Abbandono scolastico, Vitali (Lions Milano): "Offerte formative inadeguate e quadro normativo scadente"
Rossella Vitali, governatore distrettuale del Lions - Milano Città metropolitana, analizza le problematiche dell'abbandono scolastico. L'intervista
Rossella Vitali
Abbandono scolastico, Vitali (Lions Milano): "Offerte formative inadeguate e quadro normativo scadente"
Il rientro in classe riaccende i riflettori su un fenomeno dalle dimensioni ancora preoccupanti in Italia ed Europa: l'abbandono scolastico. Sia esplicito che implicito. Rossella Vitali, governatore distrettuale del Lions - Milano Città metropolitana, conosce da vicino la problematica essendo da tempo impegnata nel terzo settore: "C'è un sistema formativo inadeguato, accanto a difficoltà di carattere economico. Il meridione è certo più penalizzato, ma anche a Milano il tasso di abbandono scolastico è davvero alto". L'intervista.
Dottoressa Rossella Vitali, da molti anni lei affianca alla professione di avvocato l’impegno nel terzo settore che le ha permesso di maturare un punto di osservazione privilegiato sul sociale. In questi giorni riparte la scuola, con tutte le problematiche che conosciamo. Fra queste c’è l’abbandono scolastico, esplicito e implicito. Ci aiuta ad inquadrare il fenomeno?
L’abbandono scolastico è un fenomeno su cui occorre lavorare ancora molto. Facendo chiarezza, in primis, sulle responsabilità troppo spesso attribuite all’emergenza Covid, che invece in realtà ha solo leggermente acuito una situazione già di per sé problematica. Infatti, se nel 2019 la percentuale di chi lasciava la scuola era 13,1%, nel 2022 era poco sotto, al 12,7%. Piuttosto, il fenomeno resta riconducibile ad un sistema formativo inadeguato e a difficoltà di carattere economico nei bilanci familiari, in un quadro che vede ancora molto forte il divario Nord-Sud. Il meridione resta certamente più penalizzato, anche se poi ci sono città come Milano, cuore dell’economia e della cultura dell’intero Paese, dove il tasso di abbandono scolastico è davvero molto alto, soprattutto nelle periferie. Condizione, questa, che connota più frequentemente le famiglie indigenti: parliamo di immigrati, ma anche di una fetta di popolazione a reddito medio-basso e che stride con l’ambizione del capoluogo lombardo di venire riconosciuto come grande metropoli del mondo. A Milano, come ovunque, il tasso di povertà incide dunque inevitabilmente e molto: ne consegue che in molte famiglie i genitori siano sempre più impegnati, anche con doppi lavori e seguano sempre meno i ragazzi.
Oltre alle difficoltà economiche lei parlava dell’offerta formativa. Cosa intende quando dice che non è adeguata?
Il vero problema è che mancano scuole professionalizzanti: se un giovane non vuole fare il liceo ma punta ad avere una formazione che lo introduca, ad esempio, nel mondo della moda, a Milano oggi deve frequentare scuole molto costose. Se però quel giovane non fosse in grado di pagarsi il corso di studi, sarebbe costretto ad abbandonare il suo progetto. L’alternativa, siano shooting o tirocini in atelier, non porta a risultati concreti: si tratta di percorsi che, proprio perché non all’altezza, vengono lasciati strada facendo. È quello che si definisce abbandono implicito, mentre quello esplicito si riferisce a chi decide di non proseguire gli studi nel passaggio dalla scuola media inferiore a quella superiore.
L’obiettivo europeo per contenere l’abbandono scolastico pone un tetto: entro il 2030 non si potrà superare la soglia del 9%. Al momento l’Italia è quinta.
Confermo il dato. Il problema è europeo, e noi non siamo posizionati così male. Negli anni '90 avevamo il 25,3% di abbandono; oggi siamo scesi al 12,7%, che però è ancora lontano dal 9%. Ma come dicevo, all’interno del nostro Paese ci sono differenze importanti: svetta in positivo la Lombardia che – nonostante il dato negativo di Milano - può essere considerata al pari di Parigi e Londra, con un sistema che incentiva maggiormente a restare nel percorso formativo.
