Bipolarità, un disturbo grave ma troppo spesso banalizzato

E' la settima causa di disabilità nel mondo

di Daniele Rosa
Medicina
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Bipolarità, una patologia troppo spesso banalizzata

“Up and Down”, su e giù. Una continua alternanza di stati d’animo. Bipolare, un disturbo grave che colpisce l’1,5% della popolazione ed è la settima causa di disabilità nel mondo. Si manifesta con  un’alternanza di momenti di depressione (con manie, irritabilità, pensiero accelerato, megalomania, riduzione del sonno, comportamenti a rischio, spese inappropriate e forti, deliri e allucinazioni). Una patologia molto seria ma che, molto probabilmente, è quella più banalizzata e difficile da seguire. E questo anche per un motivo: chi ne soffre è convinto di non avere nessun problema e di conseguenza non vuole farsi curare nè assumere farmaci. Spesso la si banalizza (quante volte si sente dire “quello è bipolare” ma con un’interpretazione leggera , quasi fosse un po’ strano o matto) a differenza della serietà con la quale si discute di anoressia nervosa o addirittura schizofrenia. Invece quando si parla di una persona bipolare la maggioranza pensa a qualcuno che alterna momenti di espansione, a volte anche divertenti, a momenti di tristezza ed aggressività. E’ un “misunderstanding” che certamente non aiuta né il paziente né la famiglia costretta a vivere lunghi periodi di difficoltà.

Bipolarità, complesso, per lo psicologo, trovare la cura adatta 

Esistono sistemi di classificazione diagnostica (ICD-11 o DSM-5) ma le descrizioni sommarie dei disturbi portano spesso a diagnosticare a uno, magari in una brutta giornata, qualsiasi cosa. Si arriva così ad avere una percezione di più disturbi, una sorta di sovradiagnosi che non aiuta chi soffre di bipolarità in maniera grave. Alternare tristezza a gioia o sovreccitazione non è certo sintomo di bipolarità. Il cervello è qualcosa di attivo pronto a rispondere immediatamente a qualsiasi situazione esterna o interna. Le emozioni sono schemi di adattamento neurovegetativo, comportamentale ed ormonale della specie umana. A seconda del contesto sociale o familiare, le emozioni e i sentimenti negativi sono i metodi più adattativi per sopravvivere. Pretendere che tutti rispondano allo stesso modo, in contesti sociali e familiari differenti, è impossibile se non addirittura stupido.

Bipolarità, banalizzare la malattia è l'errore più grande per affrontarla

 

Gli psicologi dovrebbero riuscire a far diventare sereno chi non lo è pur sapendo benissimo che non possono cambiare il contesto sociale di ognuno. Se uno vive una vita miserrima, magari in estrema povertà, è difficile pensare di renderlo felice, senza modificare un qualcosa della sua vita di tutti i giorni. L’intensità delle normali emozioni umane, prima fra tutte l’invidia, non sono certo un sintomo di disturbo bipolare. In secondo luogo, la malattia facilmente puo’ essere confusa dai comportamenti di alcuni caratteri, deboli nel subire pressioni esterne. Come ad esempio il desiderio di essere al centro dell’attenzione, il bisogno di essere ammirati e adulati all'infinito, la paura reale o immaginaria di essere abbandonati. Sensazioni che favoriscono instabilità ed improvvisi cambiamenti di umore. Ed allora come il medico puo’ aiutare il paziente bipolare? L’approccio non è semplice e richiede competenza e sensibilità. Occorre dare a chi soffre di bipolarità gli strumenti per conoscere il disturbo, affrontarlo, minimizzarne l'impatto sui progetti e suoi sogni di ciascuno. Un altro aiuto puo’ venire dai  farmaci che però devono essere affiancati dallo psicoterapeuta. Si possono fare molti interventi per aiutare ad uscire dalla bipolarità, ma sono necessarie persone molto. Bisogna evitare di banalizzare il problema perchè banalizzarlo è il maggior rischio ed errore per affrontare la patologia.