Legal Design, la disciplina che rende la legge alla portata di tutti
L'avvocato Nicola Ferraro, partner dello studio legale de Tilla, racconta ad Affari le origini e le applicazioni. Intervista
Legal Design, la disciplina che rende la legge alla portata di tutti. Intervista all'avvocato Nicola Ferraro, partner dello studio legale de Tilla
I testi giuridici, le leggi, i regolamenti, le sentenze e spesso anche i contratti ricorrono spesso a un linguaggio tecnico difficile da comprendere per la maggior parte delle persone.
Proprio per questa ragione è nata una disciplina chiamata Legal Design che ha lo scopo di rendere comprensibili leggi, regolamenti e contratti, in modo che chi li consulta possa essere realmente consapevole del loro contenuto e significato.
L’idea, dunque, è quella di rendere il diritto accessibile all’utente che non ha dimestichezza con le norme giuridiche. Nei giorni scorsi de Tilla Studio Legale ha pubblicato un utile approfondimento sulla materia (leggi qui l'articolo). Ce ne parla in questa intervista l’avvocato Nicola Ferraro, partner dello Studio.
Avvocato Ferraro, come è nato il Legal Design?
Le origini di questa disciplina, in effetti, si possono rintracciare già nel passato più lontano. Possiamo fare diversi esempi dell’utilizzo di grafici e schemi volti a rendere più chiaro il significato testi aventi natura legale.
Tra questi c’è la planimetria catastale che, inserita nei contratti di compravendita immobiliare, consente di individuare agevolmente il bene oggetto di vendita. Nel nostro ordinamento giuridico una prima applicazione pratica del Legal Design ha riguardato la redazione delle privacy policy. Il loro scopo è quello di informare gli interessati affinché questi capiscano chi farà cosa e perché con i loro dati personali.
Un secondo ambito di applicazione si trova nell’elaborazione delle clausole che costituiscono condizioni generali di contratto relative a contratti redatti mediante formulari. Lo stesso vale per le policy interne, ad esempio in materia di prevenzione rischi sul lavoro e di sicurezza informatica.
Ma se l’obbiettivo è quello di rendere il testo di una legge, di un regolamento, di una sentenza e anche di un testo giuridico certo, allora si comprenderà bene come l’applicazione di questa disciplina non incontra limiti.
Veniamo all’atto pratico. Come si fa a “fare Legal Design”?
Il linguaggio prima di tutto: rifuggire dall’uso di vocaboli e di un linguaggio non chiari che di per sé stessi non vogliono dire niente o vogliono dire qualcosa di vago. Usare, invece, una sintassi più ritmica delle frasi, che dovranno risultare più brevi e con minimo utilizzo delle subordinate. Rinunciare a utilizzare sterili tecnicismi.
Affiancare le parole tecniche dalle relative spiegazioni. Includere nel testo schemi, elenchi puntati, strumenti grafici che aiutino il lettore a comprendere immediatamente il contenuto del testo.
Questa nuova disciplina è chiamata quindi a combinare competenze prima di tutto legali (perché è il concetto giuridico che ne costituisce l’oggetto), ma anche innovazione (tecnologica e di design), però non nel senso riduttivo del “bello stilisticamente”; ma in quello più profondo del “semplice”, “chiaro”, “comprensibile”.
Ci può fare un esempio di come la normativa oggi tenda a favorire l’uso di questa nuova tecnica espressiva?
Esempi ce ne sono già tanti. Il codice del consumo raccomanda che le clausole inserite nei contratti sottoscritti con i consumatori vengano scritte “in modo chiaro e comprensibile”.
Il codice della privacy dispone che il titolare trattamento dei dati sensibili, prima di procedere alla raccolta, sia tenuto a fornire agli interessati le informazioni di cui agli artt. 13 e 14 e le comunicazioni di cui agli artt. 15-22 “in combinazione con icone standardizzate per dare, in modo facilmente visibile, intellegibile e chiaramente leggibile, un quadro d’insieme del trattamento previsto. Se presentate elettronicamente, le icone dovrebbero essere leggibili da dispositivo automatico”.
