Albiani (Pd): “Più che ciclo chiuso, per modello Milano è tempo di evoluzione”

Secondo il responsabile Diritti del Pd Milano e consigliere comunale Michele Albiani il ‘modello Milano’ non va cancellato ma deve evolversi

Eleonora Bufoli
Michele Albiani
Milano

Albiani (Pd): “Più che ciclo chiuso, per il modello Milano è tempo di evoluzione”

“Non credo che il Segretario Capelli voglia cancellare gli ultimi 13 anni, tutt’altro. Ma sarebbe sbagliato chiudere gli occhi sui problemi che ci sono, in primis la poca equità. Questo sì”. Secondo Michele Albiani, consigliere comunale in quota Pd, presidente della commissione sicurezza e responsabile diritti per Pd Milano, il modello Milano iniziato con l’amministrazione di Giuliano Pisapia e continuato con Giuseppe Sala, non va messo da parte ma occorre un’evoluzione. La stessa evoluzione auspicata dal segretario Alessandro Capelli quando durante l’evento di sabato scorso ha parlato di ‘chiusura di un ciclo’. L’intervista ad Affaritaliani.it Milano.

Sabato scorso il segretario Capelli ha rivendicato la crescita di Milano ma ha parlato di una città che non è più "per tutte e per tutti". Ha sottolineato che "il ciclo iniziato nel 2010 è chiuso” e occorre “assumere la responsabilità di un nuovo inizio" incentrato su maggiore equità. Cosa ne pensa?
Più che chiuso è tempo di un'evoluzione per la nostra Milano, partendo proprio dalla trasformazione solida e positiva sotto gli occhi di tutti. Capelli stesso ha fatto parte in prima linea nella rivoluzione arancione iniziata con il sindaco Pisapia, che ha visto seminare e poi germogliare la speranza del cambiamento e la possibilità di fare diversamente, per il bene di tutti. Ma sarebbe sbagliato chiudere gli occhi sui problemi che ci sono, in primis la poca equità. Questo sì.



Da responsabile diritti del PD metropolitano nota una crescita non inclusiva? Milano si sta lasciando dietro i cittadini, con il caro affitti e i prezzi sempre più alti? Quanto ancora c'è da fare?
Non solo da responsabile diritti, ma da trentenne cresciuto in periferia, appartenente ad una minoranza, appartenente della classe media-bassa che ha sofferto tutte le crisi degli ultimi 25 anni (e fino all’anno scorso l'eletto con lo stipendio più basso del consiglio comunale...) direi che non posso che concordare. Ma il problema non è Milano in sé. Lo dimostrano i dati. Nell'UBS Global Real Estate Bubble Index, l'indice elaborato da UBS per individuare le bolle immobiliari, Milano non compare. I prezzi degli affitti sono cresciuti molto (+39% negli ultimi 7 anni), ma sono gli stipendi che non tengono il passo: nello stesso periodo sono cresciuti sì, ma solo del 7%. Quindi c'è un fortissimo tema di redditi che non crescono abbastanza. Ecco: è il sistema Paese fallimentare, che non siamo riusciti a scalfire al Governo nazionale per superficialità di tanti, figuriamoci adesso con la destra che ci bullizza. Invertirei quello che disse una volta qualche anno fa Peppe Provenzano: l’Italia non restituisce nulla a Milano.

Secondo lei è dunque terminato il ‘modello Milano’? Ora la città ha bisogno di altro o deve continuare a crescere come ha fatto dall’Expo ad oggi?
Io nasco politicamente dalla rivoluzione arancione pisapiana e sono cresciuto col “modello Milano”. Da queste esperienze amministrative, che hanno attraversato crisi terribili, è nata una nuova classe dirigente che ha i piedi, ma anche il cuore, che poggiano lì, guardando al futuro. Ripeto: non è e non deve terminare nulla di questo. Fa parte di noi e a noi che conosciamo sulla nostra pelle i limiti, tocca il compito di indicare come evolverci. Di far continuare a crescere la città, di una crescita che è sempre di più una crescita per tutte le persone che la vivono.

Il sindaco Sala ha rivendicato tutto quello che ha fatto in questi anni, affermando che "non bisogna mettere in discussione un modello perché ci vuole poco a perdere l’immagine di città aperta e tornare indietro". Anche secondo lei la città è migliore di quello che era come ha sottolineato il sindaco lunedì scorso?
Senza alcuna ombra di dubbio. È sacrosanto che il sindaco rivendichi il lavoro straordinario che ha portato e continua a portare avanti. Noi ci siamo per accompagnare i prossimi tre anni e pensare ciò che possiamo cambiare coerentemente noi, ma anche chiedere e lottare in tutti i modi col Governo e la Regione per avere risorse e regolamentazioni chiare negli ambiti “grigi”, come le piattaforme di affitto breve. Insomma, impegnandoci per andare avanti insieme.

Secondo Pierfrancesco Majorino, "chiusura di un ciclo" non significa andare contro l’amministrazione comunale ma prendere atto che la città è cambiata soprattutto dopo la pandemia e che occorre misurarsi con questioni come quella abitativa. Condivide questa posizione, che chiede risposte al Governo e alla Regione?
Certo, perché è la realtà stessa della città che lo dice. La crisi abitativa è il vero grande problema di questi anni e dei prossimi, se non l’intero decennio. E dalla casa passa molto della traiettoria di una città. Il Governo Conte II ha avuto poca lungimiranza in questo. Con i fondi del PNRR e quelli del super bonus, dovevamo lavorare per costruire nuove case di residenza pubblica per i Comuni. Con Draghi dovevamo spingere su regolamentare Airbnb. Siamo sempre a rincorrere le emergenze. Diciamocelo: anche basta.

Majorino ha anche detto che Sala potrebbe essere utile a livello nazionale per dare una risposta contro le destre. Condivide?
Credo che sia una valutazione che debba fare lui stesso alla fine del suo mandato. Ma sono sicuro che non potrà rimanere con le mani in mano, da buon milanese.

Quali potrebbero essere le "risposte credibili" evidenziate dal sindaco e di cui hanno bisogno i cittadini?
Penso alla riforma della polizia locale, che i cittadini e non solo chiedono con forza, per ridurre la percezione di abbandono e di insicurezza. Un impegno – se avremo i fondi a disposizione da Regione e Governo – sulle metropolitane e i mezzi di superficie, più il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità attiva, per non far piovere dall'altro la transizione ma accompagnarla. Ma soprattutto credo sia tempo di far tornare a sognare i milanesi e le milanesi. Non solo grazie ai grandi eventi, ma anche rispetto alla vita quotidiana. Vogliamo vivere la nostra città, una città vera.

Tags:
albianimodello milanopd