Addio a Giovanna Ichino: una vita dedicata alla giustizia e ai diritti umani

Scomparsa a 73 anni, la magistrata milanese si è occupata di casi celebri come quelli di Anas, Unipol, Vanna Marchi, Cesare Battisti. La denuncia delle violenze nei centri migranti in Libia

di redazione

Giovanna Ichino

Milano

Addio a Giovanna Ichino: una vita dedicata alla giustizia e ai diritti umani

Giovanna Ichino, magistrata di grande prestigio e figura di riferimento nel panorama giudiziario italiano, è scomparsa a Milano all'età di 73 anni.

Ichino, una carriera al servizio della giustizia

Sorella del giuslavorista Pietro Ichino, è entrata in magistratura nel 1978. E nel tempo  ha ricoperto quasi tutte le funzioni giudicanti e requirenti nel settore penale nel circondario di Milano. La sua dedizione l'ha portata a occuparsi anche della formazione dei magistrati, sia come componente del Comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, sia come formatrice decentrata. Inizialmente attiva in Corte d'Assise in Corte d'Appello a Milano, è poi approdata all'ufficio Gip, assumendo un ruolo di primo piano nell'inchiesta Mani Pulite.

Giovanna Ichino, i casi celebri: Anas, Unipol, Vanna Marchi...

Dal 1993 al 2003 ha svolto il ruolo di pubblico ministero, coordinando indagini di rilievo come quelle sulle "sponsorizzazioni in tv", le tangenti Anas e le forniture alle mense del Comune di Milano. Successivamente, tornata a ricoprire funzioni giudicanti sia in primo che in secondo grado, ha presieduto processi significativi, tra cui quello relativo al caso Unipol, parte dell'indagine sul "risiko bancario" e i "furbetti del quartierino". Ha anche giudicato, in appello, il caso che vedeva imputate Vanna Marchi e sua figlia per truffa.

Giovanna Ichino, il caso Battisti e le violenze contro i migranti in Libia

Tra i casi più rilevanti affrontati, si annovera la gestione del fascicolo su Cesare Battisti, ex terrorista dei PAC, al quale concesse benefici penitenziari. Nel 2017, presiedette la Corte che inflisse l’ergastolo a un giovane somalo accusato di atrocità nei confronti di centinaia di migranti in un campo di detenzione libico: violenze che includevano segregazioni, torture, stupri e sevizie, con alcune vittime che persero la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Questa sentenza rappresentò una decisione di grande rilievo nel panorama giuridico italiano.

Contributi accademici e pubblicazioni

Oltre alla pratica giudiziaria, Ichino ha contribuito al dibattito giuridico attraverso numerose pubblicazioni. Tra queste, si ricorda l'articolo "Obbligatorietà e discrezionalità dell’azione penale" pubblicato su "Questione Giustizia" nel 1997.

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