Alt e inseguimento: come devono comportarsi le forze dell’ordine
L'intervista a Vincenzo Romeo, segretario generale nazionale PSC Assieme, associazione sindacale dei carabinieri sul caso Ramy Elgaml
Caso Ramy, parla Vincenzo Romeo (PSC Assieme): "Dovere del carabiniere inseguire il mezzo e mettere tale persona in sicurezza”
A seguito dell’ incidente avvenuto a Milano, che ha causato la morte di un 19enne, abbiamo cercato di fare chiarezza su come i carabinieri debbano comportarsi in situazioni simili. Abbiamo intervistato Vincenzo Romeo, segretario generale nazionale del PSC Assieme, l'associazione sindacale dei carabinieri. L'incidente avvenuto il 24 novembre scorso nel quartiere Corvetto di Milano ha scatenato un ampio dibattito. Durante un inseguimento, il 19enne Ramy Elgaml ha perso la vita, mentre il suo amico Fares Bouzidi, 22 anni, è finito in coma farmacologico (dal quale è poi uscito).
Il Tg3 ha trasmesso il 7 gennaio il video di una dashcam che documenta l'inseguimento da parte dei carabinieri nei confronti dello scooter su cui stavano viaggiando i due ragazzi. L'incidente è sotto indagine e la Procura di Milano sta valutando l'ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale (ossia la consapevolezza da parte dei carabinieri che la morte del giovane fosse una possibilità, ndr), oltre a possibili accuse di falso e depistaggio. Al momento, il carabiniere alla guida è indagato per omicidio colposo stradale, insieme a Fares Bouzidi, che guidava lo scooter. Se da un lato il quartiere Corvetto, pochi giorni dopo l’incidente, è diventato scenario di proteste che rivendicavano giustizia per il giovane egiziano morto, dall’altro il ministro dell'interno Matteo Piantedosi ha chiesto che la presunzione di non colpevolezza venga applicata anche ai carabinieri.
Tutto questo ha suscitato molte domande sul comportamento delle forze dell'ordine in situazioni di inseguimento. L’accaduto verrà giudicato in tribunale ma intanto abbiamo chiesto a Vincenzo Romeo, segretario generale nazionale PSC Assieme, associazione sindacale dei carabinieri, come si dovrebbero comportare le forze dell’ordine in determinate situazioni.
Come funziona il posto di controllo e cosa succede se non viene rispettato
La sera del 24 novembre scorso Ramy Elgaml si trovava a bordo di uno scooter guidato dall’amico Fares Bouzidi, quando una gazzella dei carabinieri ha intimato loro di fermarsi a un posto di controllo in Via Monte Grappa, Milano. Ma i due hanno proseguito. “Il posto di controllo consiste in un punto di osservazione e controllo della strada in cui selezioniamo un mezzo e con tutti i dispositivi previsti lo fermiamo per controllarlo”, racconta Vincenzo Romeo. “Se all’alt dei militari, che avviene con segnali sempre visibili, il mezzo scappa, a quel punto diventa sospetto. Potenzialmente su quel mezzo può esserci un autore di un omicidio, un portatore di chili di droga, chiunque. Il mezzo diventa sospetto e si parte con l’inseguimento”. Il carabiniere è quindi “tenuto a inseguire il mezzo perché ha il dovere di mettere tale persona in sicurezza”.
Come funziona un inseguimento
Mettere la persona che sta fuggendo in sicurezza non implica causarle un incidente tanto ché “quando si segue un mezzo in fuga, bisogna rispettare le regole stradali, come i semafori, e stare attenti a non investire nessuno. A volte chi fugge non rispetta la cartellonistica, va contromano o passa col rosso e quindi la situazione diventa molto pericolosa” Ma bisogna anche riuscire a “non perdere la persona che si sta inseguendo o l’azione di fermare il soggetto si rende vana”. In alcuni casi, quando la situazione è troppo rischiosa per i pedoni o altri veicoli, “si sacrifica la propria autovettura per fermare il fuggitivo senza mettere in pericolo la sua salute”. Vige infatti la regola che la difesa deve essere pari all’offesa.
“Inseguire una persona causa stress”
Un inseguimento causa molto stress “dovuto anche dalla scelta di compiere una manovra piuttosto che un’altra, in una frazione di secondi. Un carabiniere che ferma un pregiudicato che perde la vita non sta di certo bene. Nessuno si augura di fare una cosa del genere. Anche il maresciallo che ha sparato a Rimini ha fatto il suo dovere, ma ha ucciso una persona e non sarà mai sereno. Qualsiasi premio gli venga dato, non compenserà la distruzione che lui prova”.
“Se una persona si fa male, ne usciamo sconfitti”
Nel video si sentono anche le conversazioni tra i carabinieri e la radio mobile. Una delle frasi più controverse nel video è “Sono caduti” con risposta "bene", pronunciata dopo che i due ragazzi hanno perso il controllo dello scooter. Alcuni l'hanno interpretata come un segno di soddisfazione da parte dei carabinieri. Romeo precisa che “non c’è nessuna soddisfazione in frasi come queste. Una caduta a cui viene risposto bene non corrisponde a uno stato di godimento, ma a un dato oggettivo: quella persona non fugge più e possiamo fermarla. Si parla con frasi brevi, bisogna intervenire in modo celere”. E sul giudizio negativo da parte di molti Romeo risponde che “quando leggiamo commenti contro di noi ci chiediamo se valga la pena fare quello che facciamo. Ma un carabiniere non si fermerà mai davanti a un reato dicendo “non lo faccio, cambio strada”. A volte ci diciamo che dovremmo tutelare la nostra salute e le nostre famiglie scegliendo di cambiare strada. Farsi cinque anni di processo e avere una persona morta nello stato d’animo è un peso. Le persone non si rendono conto delle difficoltà che riscontriamo”.
“La violenza rispetto a 40 anni fa è molta di più”
Romeo ricorda gli anni ’80 in cui secondo la sua esperienza c’era meno violenza e le giornate lavorative erano meno pesanti. “C’è tanta violenza che alimenta la nostra vita quotidiana e come carabinieri siamo sotto di personale. Mancano 15mila uomini nell’organico dell’arma. Ci sono situazioni in cui non possiamo fare nulla. Fermiamo qualcuno per reati gravi, ma l'indomani quella stessa persona li commette di nuovo. Questo ci fa sentire impotenti e arrabbiati. Bisognerebbe fare delle scelte comuni e prendere decisioni per le quali una persona che commette reati vada fermata per evitare che ripeta quello che ha fatto”. Secondo Romeo il caso del giovane Ramy è diventato “troppo mediatico e il processo dovrebbe essere fatto in tribunale, per evitare anche pressioni”.
La sicurezza invece “è una scelta di uno Stato. L’Italia non è come altri Paesi dove davvero manca la libertà, ma oggi la necessità di protezione è cambiata e dobbiamo fare una scelta sociale: vogliamo vivere in sicurezza o no?”. "Gabrielli? Non condivido le sue dichiarazioni secondo cui l'inseguimento non è stato fatto in modo corretto. Non si può lasciar fuggire una persona con il rischio che metta in pericolo altri".