Ad Alzano militari senza ordini. Lega: "Stop ai segreti di Stato?"

Continuano i dubbi sulla mancata istituzione di zona rossa ad Alzano Lombardo durante il periodo più duro della pandemia tra febbraio e marzo 2020

di Alberto Maggi e Fabio Massa
Milano
Condividi su:

Militari ad Alzano senza ordini. Belotti (Lega): "Continua la stagione dei segreti di Stato"

Lo scoop di Manuela D'Alessandro di Agi continua a far discutere. Il tema è sempre la chiusura di Alzano e Nembro, nella primissima fase della pandemia, nel marzo 2020. Una questione sulla quale inizialmente era stata incolpata Regione Lombardia: perché non aveva decretato la zona rossa nella bergamasca? Ai tempi le polemiche furono fortissime, e riguardarono anche Confindustria. La tesi portata avanti da buona parte dei media italiani fu che Attilio Fontana avesse ceduto alle pressioni degli industriali e così avesse decretato la morte di centinaia di persone. Ipotesi accusatoria che però non pare molto solida, anche perché i pm, fin dall'inizio, si sono orientati sulle responsabilità del ministro Speranza, andando a scavare, settimana dopo settimana, nell'operato del Governo allora in carica. L'Agi, già da mesi, ha richiesto l'accesso alla documentazione, ricevendo più volte un diniego e - infine - un ultimo diniego malgrado una sentenza del Consiglio di Stato, motivato dal fatto che non ci sono atti ufficiali.

Militari ad Alzano, cosa è emerso

Scrive D'Alessandro: "Poco più di un mese fa, i giudici avevano chiesto al Ministero di rendere "documentati chiarimenti entro 30 giorni”  sulle ragioni che giustificavano il ‘no’. Svelare questi aspetti, è la spiegazione, costringerebbe l’amministrazione “a ostendere l’intero piano d’impiego del contingente militare sul territorio nazionale, non essendoci stato alcun atto governativo specifico di impiego  delle forze militari nelle zone di Nembro e Alzano. E ove pure ci fosse stato uno specifico atto governativo – si legge nella memoria del Ministero dell’Interno – non certamente tale atto avrebbe potuto disporre dell’impiego operativo dei contingenti militari assegnati, essendo tale impiego rimesso alle complesse procedure delineate per l’adozione del decreto del ministero dell’Interno e del ministero della Difesa”. Non rendere noti questi documenti viene incontro alla “necessità di evitare un pregiudizio concreto e attuale alla tutela degli interessi pubblici”.  Insomma, i militari andarono in Val Seriana, ma senza che nessuno glielo chiedesse. E infatti nessuno dichiarò la zona rossa.

Ad Alzano responsabilità rimpallate fra Stato e Regione

Commenta ad Affaritaliani.it Daniele Belotti, bergamasco doc e parlamentare leghista: "In base alla stupefacente risposta del ministero dell’Interno si può ipotizzare che basta un’anonima manina  per mobilitare 400 uomini per  controllare una “zona rossa”? Si pensava che l’epoca dei segreti di Stato fosse finita con le stragi di Ustica dell’Italicus e invece continua anche oggi. Sono stati giorni drammatici, un motivo in più per fare chiarezza per i bergamaschi e tutti gli italiani, anche se un aspetto ormai è definito con certezza: la “zona rossa” era di competenza dello Stato e non della Regione. Il presidente Fontana l’aveva richiesta, l’allora governo giallorosso la stoppó".