la parte: in tal caso ce la sbrighiamo in una decina di ore". In realtà poi improvvisavamo quasi tutto".

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI MEDIATECH

Tags:
bruno arenafichi d'indiamax cavallari