Premio Morione, il vincitore Pietro Mecarozzi parla del suo Maremma Felix
Vince l'edizione 2021 del premio per il giornalismo investigativo Pietro Camerozzi con il documentario "Maremma Felix"
Maremma Felix: intervista al vincitore del premio Roberto Morrione, Pietro Mecarozzi
Porta il nome “Maremma felix” il documentario vincitore della decima edizione del premio Roberto Morrione sul giornalismo investigativo appena concluso a Torino. Il Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo finanzia la realizzazione di progetti di inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale rilevanti per la vita politica, sociale o culturale dell’Italia e/o dell’Europa e si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione, under 30.
L’inchiesta di Pietro Mecarozzi, classe 93, tutor giornalistico Danilo Procaccianti ha vinto nella categoria video. Un ritratto senza filtri della nostra terra, e va oltre i paesaggi approfondendo ciò che la Maremma nasconde, ed in particolare Follonica.
“Un lato marcescente, affermano gli autori: contaminato dalle infiltrazioni della criminalità organizzata, in particolare la camorra, e porto sicuro per oligarchi russi, dai precedenti oscuri, che dopo la Versilia hanno scelto la Maremma come luogo dove investire i loro capitali di dubbia natura”.
La motivazione dell’assegnazione del premio da parte della giuria:
"Per aver illuminato, con coraggio e determinazione, un territorio apparentemente sano e immune dalla tradizionale presenza mafiosa, attraverso un racconto brillante e meticoloso che scava nelle viscere di una Toscana sconosciuta diventata ormai terreno di espansione criminale, strisciante e silenziosa".
“A nome di tutto il Consiglio di Odg Toscana” -si è congratulato con il collega Pietro Mecarozzi che, “non ancora trentenne, ha ottenuto questo prestigioso riconoscimento - Carlo Bartoli, presidente di Odg Toscana - In una realtà come la nostra dove il giornalismo d'inchiesta è sempre più difficile da svolgere, Maremma Felix rappresenta un esempio positivo per tutti i giovani giornalisti".
Danilo Procaccianti: Giornalista e autore, a Report dal 2020 che Inizia la carriera giornalistica collaborando con varie agenzie giornalistiche e poi con L’Unità. Dal 2007 a Rai3 con Viva l’Italia Diretta e La Guerra Infinita. Dal 2009 al 2020 è stato inviato e autore di Presadiretta. Nel 2016 è stato inviato di REC su Rai3 e nel 2017 autore di Cose Nostre su Rai1. Ha vinto il Premio Ilaria Alpi (2011) e il Premio Rocco Chinnici (2012).
A Danilo Procaccianti tutor di Pietro Mecarozzi nell’ inchiesta “Maremma Felix” abbiamo chiesto:
Come si diventa giornalisti investigativi?
"Non c'è una regola o una formula magica. Io lo sono diventato perché da siciliano quando avevo sedici anni saltavano in aria Falcone e Borsellino. Scrivevo già ma in quel momento è scattata una molla forte".
È ancora possibile esserlo oggi in Italia?
Certo che sì. L'importante è non scambiare il giornalismo d'inchiesta con il moralismo spinto. Fare inchiesta significa fatica, lavoro e verifica. Significa unire i puntini di fatti che potrebbero sembrare slegati tra loro, significa fare parlare un mafioso e non solamente dirgli "sei un mafioso".
Cosa ne pensi della moda delle querele bavaglio?
Purtroppo non si tratta di una moda ma di una precisa strategia per intimorire chi fa inchiesta. L'unico antidoto è la verifica di fatti e fonti.
Mi puoi raccontare come hai conosciuto Pietro? Avevate già lavorato insieme?
Sono stato scelto dal Premio Morrione come uno dei 5 tutor della decima edizione. Tra le inchieste finaliste mi è stata affidata quella di Pietro ed è così che l'ho conosciuto. Prima abbiamo fatto un incontro online e poi più volte è venuto a casa mia a Roma per avere consigli e supporto. Abbiamo impostato l'inchiesta "su carta" e poi via via via sul campo Pietro ha realizzato il suo lavoro.
Vi occuperete a seguire della Maremma Alta e dei porti toscani? Dei rifiuti?
Spero che Pietro continui a lavorare e a raccontare la sua terra. Per quanto mi riguarda vedremo, mai dire mai.
Pietro Mecarozzi - Giornalista, autore e jazzofilo. Comincia a 18 anni con alcune testate locali, poi Repubblica Firenze, la Nazione, Class, Vice, The post Internazionale. Attualmente collabora con Repubblica. Espresso e Fatto Quotidiano. È redattore de Linkiesta.
Ha studiato all'Università di Firenze e conseguito un master in giornalismo politico-economico alla Business School de Il Sole 24 Ore. Le sue passioni sono: politica, economia, inchieste e data journalism. Un libro di racconti alle spalle e nel tempo libero Charles Mingus, Milan e Dostoevskij.
A Pietro Mecarozzi abbiamo chiesto:
Come nasce Maremma Felix?
L'inchiesta approfondisce ciò che la Maremma Toscana nasconde. Essendo originario proprio della Maremma, mi sono sentito in dovere di portare alla luce queste criticità. Con la speranza di aver veicolato un messaggio di consapevolezza a tutta la popolazione maremmana.
E cosa hai imparato dal tuo tutor? Oggi riguardando il documentario sei soddisfatto?
Danilo Procaccianti è stato un tutor fantastico. Mi ha insegnato molte cose, da grande giornalista qual è. In particolare mi ha aiutato molto a trasformare il mio lavoro da una bozza scritta a una video inchiesta. Sono soddisfatto del mio lavoro, anche se - per motivi di produzione e tempistiche - gli argomenti lasciati fuori sono stati davvero molti. Per esempio abbiamo eliminato alcune questioni sugli oligarchi russi e alcuni casi di inquinamento ambientale legati alla criminalità organizzata. Argomenti che comunque riprenderò in futuro, con nuove inchieste.
Il tuo giornalista di riferimento? Chi vorresti diventare?
Apprezzo i lavori di Giovanni Tizian, Francesca Mannocchi, Emiliano Fittipaldi, Fabrizio Gatti, Paolo Biondani, Danilo Procaccianti, Giorgio Mottola e ovviamente Sigfrido Ranucci. Vorrei diventare solo un buon giornalista.
Vivi e lavori a Milano, cosa ti manca della tua terra natia, Albinia?
Il mare. Le persone: autentiche e solari, i veri maremmani. Mio fratello minore e la mia famiglia.