Cosa servirebbe per migliorare ancora?
Gli ambiti su cui lavorare, soprattutto a livello locale, sono tre: servono programmi di sostegno economico per le famiglie a basso reddito, un piano di orientamento per i ragazzi più pragmatico ed efficace e un sistema strutturato di programmi di recupero degli studenti nei singoli municipi.
Al legislatore invece cosa chiederebbe?
Dal punto di vista normativo le leggi vigenti sull’offerta formativa a livello nazionale sono scadenti, soprattutto rispetto a realtà virtuose come quella della Germania. Da una parte il mondo del lavoro è in costante mutamento, penso ad esempio alle tecnologie che lo connotano, come IA e Social Network. Dall’altra parte problematiche individuali come dislessia, disgrafia e autismo sono in aumento. E poi ci sono le difficoltà economiche: per ovviare a queste problematiche, lo ripeto, serve una scuola altamente professionalizzante, in grado di valorizzare ad esempio l’artigianato e la manualità.
La mia lunga esperienza nel terzo settore nei Lions, in AIDT Onlus, in Asilo Mariuccia e nell’Osservatorio Metropolitano di Milano mi permette di leggere scrupolosamente la situazione attuale per cercare di intervenire, ma non sempre è facile. Proprio in qualità di governatrice Lions, a luglio ho visitato le palazzine bianche in zona Gratosoglio a Milano: sono aree in stato di abbandono, con adolescenti tra i 13 e i 15 anni lasciati a sé stessi e i servizi sociali che vengono pesantemente ostacolati nella loro attività da chi vi vive lì e non vuole aiuto. Vale anche per il quartiere Niguarda, dove la Fondazione Sala propone un dopo scuola per i ragazzi, in un contesto però estremamente difficoltoso. A quel senso di impotenza che si prova in queste periferie, il Lions risponderà con un progetto che presenteremo a novembre e che si pone l’obiettivo di avvicinare scuole e aziende: l’idea è che l’azienda stessa diventi scuola.
Ma i progetti in essere sono anche altri: fra tutti voglio citare Lifeability, con cui mettiamo a disposizione borse di studio per start-up create da giovani sotto i 35 anni.
Torniamo al quadro normativo. Ci stiamo avvicinando a grandi passi alla riforma che introduce l’autonomia differenziata. Secondo lei, c’è il rischio che possa acuire le pesanti differenze già presenti?
Assolutamente sì. Ma spero non ci arriveremo, sarebbe deleterio.
Il sostegno dei bonus scuola che ora il governo ha intenzione di cancellare è servito nel tempo?
Si, è servito. Noi lo abbiamo visto direttamente con un progetto che i Lions, insieme con Milano Sospesa e MI’mpegno, hanno ideato e chiamato “Zaino Sospeso”, grazie al quale è possibile andare nelle cartolerie della città, sia in centro che in periferia, per acquistare e regalare oggetti che servono agli studenti. È un’iniziativa che sta avendo un grande successo e che testimonia l’importanza di sostenere le famiglie nel percorso scolastico dei ragazzi.
L’abbandono scolastico connota una fascia di età spesso protagonista della violenza che finisce sui giornali, con fatti di cronaca che fanno rabbrividire. Di che cosa è figlia questa situazione?
Di un malessere generalizzato: serve al più presto una riforma educativa, che passa dalla sensibilizzazione della classe dirigente e di chi fa cultura nel nostro Paese. Sono i partiti politici di qualsiasi colore a dover essere sollecitati attraverso istituzioni locali e terzo settore: l’obiettivo è lavorare in sinergia e fare rete, in modo da convincere tutte le parti - non ultimi i dirigenti scolastici - della bontà del progetto.
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