"Bella stronza", il testo e la storia della canzone di Masini e Fedez a Sanremo
Nella serata duetti di Sanremo 2025 Fedez interpreterà "Bella stronza" (dedicata a Chiara Ferragni?) con Marco Masini, modificandone il testo. Le parole originali della controversa canzone e tutti i casi di censura nella storia del Festival
"Bella stronza", il testo e la storia della canzone di Masini e Fedez a Sanremo
"Dovete ascoltarlo perché sarà una versione 2.0, una versione nuova di quel brano di Marco Masini". Così Carlo Conti, conduttore del 75esimo Festival di Sanremo al via l'11 febbraio, ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche per l'attesissimo duetto che vedrà Fedez, in gara, cantare la "famigerata" hit degli anni Novanta "Bella stronza" assieme al suo autore. "Sarà adattata ai tempi. Resterà quel titolo", ha chiosato Conti dopo giorni di polemiche.
Per molti, la scelta del brano è una provocazione inopportuna e piena di criticità, perchè sin troppo facile appare identificare Chiara Ferragni come destinataria del messaggio della canzone. Le cui lyrics, un vero pugno nello stomaco già trenta anni fa, difficilmente oggi potrebbero essere scritte tali e quali, specie per un brano rivolto a un pubblico generalista e pop. Eppure, ragiona chi invece difende il brano, si tratta di un pezzo viscerale, ieri come oggi di enorme forza espressiva ed emotiva. Masini all'ennesima potenza. Disperato, rabbioso, crudele soprattutto con se stesso e i propri sentimenti calpestati. E' il grido di un uomo abbandonato dalla donna per la quale aveva dato tutto. Tra teneri ricordi dei momenti trascorsi insieme e morbose fantasie di violenza e vendetta. Cosa dice dunque Marco Masini nel suo brano proibito?
Bella Stronza: testo e significato della canzone di Masini
"Bella stronza/ Che hai distrutto tutti i sogni/ Della donna che ho tradito/ Che mi hai fatto fare a pugni/ Con il mio migliore amico/ E ora mentre vado a fondo/ Tu mi dici sorridendo 'ne ho abbastanza'"
Così l'autore attacca senza troppi giri di parole nella prima strofa, gettandoci subito nel suo dramma personale. Masini ha tradito, forse addirittura con la compagna del suo (ex) migliore amico. Questo rende ancora più insopportabile ed inaccettabile per lui che la donna che ama ora volti le spalle alla loro storia.
"Bella stronza/ Che ti fai vedere in giro/ Per alberghi e ristoranti/ Con il culo sul Ferrari/ Di quell'essere arrogante/ Non lo sai che i miliardari/ Anche ai loro sentimenti danno un prezzo/ Il disprezzo".
Qui evidentemente Masini rosica per lo status economico di chi ha preso il suo posto. Ma a fare male è soprattutto scoprire nella donna amata una superficialità che non aveva saputo cogliere prima. Forse è questa una delle strofe che maggiormente potrebbero risuonare con le vicende di Fedez. Se è vero ad esempio che i Tronchetti Provera hanno proibito la pubblicazione del loro rampollo in compagnia della Blonde Salad...
"Perché forse io ti ho dato troppo amore/ Bella stronza che sorridi di rancore/ Ma se Dio ti ha fatto bella/ Come il cielo e come il mare/ A che cosa ti ribelli/ Di chi ti vuoi vendicare/ Ma se Dio ti ha fatto bella/ Più del sole e della luna/ Perché non scappiamo insieme/ Non lo senti questo mondo come puzza/ Ma se Dio ti ha fatto bella/ Come un ramo di ciliegio/ Tu non puoi amare un tarlo/ Tu commetti un sacrilegio/ E ogni volta che ti spogli/ Non lo senti il freddo dentro/ Quando lui ti paga i conti/ Non lo senti l'imbarazzo del silenzio".
Nel ritornello il personaggio a cui da voce Masini mette a nudo tutta la propria fragilità. E' evidentemente ancora innamorato perso della donna alla quale dedica parole dolcissime. E usa immagini quasi stilnoviste nel celebrarne le ineguagliabili e sovrannaturali virtù. Le rivolge persino un ultimo disperato appello a scappare insieme e ricominciare, ben sapendo che questo è impossibile.
"Perché sei bella, bella, bella/ Bella stronza/ Che hai chiamato la volante quella notte/ E volevi farmi mettere in manette/ Solo perché avevo perso la pazienza/ La speranza, sì, bella stronza".
Qui incominciano oggettivamente i problemi. Perchè Masini si autodenuncia di violenza domestica. Solo verbale? Le parole restano ambigue. Nessuno lo obbligava ad ogni modo a questa confessione in musica. Ma la canzone, come detto, non concede sconti a nessuno. Neanche al suo autore.
