Intelligenza artificiale, l'Authority ci riprova con lo stop: ecco perchè

L’Authority per la Privacy ci riprova ancora e cerca di bloccare di nuovo l’Intelligenza Artificiale ma non è una questione di sicurezza ma soldi. Analisi

Di Giuseppe Vatinno
Intelligenza artificiale
MediaTech

Tutta la moina sulla sicurezza è per ottenere più soldi per l’Authority stessa che avrà già bussato a quattrini col governo

L’Authority per la Privacy è quell’Ente più o meno inutile che ci impedisce da decenni di navigare tranquillamente on-line chiedendoci ad ogni piè sospinto di accettare norme sui cookie, restrizioni e codicilli. Un vero flagello informatico nato sulla carta –come al solito- con le migliori intenzioni e cioè proteggere i dati degli utenti e poi trasformatosi nell’esatto suo opposto e cioè uno strumento di intralcio e tortura telematica che impedisce appunto di navigare.

All’inizio di aprile era riuscita a bloccare per qualche tempo ChatGPT con la solita scusa della sicurezza, quando ormai i nostri dati ce li hanno pure i samurai centenari rimasti a combattere nella giungla giapponese.

Naturalmente la decisione presa destò ilarità in tutto il mondo, “i soliti italiani”. Forse il garante voleva mettersi in bella mostra con il governo, un po’ come il commissario Levi con Rovelli, ma ora, non contento, ci riprova (il garante non Levi). Così ora l’Authority ha annunciato che molesterà altri “modelli linguistici” come Bing aumentato, il software di Microsoft e poi punterà dritto sui software che creano immagini, come Dall-E e Midjounney. Magari hanno paura che esca una foto della Littizzetto nuda, o peggio di Fazio.

Evidentemente il Garante che di questo periodo ha esaurito le paginate di cookie con cui tormenta gli utenti di Internet deve aver letto che su Twitter c’è stato una sorta di esperimento sociale e cioè da un account verificato, quello con il famoso bollino blu, è partita una foto di un finto attacco al Pentagono che ha provocato oscillazioni in borsa. Ma di foto farlocche ne girano da decine di anni e non c’è certo bisogno di scomodare la IA per indurre i più sprovveduti a crederci.

Quello che non si capito, sia a livello politico che istituzionale, è che la Rete non la blocchi in nessuna maniera. C’hanno provato in molti per molto tempo e sono usciti tutti sconfitti.

E l’Intelligenza Artificiale è una creatura della Rete, cioè di Internet e non è che qualche zelante Savonarola può bloccarne lo sviluppo anche perché questi programmi sono naturalmente multi –idioma e qualora se ne blocchi uno ce ne sono altri centinaia a disposizione, tra cui naturalmente l’inglese. Si tratta solo di volersi mettere in mostra e farsi un po’ di pubblicità a scapito della tecnologia cercando di instillare paure ancestrali nella gente. Da notare che il Garante è stato il primo in Europa a limitare TikTok ed altre App, proprio come avviene nelle dittature.

In realtà già ora l’Intelligenza Artificiale è fondamentale per la medicina e da poco per le scienze giuridiche. Un membro dello staff del Garante si è però tradito ed ha spiattellato la verità:

“Stiamo cercando tre consulenti nel campo dell’AI perché siamo consapevoli che gli strumenti di intelligenza artificiale si stanno evolvendo molto rapidamente, e abbiamo bisogno di esperti con un background tecnologico per aiutarci nella nostra attività di protezione dei dati”. Successivamente è stato confermato che il settore IA del Garante si amplierà notevolmente.

Quindi tutta la moina sulla sicurezza è per ottenere più soldi per l’Authority stessa che avrà già bussato a quattrini col governo. I soldi, cara Meloni, è meglio darli alle vittime dell’Emilia – Romagna che a questi troppo zelanti burocrati seguaci di Orwell e del Grande Fratello.

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