Vaccino, un’Europa a due velocità nei tassi di vaccinazione
Si passa dal 19% della Bulgaria al 94% di Malta. Rischio nascita nuove varianti
L'Unione Europea sta per raggiungere l’obiettivo del 70% di popolazione vaccinata.
Un successo nella maggior parte dei paesi europei ma con ancora molte differenze. Si passa dal 19% in Bulgaria fino al 94,1% a Malta. Uno squilibrio che minaccia di dividere l'Europa, perchè in molte aree sarà difficile circolare liberamente nello stesso modo.
Ad esempio tutti quelli immunizzati con vaccini non riconosciuti dall'Agenzia europea per il farmaco (in Ungheria hanno usato 4 milioni di vaccini cinesi e russi) hanno ora problemi a muoversi in quanto praticamente sono senza green pass.
Ed a complicare ulteriormente la situazione vi è l’idea di portare avanti una terza dose, anche contro il parere contrario dell’OMS.
Obiettivo invece dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è di riuscire a convincere tutti quelli che ancora non vogliono vaccinarsi sia in Europa che negli Stati Uniti.
I medici continuano a ripetere che “le differenze nel tasso di vaccinazione sono una questione importante e nessuno sarà al sicuro finché non lo saremo tutti". Sono ancora troppe le differenze di immunizzazione tra i Paesi.
In nove dei 27 paesi europei il 70% è già stato superato, ma il divario con gli altri è ancora troppo alto per pensare di avere sicurezza di un’immunizzazione di gregge.
Analoghe differenze si riscontrano in due altri cluster, per gli over 80 e il personale delle case di cura.
La paura dell’OMS è che in questa fase possano svilupparsi, soprattutto dove ci sono state poche vaccinazioni, nuove varianti che aggravino il numero di contagi, ricoveri e decessi.
Il pericolo è grande soprattutto al di fuori dell'Europa, dove ci sono paesi che non hanno ancora accesso ai vaccini.
Ma anche all'interno dell'UE, in paesi dove i tassi di vaccinazione sono ancora troppo bassi.
Bulgaria, Romania, Lettonia, Croazia, Slovacchia e Slovenia, ad esempio, hanno vaccinato meno del 50% della popolazione adulta. Come pure Finlandia, Estonia, Polonia, Svezia, Lituania e Repubblica Ceca. Grecia ed Ungheria hanno rallentato fortemente il ritmo di vaccinazioni.
Anche in Germania le differenze tra lander sono evidenti. Nella parte occidentale, tutti i Länder superano il 55%. Nei territori dell'ex Germania dell'Est si scende a meno del 50%.
Molteplici sono, per l’OMS, le cause della disparità di velocità nel dare il vaccino. In alcuni paesi le opzioni di acquisto sono state ritardate e alcuni paesi, come la Lettonia, hanno scommesso sul vaccino più economico (AstraZeneca) che però ha avuto gravi ritardi di fornitura.
Alcuni esperti indicano che la sfiducia dell'opinione pubblica nei propri governanti è stata un altro fattore che non ha avvicinato alle vaccinazioni, come in Bulgaria o Romania. Altro motivo diffuso che sta rallentando le vaccinazioni è la campagna di disinformazione. In Francia, ad esempio, il tasso di vaccinazione antinfluenzale è diminuito da un decennio e nel 2019 era già di 25 punti percentuali al di sotto della soglia fissata dall'OMS (75%).