"Ti ricordi/ Quando con i primi soldi/ Ti ho comprato quella spilla/ Che ti illuminava il viso/
E ti chiamavo la mia stella/ Quegli attacchi all'improvviso/ Che avevamo noi di sesso e tenerezza".
Dopo aver rievocato il controverso episodio, Masini si rifugia in altre immagini di felicità. Ma è solo un attimo, prima dello sconvolgente climax finale...
"Bella stronza, sì/ Perché forse io ti ho dato troppo amore/ Bella stronza che sorridi di rancore/ Ma se Dio ti ha fatto bella/ Come il cielo e come il mare/ A che cosa ti ribelli/ Di chi ti vuoi vendicare/ Ma se Dio ti ha fatto bella/ Più del sole e della luna/ Esci dai tuoi pantaloni, mi accontento/ Come un cane degli avanzi"
Il secondo ritornello contiene una sola ma significativa variante rispetto al primo. Masini rinuncia all'idea di una impossibile fuga insieme. E si mortifica ulteriormente, accontentandosi di elemosinare un'ultima notte d'amore. Ma anche questo resta solo un sogno.
"Perché sei bella, bella, bella/ Mi verrebbe di strapparti/ Quei vestiti da puttana/ E tenerti a gambe aperte/ Finché viene domattina/ Ma di questo nostro amore/ Così tenero e pulito/ Non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza/ E allora ti saluto, bella stronza".
Boom. Ti voglio stuprare. Anche un avvocato come Saul Goodman alzerebbe le mani dandosi per vinto. Ma l'autore si salva (forse) in corner e dopo aver esternato l'inconfessabile pulsione torna sui propri passi e rinnega il pensiero, che pure resta scolpito nella sua mente. Ed in quella degli ascoltatori.
Bella Stronza, la controversa hit di Marco Masini
Pubblicata nel 1995 come primo singolo del quarto album "Il cielo della vergine", "Bella stronza" è stata scritta da Masini assieme a Giancarlo Bigazzi. E resta uno dei maggiori successi del cantautore fiorentino, che pochi anni prima aveva già scosso i perbenisti portando in cima alle classifiche una canzone intitolata "Vaffanculo". Ma se quella era una "Avvelenata" dedicata urbi et orbi a giornalisti e personaggi del mondo dello spettacolo, "Bella stronza", con la sua esondante aggressività rivolta contro una donna, è da subito risultata ancora più controversa. Quanto c'è di autobiografico nel brano? Lo chiarì già alla sua uscita Bigazzi, rivendicandone la paternità assieme a Masini: “Nasce dalla personale esperienza sentimentale di Marco e di tanti suoi amici. Lo stile di Marco e mio è diretto, non utilizza metafore, offre uno spaccato del linguaggio comune dei giovani. Faccio questo mestiere da 32 anni, credo di sapere perfettamente se una parola ha una ragione d’essere in un testo oppure no. Cosa c’è da scandalizzarsi?".
Bella Stronza, Masini nel 2020: "Canzone figlia del proprio tempo"
Molti anni dopo, lo stesso Masini sembrò invece prendere una certa distanza dal brano: "Bella Stronza, come anche Vaffanculo, non li considero degli sbagli. Sono state scritte prendendo spunto dalla realtà che ci circonda. C'è da dire però che ogni canzone è figlia del proprio tempo ed è inutile tirar fuori certe polemiche dopo anni". Concetti espressi nel 2020, quando la canzone di Masini fu rievocata nei giorni della bufera su Junior Cally. Una vicenda che ci riporta a Sanremo. La partecipazione al Festival del rapper romano, allora in piena ascesa, fu osteggiata da più parti dopo che il grande pubblico scoprì alcuni suoi brani precedenti inneggianti a violenza, stupro, femminicidio. La campagna contro Cally vide impegnati anche il presidente Rai Marcello Foa e la vicepresidente della Camera Mara Carfagna. Alla fine il rapper partecipò, il brano "No, grazie" si rivelò del tutto innocuo e la sua carriera imboccò rapidamente una parabola declinante.
Canzoni censurate a Sanremo: tutti i precedenti di Bella Stronza
Ma nella lunga avventura della gara canora, quello di "Bella stronza" non è certo il primo caso di censura (o autocensura preventiva) dei testi. Alcuni episodi oggi fanno sorridere. Altri sorprendono per la temerarietà delle versioni originali. Ripercorriamo le storie più clamorose.
