Zerocalcare, la nuova serie su Netflix: “Questo mondo non mi renderà cattivo"

Il fumettista italiano torna a parlare della periferia di Roma con la satira sociale e politica che lo contraddistingue

Di Giuseppe Vatinno
MediaTech

Zerocalcare, in uscita la nuova serie. Ecco chi è il fumettista satirico

Partiamo, come al solito, dalla notizia. Zerocalcare ha prodotto una nuova serie su Netflix, “Questo mondo non mi renderà cattivo”, che si va ad aggiungere alla precedente, “Strappare lungo i bordi”. La satira sociale e politica di Zerocalcare è acida, corrosiva, ironica e devastante. Non permette pausa. Non promette immunità. Non fa sconti. A nessuno.

Viene considerata una satira di sinistra ma in realtà anch’essa viene attaccata proprio per il suo essersi allontanata dai ceti popolari con l’accusa ricorrente di “vincere solo ai Parioli”. La sinistra delle ztl e delle armocromiste non è gradita, anche se cerca di metterci il cappello sopra.

Ma chi è Zerocalcare? Si chiama in realtà Michele Rech, è nato ad Arezzo nel 1983, ed è un fumettista italiano. Il più bravo. Il nome “Zerocalcare” –racconta l’artista- lo ha inventato lui perché doveva creare un nickname per una discussione su Internet e così pensò al refrain televisivo di un noto prodotto appunto contro il calcare. La sua vita è subito avventurosa. Nasce ad Arezzo, cresce prima a Cortona e poi in Francia, perché sua madre è di lì, e poi finalmente il trasferimento a Roma nel quartiere periferico di Rebibbia – Ponte Mammolo, dove frequenta un liceo francese. Frequenta anche il Forte Prenestino, uno dei centri sociali occupati del dissenso anarchico romano, nel quartiere del Prenestino Centocelle.

E lì che, tra quelle antiche e misteriose mura, spesso illuminate dal lume di candele, avviene il rito della sua iniziazione culturale e tecnica. Incomincia firmare locandine per eventi e si occupa per il centro sociale di tutta l’attività documentativa. Si fa conoscere. Nel 2003 lavora per Liberazione, quotidiano di Rifondazione Comunista voluto da Fausto Bertinotti ed inizialmente diretto da Alessandro Curzi. Il successo avviene nel 2011 quando pubblica il suo primo albo di fumetti, “La profezia dell’armadillo”, prodotto dal fumettista Makkox, al secolo Marco Dambrosio, attualmente autore di Propaganda Live su La 7 con Diego Bianchi, in arte “Zoro”.

L’“Armadillo” è un personaggio simbolo delle sue strisce e rappresenta una proiezione della sua personalità, come lui stesso spiegato. Nel 2013 pubblica “Ogni maledetto lunedì su due” con la celebre immagine di Zerocalcare su una zattera insieme all’inseparabile armadillo suo compagno di avventure. Del 2014 è una graphic novel, “Dimentica il mio nome”, che si classifica al secondo posto del Premio Strega giovani. Altri lavori sono stati: “La scuola di pizze in faccia del professor Calcare” (2019), “Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia” (2021). Ha anche disegnato quattro copertine del settimanale l’Espresso.

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Zerocalcare, la nuova serie "Questo mondo non mi renderà cattivo". Ecco perchè la sua satira è vincente

Ma quale è la cifra umana del lavoro di ZC? Rech utilizza al suo massimo il linguaggio universale dell’ironia sarcastica che permette di individuare al meglio i problemi della nostra società e di descriverli senza infingimenti o retorica. Si tratta della realtà delle aree urbane degradate, conosciute come “periferie”. Si tratta di quelle di Roma ma potrebbero essere quelle di qualsiasi altra città occidentale. Tutto parte dal quartiere romano di Rebibbia che nasce e si sviluppa in modo tumultuoso e disordinato nel secondo dopoguerra lungo la via Tiburtina.

Una periferia fatta di cemento e degrado simbolizzata plasticamente dall’omonimo carcere d i Rebibbia. È uno dei quartieri descritti nei suoi libri e nei suoi film da Pierpaolo Pasolini. Storie di domeniche di inverno grigie, di appartamenti piccoli, di palazzoni immensi, di un sentimento di estraneità esistenziale, di droga ed emarginazione, di profondi vissuti depressivi che trovano la loro magica soluzione -come detto- nell’ironia amara e autocoscienzale.

E Rebibbia non è che la metafora contemplativa di altre periferie romane, “Laurentino 38”, “Spinaceto”, “Corviale”, “Primavalle”. Periferie assolate di Roma Est e Roma Sud, in cui la criminalità trova facile gioco nella disperazione dei giovani. Droga, gioco illegale, furti, rapine, violenza, sporcizia, prostituzione e degrado. Ma anche speranza, ironia, voglia di cambiare vita e di riscattarsi. Tutto questo nelle meravigliose tavole di Zerocalcare e questa volta la politica non c’entra.

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