Scurati santo subito miracolato dalla "censura". Sarà il prossimo segretario del Pd
Lo scaltro intellettuale alla conquista della sinistra vendendo Mussolini
Scurati santo subito miracolato dalla “censura” Sarà il prossimo segretario del Pd?
La vicenda di Antonio Scurati non è nuova ma si tratta di un vecchio refrain che emerge a intervalli regolari dall’inconscio della sinistra e specie nel Partito democratico. Sembra quasi che il Pd sia in un certo senso costretto per una sorta di supplizio divino a cercare in continuazione un segretario degno di questo nome. Un fenomeno che rivela una intrinseca fragilità costitutiva dell’erede del “piccolo compromesso storico” tra il Partito comunista italiano e l’ala sinistra della Democrazia Cristiana, quella che va sotto il nome di catto – comunista.
Il Pd non ha più una linea precisa, un programma, dei fini ma cerca in continuazione una identità effimera tramite il diuturno cercare e reinventarsi figure solitarie che hanno i loro dieci minuti (siamo generosi) di visibilità mediatica per ricadere poi nell’irrilevanza. Basta guardare il passato recente per rendersene conto. Gino ed Elena Cecchettin hanno monopolizzato l’interesse mediatico di fine anno e c’è chi –ad esempio Fabio Fazio- ha creduto che potessero guidare il Nazareno o almeno segnare un cambio di passo. L’analoga vicenda di Ilaria Salis e del padre Roberto è altrettanto eloquente. Il Manifesto qualche giorno titolava: “Ilaria Salis contro il sogno ungherese di Giorgia Meloni”. Non si tratta del Pd ma solo di Avs ma il discorso non cambia. Al di là della spinta egualitaria che sarebbe alla base dell’ideologia di sinistra resta la spasmodica ricerca del leader, dell’Uomo Forte che condurrà il popolo alla salvazione. Sembra quasi di rivedere quei murales delle città dell’Est in cui c’è l’inevitabile conducator che indica la strada al popolo verso il sole dell’avvenir che sorge sullo sfondo di verdi vallate. Come non ricordare il tentativo mediatico di costruire un Papa nero con Soumahoro e poi abbiamo visto come è andata a finire.
Ora Scurati, uno che ha fatto i soldi con Mussolini che a livello mondiale è un argomento sempreverde, si pone in vista del 25 aprile come prossimo leader del Pd o quantomeno guida morale. Lo vuole il suo popolo e lo ha capito anche Romano Prodi che la scelta di Elly Schlein non è stata proprio azzeccata, contaminata come è stata dalle “primarie aperte” che hanno portato al voto le truppe cammellate di Giuseppe Conte e dei Cinque Stelle. Scurati invece è un prodotto autoctono, dallo sguardo inquietante, che però sfrutta, come detto, Mussolini per vendere.
Scurati è furbo e sa –da comunicatore- quali tasti andare a pigiare nell’enorme corpaccione di sinistra in cerca di una identità, qualsiasi essa possa essere, fosse puranche quella di una armocromista da 300 euro che prende il posto delle lotte operaie. Almeno lui presenta un usato sicuro. Scurati è stato abile a ficcarsi in una indecisione di qualche dirigente Rai, come si è accorta subito Giorgia Meloni, ed una volta che è stato miracolato dalla “censura” ha preso la palla al balzo sfruttando la naturale tendenza dell’elettore di sinistra al gregariato. Ora è tutto un fiorire di recite estemporanee del suo testo miserello di Scurati. È in atto un processo di santificazione non solo culturale ma politica di uno scaltro intellettuale, ultimo erede di quella doppiezza e furbizia togliattiana che era il segno di fabbrica del Pci di un tempo. Si vede che Scurati proviene idealmente, e forse fisicamente, dalla “scuola delle Frattocchie”.