"L'Espresso": il Gruppo Gedi smentisce la cessione del settimanale di Damilano

Il Cdr: "Fondamentale difendere l'autorevolezza del giornale. Queste fake news si diffondono per la mancanza di comunicazioni pubbliche da parte dell'editore"

Di Lorenzo Zacchetti
MediaTech
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Il Gruppo Gedi smentisce l’intenzione di vendere il settimanale “L’Espresso”, diretto da Marco Damilano

Le voci su una possibile cessione del prestigioso settimanale “L’Espresso”, fondato nel 1955, si sono rincorse negli scorsi giorni, a seguito della pubblicazione da parte de “Il Fatto Quotidiano” di un’approfondita analisi sull’andamento – decisamente poco esaltante – dell’editoria cartacea nell’ultimo decennio.

Contemporaneamente, si è parlato di un piano da 50 prepensionamenti che il nuovo a.d. Maurizio Scanavino avrebbe predisposto per il Gruppo, che comprende anche altre testate molto note, come "La Repubblica", "La Stampa" e "Il Secolo XIX".

Il ridimensionamento delle redazioni sarebbe dovuto procedere con la dismissione de “L’Espresso”, che dal 2017 è diretto da Marco Damiliano, noto anche come presenza fissa a “Propaganda Live”.

Le voci sul possibile passaggio di proprietà de “L’Espresso” sono state smentite dall’editore e il Comitato di Redazione del settimanale ha commentato in una nota: “L'assemblea dei giornalisti dell'Espresso prende atto delle rassicurazioni fornite al comitato di redazione dai vertici di Gedi che hanno smentito, definendole ‘prive di fondamento’, le voci emerse negli ultimi giorni circa una possibile chiusura o vendita della nostra storica testata”.

“La redazione reputa fondamentale, in un momento delicato per il settore dell'editoria, difendere l'autorevolezza del giornale e il lavoro di tutti i colleghi e ritiene che il diffondersi di queste fake news nelle scorse settimane sia stato favorito dalla mancanza di comunicazioni pubbliche da parte dell'editore. Il Cdr vigilerà affinché queste rassicurazioni siano seguite da impegni concreti per garantire la qualità del lavoro”.

Dall’aprile del 2020 il Gruppo Gedi è controllato dalla Giano Holding, società appositamente costituita dalla Exor, controllata dalla famiglia Agnelli, in seguito all’acquisto delle quote dalla Cir di Carlo De Benedetti.