Paytech, dominano gli Usa: corre il cashless ma il contante resiste

Nel 2014, il mercato "cashless", ovvero quello del denaro digitale, valeva 389 mld di dollari. Nel 2021, invece, il giro d'affari ha raggiunto 785 mld

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Paytech, i primi cinque player sono Usa: transazioni cashless a quota 785 miliardi di dollari

Nel 2020 il giro d’affari complessivo delle 25 PayTech internazionali con ricavi superiori al miliardo di euro ammontava a €140 mld. In generale, la pandemia ha influito negativamente sui bilanci di queste società che però hanno mostrato una buona resilienza, riuscendo a contenere il calo del fatturato aggregato (-2% sul 2019).

Tra la rivoluzione dell’Open Banking, contesti macroeconomici in continua trasformazione e un’economia sempre più digitale, lo scenario globale dell’industria dei pagamenti ha cambiato radicalmente volto e ora vede i colossi bancari competere con nuove piattaforme tecnologiche, banche challenger e BigTech. Le transazioni cashless hanno toccato i massimi storici nel 2020, raggiungendo, a volume, quota 785 miliardi (rispetto ai 389 miliardi nel 2014). La loro crescita è però passata dal +16,5% del 2018/19 al +7,8% del 2019/20, risentendo degli effetti della pandemia.

I primi cinque player a livello mondiale sono tutti statunitensi e sviluppano il 59,2% del fatturato aggregato. Dominio che si allarga fino all’88% del totale se si considera la somma dei ricavi delle 15 società con sede negli Usa. Seguono i Gruppi europei e brasiliani che determinano, rispettivamente, il 10% e il 2%. Per quanto riguarda la composizione del giro d’affari, il 57% è sviluppato dal comparto “scheme cards & global payments” (in calo del - 4,5% sul 2019 a fronte delle minori transazioni cross border), il 36% dalle imprese attive nell’acquiring e nel processing (+2,3% sul 2019) e il 7% dalle società specializzate nel “fleet management, welfare & remittance” che risentono delle minori rimesse internazionali e delle limitazioni alle trasferte lavorative (-8,8% sul 2019).

Passando agli altri principali indici di conto economico, l’incidenza del Mon sui ricavi si attesta al 26,2% (-4,6 p.p sul 2019), il rendimento del capitale investito è pari al 10% (-3 p.p.) mentre il Roe segna il 14,5% (-4 p.p.). Le PayTech statunitensi primeggiano anche per redditività: il loro Ebit margin si attesta al 28% (rispetto al 16,3% dell’europee), grazie anche al fatto che negli Usa risiedono tutte le più profittevoli società del comparto “scheme cards & global payments” (Ebit margin aggregato del 43,8%).

In Europa, la francese Worldline (€4,8 mld su base pro-forma) che ha acquisito nel 2020 la connazionale Ingenico, occupa il primo posto per ricavi, seguita dalle divisioni europee di MasterCard (€4,4 mld) e Visa (€3,1 mld), con l’italiana Nexi, protagonista nel luglio 2021 dell’acquisizione della danese Nets e in attesa di concludere l’integrazione di Sia, in quarta posizione (€2,9 mld pro-forma).

Segnali positivi dai primi 9 mesi del 2021, che hanno riportato le PayTech sulla via della crescita. I ricavi si attestano a quota €110,6 mld (+14,4% sui primi nove mesi 2020, di cui +14,5% le statunitensi e +11,6% le europee), mentre il risultato operativo è migliorato del 17%, con i gruppi europei in accelerazione (+24,1%).

Le PayTech in Italia nel 2020

Il 2020 ha segnato la contrazione del mercato dei pagamenti in Italia, pari a €245,8 miliardi (- 8,8% rispetto ai €269,6 mld del 2019). Tra i comparti spicca il traditional retail, che rappresenta il 73% del totale con €180,5 mld ma che dal 2018 è in contrazione con un tasso medio annuo del -6,7%. In controtendenza i digital payments che invece sono cresciuti con un tasso medio del +7,1% nel 2018-2020, sfiorando così il valore complessivo di 40 miliardi di euro nel 2020, di cui €35,5 mld relativi a strumenti prepagati (moneta elettronica).

In totale, a fine 2020 lo stock di moneta elettronica in circolazione in Italia era pari a €11,4 miliardi (+28,1% sul 2019). Se il settore dei pagamenti digitali cresce, rimane, d’altro canto, ancora elevata la quota del contante sul transato in Italia (nel 2019 pari al 58% a valore e 83% a volume), superiore alla media europea (rispettivamente 48% e 73%). 

Il tutto nonostante il falso mito di una maggiore onerosità dei pagamenti elettronici rispetto ai contanti, che invece celano costi latenti, legati alla produzione, trasporto e gestione, che la Banca d’Italia quantifica in €7,4 miliardi annui (lo 0,45% del Pil) e che incidono sulla redditività aziendale e sulla competitività del nostro Paese. Degli €11,4 miliardi totali di moneta elettronica in circolazione, €7,3 miliardi (il 64,4%) sono attribuibili agli Imel (istituti di moneta elettronica) in crescita di oltre il 40% nell’ultimo anno, mentre i rimanenti €4,1 miliardi sono di competenza degli istituti di credito e segnano una crescita inferiore (+8,6%). Nel 2020 i ricavi complessivi degli Imel sono aumentati del +5,8% (a quota €1,7 mld), mentre il loro risultato operativo è cresciuto del +4,6% e il risultato netto del+1,1%. 

A favorire questi risultati è stata la maggior richiesta di moneta elettronica dovuta allo sviluppo dell’e-commerce. Il repentino crollo degli acquisti fisici in negozio durante la prima parte del 2020 e il minor utilizzo delle carte di credito hanno invece appesantito i conti degli istituti di pagamento: i loro ricavi sono scesi del -1,2% (€518,1 milioni), con i segni negativi che si sono ampliati a livello di risultato operativo (-13,4%) e di risultato netto (-7,9%).

L’indagine analizza inoltre le PayTech italiane (tra start-up, PMI innovative e altre società significative), ubicate nel 56% dei casi nel Nord Ovest, specialmente a Milano dove hanno sede 21 aziende. Nel 2020 il giro d’affari complessivo è stato pari a €240 milioni (+25,7% sul 2019), a cui è corrisposto un peggioramento del risultato operativo (-19,8%). Già negativo nel 2019, l’Ebit margin aggregato è migliorato di quasi 1 p.p. attestandosi al -18,5% nel 2020.

Il panel è stato ulteriormente suddiviso in otto sottoinsiemi: sebbene con un peso specifico ancora limitato, i comparti delle criptovalute e degli acquisti online sono risultati i più dinamici con ricavi in forte progressione (rispettivamente, +238,4% e +748,9%), ma con una redditività ancora abbondantemente negativa. Nel 2020 chiudono in territorio positivo solo le soluzioni di pagamento (risultato netto pari al 14,2% dei ricavi) e i POS innovativi (3,1%).