Nel 1971 Roberto Vecchioni firma "Donna Felicità" per i Nuovi Angeli. Che sul palco non arrivano mai a cantare il brano, a causa di due passaggi particolarmente scabrosi: “Scommettiamo che lo so/a chi darà la rosa” e “La divertiremo noi/col gioco delle noci intorno al fuoco”. Lo stesso anno si esibisce invece Lucio Dalla assieme a Paola Pallottino. La canzone è la celeberrima "4/3/1943", che si sarebbe dovuta intitolare "Gesùbambino". Il verso “giocava alla Madonna/con il bimbo da fasciare” è trasformato in "giocava a far la donna". Mentre l'iconico finale "e ancora adesso che bestemmio e bevo vino/per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino" sul palco diventa "ancora adesso che gioco a carte e bevo vino/per la gente del porto sono Gesù Bambino".
L'anno dopo, 1972, il mite Nicola di Bari vince il Festival con "I giorni dell'arcobaleno". La protagonista? Una 13enne della quale l'autore vorrebbe cantare: "giacesti bambina/ ti alzasti già donna". La censura cambia il verso in "tu eri bambina". E aggiunge tre anni di età alla ragazza.
Droghe a Sanremo: una storia di canzoni censurate
"Foglie di cocaina, voglio sentirmi male": così nel 1979 Franco Fanigiulio in "A me mi piace vivere alla grande". Il verso diviene un surreale "bagni di candeggina, voglio sentirmi uguale".
Dalla cocaina all'eroina: nel 1980 Francesco Magni canta "Voglio l'erba voglio". Un verso dice "chi fa il gallo solamente il dì di festa". Ma nella versione originale canta: "chi si tira una pera solamente il dì di festa". Durante la serata finale, non si sa per un atto di ribellione o per sbaglio, Magni interpreta la strofa censurata....
L'anno successivo, 1981, Luca Barbarossa deve cambiare il titolo della sua "Roma Puttana" in un meno incisivo "Roma spogliata".
Nel 1982 anche Vasco Rossi, con la famosissima "Vado al massimo", si inserisce nel fertile filone delle canzoni dedicate alle droghe. Ad un certo punto canta "vado in Messico, voglio andare a vedere se come dice il droghiere, laggiù masticano tutti foglie intere". Che diviene "laggù vanno tutti a gonfie vele".
Loredana Bertè non può imprecare contro la luna
Otto anni dopo, 1990, anche i Pooh incappano nella censura con la loro struggente “Uomini soli”. La menzione del "Corriere della Sera" diviene un più generico "nel giornale della sera".
Particolarmente turbolenta l'edizione di Sanremo del 1994. Pippo Baudo convince Giorgio Faletti a togliere una parola dal titolo della sua canzone "Minchia signor tenente". Indovinate quale? Ma ancora più insidiosa per i benpensanti è la partecipazione di Enzo Jannacci e Paolo Rossi con "I soliti accordi". I due vorrebbero cantare "in fondo alla strada / ci son tre ladroni / sembravano onesti sembravano buoni / eran solo furboni. Il primo gridava / Forza Italia!" Decisamente troppo. Jannacci con nonchalance cambia ad ogni interpretazione le ultime parole. Una volta urla "Forza Thailandia!", un'altra "Viva Baudo!"
Nel 1996 Federico Salvatore vorrebbe parlare di omosessualità con "Sulla porta". Un verso recita "Sono un diverso, mamma, un omosessuale". Ma diviene "Sono un diverso, mamma, e questo ti fa male".
L'anno dopo, 1997, Loredana Bertè non può gridare "Vaffanculo, Luna", che diventa un innocuo "occhiali neri, Luna".
Sanremo e la censura negli anni Duemila: da Achille Lauro a Madame
Nel 2006 anche Dolcenera non può imprecare liberamente. In “Com’è straordinaria la vita” il verso "ti viene da prendere un treno e andare a fanculo, lasciare tutto com’è" diventa "prendere un treno e andare lontano".
Veniamo a tempi più recenti: nel 2018 Emis Killa avrebbe dovuto esordire a Sanremo con "Fuoco e benzina". Ma decide di ritirarsi non assecondando le richieste di modifica del testo. Non gli andrà meglio nel 2025, quando la sua partecipazione al Festival salta per il suo coinvolgimento nell'inchiesta sulle curve ultrà.
La celebre "Rolls Royce" del 2019 è per molti una nemmeno tanto velata celebrazione delle droghe. Ma è per un altro motivo che Achille Lauro deve censurarne un passaggio. Quello in cui canta "vestito bene Michael Kors" che diventa "vestito bene via del Corso".
E chiudiamo con Madame che nel 2023 presenta il brano "Il bene nel male". Avrebbe dovuto intitolarsi "Puttana".