L’inserimento di icone grafiche, unitamente all’uso di un linguaggio chiaro, efficace e comprensibile facilita la fruibilità del contenuto legale dell’informativa anche per soggetti che non hanno una preparazione giuridica. L’esigenza di una maggiore consapevolezza emerge in misura maggiore ove l’interessato sia un minore (art. 8 GDPR).
Il Regolamento IVASS n. 41/2018 in materia di informativa, pubblicità e realizzazione dei prodotti assicurativi, dispone l’uso di un linguaggio chiaro e sintetico nella redazione della documentazione precontrattuale e contrattuale, il divieto di meri rinvii alle condizioni di polizza, il rinvio a riferimenti normativi solo ove strettamente necessari, il tutto allo scopo di consentire una facile comprensione delle informazioni contenute nei documenti.
Ancora, in ambito processuale il codice del processo amministrativo richiede alle parti e al giudice chiarezza e sinteticità nella redazione degli atti.
La stessa Corte di Cassazione, già da tempo, ha affermato che la smodata sovrabbondanza espositiva degli atti rischia di avvolgere gli stessi in una cortina che ne confonde i contorni e ne impedisce la chiara comprensione a chi di quegli atti è chiamato a farne uso.
Il Legal Design può risultare utile nel mondo del web?
Internet è il luogo in cui è necessario avere maggior attenzione in merito alla sicurezza e alla privacy, soprattutto quando si utilizzano piattaforme di commercio on line. Sul web, infatti, sono messe in atto diverse pratiche sleali per nascondere informazioni agli utenti e influenzarli a compiere determinate azioni.
Ad oggi non esiste ancora una normativa specifica su questo tipo di casistiche. Per cui il Legal Design può colmare un vuoto normativo e tutelare l’interesse dell’utente/consumatore, mediante l’utilizzo di espressioni e grafiche di immediata comprensione per illustrare agli utenti quali sono i vincoli e gli oneri a cui stanno scegliendo di sottoporsi.
Quali sono i documenti di natura legale che vengono sottoposti più frequentemente a Legal Design?
Al primo posto metterei l’informativa sulla privacy, spesso densa di informazioni tecniche e contenuti, che non di rado viene firmata perché si è tenuti a farlo, ma con scarsa cognizione delle informazioni date.
Tale documento si presta a essere arricchito di spiegazioni e chiarimenti da parte degli avvocati, per coinvolgere maggiormente i clienti in una lettura consapevole. L’impaginazione, la scelta dell’interlinea, la grafica accattivante possono contribuire a rendere più comprensibile la materia trattata.
Un esempio virtuoso di Legal Design in questo settore è la redazione della privacy policy predisposta da Juro. (Vedi prima foto in gallery).
Anche le clausole e le procedure relative ai resi sono ora sotto l’attenzione di molte aziende, in particolar modo dopo il caso emblematico che ha riguardato un colosso come Amazon. L’azienda, infatti, è stata sanzionata nel 2016 per la scarsa chiarezza delle condizioni di vendita e del post-vendita. Non a caso, in seguito, ha realizzato dei video tutorial molto intuitivi per guidare i clienti passo dopo passo, dimostrando così di aver fatto proprie le direttive del Legal Design avanzato. (Vedi seconda foto in gallery).
Se dovesse sintetizzare in poche parole il perché del Legal design?
Perché lo scopo è quello di riportare la legge (nel senso più esteso del termine) nel suo ruolo. Ossia quello di metere il cittadino, l’imprenditore, colui che, in generale, si attende risposte dal sistema giustizia, di nuovo al centro del sistema al fine di renderlo consapevole degli effetti che, in termini di diritti e responsabilità, scaturiscono dalle proprie scelte. Ma per facilitare l’applicazione della legge è necessario prima di tutto agevolarne la sua comprensione.