La crisi manda in agitazione la redazione del Giornale e del Secolo XIX

Il periodo di crisi internazionale, iniziato con la pandemia, ha portato a drastici tagli all'interno delle redazioni, portando molto malcontento

MediaTech
Condividi su:

Aria di tensione al Giornale e al Secolo XIX, redazioni in agitazione. Cresce la paura di un licenziamento di massa

La redazione de Il Giornale vota la fiducia al direttore Augusto Minzolini, ma ribadiscono la loro ferma intenzione di farsi sentire dall’azienda a cui rivolgono, ormai da tempo, alcune proposte utili per rilanciare la testata. Dopo i tagli al personale e agli stipendi, i trasferimenti e le chiusure, il quotidiano milanese chiede di riprendere i fili di un dialogo evidentemente interrotto per rilanciare il Giornale. Il comitato di redazione, dunque, ha alzato la voce e ha rimesso sul tavolo le sue idee e opinioni.

Il cdr, in una lunga nota, ha reso conto del fatto che l’assemblea dei giornalisti del Giornale, “in seguito al riassetto redazionale, ha votato la fiducia al direttore Augusto Minzolini. La fiducia accordata riflette la consapevolezza della difficile situazione in cui il direttore si è trovato a operare, soprattutto per scelte precedenti il suo arrivo al Giornale”.

Come scrive Editoria.tv, quale sia lo scenario è presto detto. “Per questo, nello stesso tempo, i giornalisti del Giornale ricordano ai lettori che da tre anni hanno accettato di lavorare a fronte di un taglio arrivato sino a un massimo di circa il 20% degli stipendi e con un organico ridotto in misura ancora maggiore per effetto delle uscite, dei prepensionamenti e della chiusura della redazione romana”.

Il comitato di redazione ha ricordato che i giornalisti del quotidiano lavorano da “tre anni che, dallo scoppio della pandemia, alle tre crisi di governo e il Quirinale, fino alla guerra in Ucraina, hanno richiesto un impegno straordinario, fornito esclusivamente per senso di responsabilità e appartenenza”. E dunque “ricordano anche all’editore che, a fronte della totale collaborazione e accettazione delle richieste che ci sono state fatte o imposte (come l’inspiegabile scelta di trasferirci in locali insufficienti e del tutto inadatti alla fattura di un quotidiano), non abbiamo ancora avuto nessuna risposta a quelle che invece erano le nostre richieste e proposte”.

Ecco le proposte-istanze che, spiegano i giornalisti, “è bene dirlo, non sono mai state di tipo economico, bensì redazionali, editoriali e digitali (a partire dalla clamorosa separazione tra carta e on line), nell’ interesse dell’editore stesso. Tutte proposte che per l’azienda erano a costo zero, ma che sono state regolarmente rinviate o inevase e per le quali la redazione non è più disposta ad attendere oltre”.

Secolo XIX, aria di tensione al quotidiano ligure: i giornalisti temono per il futuro del giornale

Ma non solo il Giornale, l'aria di tensione si respira anche nella redazione del Secolo XIX. I giornalisti della storica testata genovese fondata nel 1886 chiedono chiarezza sul loro futuro, impuntandosi sul voler vedere il nuovo piano industriale. La situazione si fa sempre più tesa all’interno del quotidiano ligure e anche gli stessi giornalisti si dichiarano sempre più preoccupati per quel che potrebbe succedere.

La notizia della prosecuzione dello stato di agitazione è stata resa ufficiale ieri da un lungo comunicato firmato proprio dalla redazione del quotidiano di "casa Gedi". Ma a far perdere la pazienza dei dipendenti è stato un evento in particolare. Infatti, la prevista riunione tra proprietà e giornalisti, in programma per martedì scorso è stata fatta saltare a poche ore dalla convocazione.

Il tema della riunione, come scrive Editoria.tv, è legato alla ristrutturazione dei costi per l’azienda. Preme la presentazione di un nuovo piano di riorganizzazione che, stando a quanto riferito dai giornalisti, avrebbe dovuto essere “condiviso e non traumatico”.

“Il piano doveva essere illustrato al Cdr ma, poche ore prima della convocazione, l’azienda ha deciso di annullare l’incontro dicendo che lo stesso piano ‘deve essere rivisto in meglio’ tenendo conto di una analisi effettuata da uno studio di consulenza del Financial Times che ha prospettato per Il Secolo XIX previsioni di crescita sul digitale superiori a quelle che fino a quel momento erano le aspettative dell’azienda”. Così hanno riferito i giornalisti citando le motivazioni arrivate dalla dirigenza che, però, evidentemente non sembrano aver convinto del tutto la redazione.

Lo scenario, per ora, non è dei più rassicuranti. “Al termine degli ultimi ammortizzatori sociali finiti solo poche settimane fa, l’azienda ha riferito di dovere presentare al Cdr inderogabilmente prima di agosto un “piano di riorganizzazione condiviso e non traumatico finalizzato a nuovi risparmi. Il Cdr, che ha già chiesto all’azienda di visionare nella sua completezza l’elaborato, esprime sorpresa e stupore per questo repentino e inaspettato cambio di programma da parte dell’azienda e ribadisce con fermezza la necessità di un piano industriale e un piano editoriale dai quali dovrà partire un confronto con il Cdr al quale è demandata la tutela dei diritti morali e materiali derivanti ai giornalisti dal contratto e dalle norme di legge”.

E dunque: “Incertezza e mancanza di chiarezza per il futuro su quelle che sono le intenzioni dell’azienda nei confronti di un giornale che, da oltre 130 anni, è la voce di Genova e della Liguria sono le principali motivazioni che preoccupano la redazione del Decimonono, che ormai dal 2013 deve fare i conti con ammortizzatori sociali e pesanti sacrifici economici”.

Le richieste dei giornalisti del Secolo XIX sono chiare: “Per questo motivo, dopo che martedì scorso è stato annullato un incontro chiesto urgentemente dall’azienda al Cdr poche ore prima dalla data di convocazione, riteniamo necessario che venga presentato una volta per tutte un serio piano industriale in forma scritta da parte dell’azienda accompagnato da un piano editoriale, sempre in forma scritta a firma della direzione, che manca a Il Secolo XIX ormai da dieci anni”.