Agnelli (Confimi) all’Ue: non basta la finanza, far crescere l’economia reale

Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, parla di che cosa si attendono le imprese dalle prossime mosse della Commissione Europea

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Paolo Agnelli (Confimi Industria)
Milano

Agnelli (Confimi) all’Ue: non basta la finanza, occorre  far crescere l’economia reale

 

IMPRESE-LAVORO.COM - Milano – Fatti i vertici dell’Unione europea ora tocca ai programmi e alla maggioranza che dovrà sostenerli. Nell'Unione europea ci sono 25 milioni di PMI, le quali svolgono un ruolo chiave nella sua economia: infatti, costituiscono il 99 % di tutte le imprese, danno lavoro a circa 100 milioni di persone (fornendo due terzi dei posti di lavoro nel settore privato) e generano circa il 56 % del prodotto interno lordo dell'Unione. C’è un ruolo dell’Unione, per garantire a queste imprese di competere a livello globale e poi c’è il compito dell’Italia. Chiediamo a Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, cosa si attendono le imprese dalle prossime mosse della Commissione Europea?

“Innanzitutto, bisogna che si presti attenzione al fatto che i cittadini europei in occasione di queste elezioni abbiano di fatto protestato. I più non hanno votato, chi è andato alle urne ha consegnato allo scrutinio un voto appunto di protesta. E col gioco delle alleanze e degli apparentamenti si arriverà a evitare di consegnare la maggioranza alle destre. C’è scontento in Europa. L’Unione è guidata dalla finanza, si è dimenticata dell’economia reale e le scelte fatte negli ultimi anni hanno lasciato indietro proprio quelle 25 milioni di piccole e medie imprese e i loro 100 milioni di lavoratori. E l’Italia – prosegue l’imprenditore - che è la peggiore di tutti in termini di debito, soffre ancora più l’assenza di un piano industriale comune. Lo diciamo da tempo come Confederazione. Siamo terribilmente in ritardo e come UE abbiamo lasciato entrare ed uscire materie prime strategiche. Ci siamo dati delle regole e dei tempi di transizione – che i nostri competitor mondiali non sono tenuti a rispettare – ma al tempo stesso abbiamo lasciato a Cina e India la possibilità di fare shopping per non dire razzia di silicio, litio, e tutti quei materiali tattici. Non paghi, abbiamo venduto all’India 1850 mila tonnellate di rottami di alluminio, il metallo più sostenibile sul pianeta e necessario per attuare il decantato Green Deal. Ci sono evidenti storture da aggiustare e bisogna farlo prima che l’industria italiana ed europea arrivino ad un punto di non ritorno”.

Il Governo italiano deve evitare l’isolamento ma quali sono le scelte che devono accompagnare il commissario italiano che sarà nominato a breve?

“Bisogna trasferirgli il verbo della competitività. Non è chiaro, infatti, che le pmi per poter sostenere la bilancia economica e sociale devono poter crescere e per farlo devono poter operare in un mercato comune ad armi pari con i propri competitor. Oggi invece anche all’interno dell’Europa dei 27 ciascuno ha regole di partenza differenti: dai costi dell’energia a quelli delle paghe, dai vincoli ambientali ai diritti dei lavoratori. In dumping lo abbiamo in casa e nessuno vuole occuparsene”, conclude Agnelli.