Antonio Ligabue: l'uomo e l'artista in mostra alla Reggia di Monza

Alla Reggia di Monza in esposizione novanta opere di uno dei più puri e sconcertanti talenti del ventesimo secolo in Italia

Federico Ughi
Antonio Ligabue, "Autoritratto con moto e cavalletto" (1953-1954)
Milano
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Antonio Ligabue: l'uomo e l'artista in mostra alla Reggia di Monza

"L'uomo, l'artista": così recita il titolo della mostra su Antonio Ligabue ospitata all'Orangerie della Reggia di Monza sino al primo maggio 2022. Nell'esposizione organizzata da ViDi e a cura di Sandro Parmiggiani trovano spazio una novantina di opere tra dipinti, sculture, disegni e incisioni. Ed è, quello di Ligabue, uno di quei casi in cui maggiormente il tema del rapporto tra il vissuto personale dell'artista e la sua produzione si pone come ineludibile ed inevitabile. Anzi, come noto, le vicende umane e i tratti assolutamente singolari della personalità dell'artista di Gualtieri rivestono una centralità assoluta nel racconto della sua parabola artistica. Un peso troppo ingombrante e che distoglie da una serena ed obiettiva analisi critica o al contrario una attenzione dovuta e necessaria, senza la quale verrebbero a mancare troppi elementi per entrare pienamente a contatto con i motivi della sua poetica?

"Autoritratto" (1959-1960)
 

 

Ci sono casi in cui la biografia di un artista è tutto sommato piuttosto marginale ai fini della comprensione del suo percorso. Maestri della contemporaneità come Matisse o Mondrian hanno vissuto esistenze serene e senza particolari sussulti, e questo nulla toglie o aggiunge alla grandezza della loro arte. Diversamente, basta fare nomi come Picasso o Warhol per sentire l'aura magnetica delle loro personalità e delle loro vicende riveberarsi sulle opere illuminandole di un senso più profondo. Con Ligabue bisogna prendere atto di essere posti innanzi ad una identità ancora più viscerale ed intima. Sono le sue stesse tele  a chiedere di interrogarci su chi era l'uomo che le ha realizzate. Tanto i suoi penetranti e febbricitanti autoritratti quanto le fantasmagoriche scene di lotta tra prede e predatori, o le bucoliche impressioni di vita contadina. Le sue opere sono finestre spalancate sulle passioni e le ossessioni di un uomo emarginato e problematico, che attraverso la sua stessa arte cercava di plasmare un mondo al quale appartenere.

"Testa di tigre" (1957-1958)
 

Ligabue: tra mito e purissimo talento d'artista

La tragica parabola umana di Ligabue, la sua natura di freak reietto dai comportamenti bizzarri e sconcertanti, lo stupefacente divario tra la limitatezza dei suoi strumenti e le vette degli esiti della sua arte hanno finito però spesso e facilmente nella vulgata per sovrastare e cannibalizzare ogni discorso attorno a lui. Forse non può essere altrimenti: impossibile non provare un forte e immediato coinvolgimento nella sua incredibile vicenda. Che non a caso ha ispirato e continua ad ispirare opere televisive, teatrali e cinematografiche. Appaiono ad ogni modo oggi superate le rappresentazioni più sensazionalistiche e da rotocalco con le quali l'Italia a partire dal secondo Dopoguerra iniziò a conoscere, come una sorta di curioso fenomeno antropologico, la figura e l'arte di Ligabue. E con esse è superata anche la riduttiva visione di Ligabue come artista naif, creatura quasi mitologica emersa lungo le rive del Po. Laddove critica e studiosi esplorano e riconoscono i numerosi ed eterogenei influssi di cultura alta e bassa che sono confluiti nelle sue personalissime visioni. E le sofisticatezze di cui era capace: valgano dettagli come il raffinato gusto decorativo nella resa dei mantelli maculati dei grandi felini al centro di tanti capolavori. O la potenza introspettiva - certo pienamente consapevole e lucidamente priva di ogni autoindulgenza - dei malinconici sguardi che ci inchiodano ad ogni suo autoritratto. Il che ci riporta, in un circolo dal quale lo stesso artista non ci lascia uscire, alla natura fortemente autobiografica della sua arte.

"Cortile" (1930)
 

Ligabue: uno dei grandi maestri italiani del Ventesimo secolo

Spostiamoci allora un poco di lato, grazie all'attenta selezione della mostra monzese, per ammirare la qualità delle sue sculture. Protagonisti ancora una volta gli amati animali. La cui anatomia ed i movimenti sono resi con una naturalezza ed una acutezza tali da non poter fare dubitare nemmeno un momento della purezza del talento all'opera al di là ed al di fuori di qualsiasi tentazione romanzesca su come e in quali circostanze tale talento abbia saputo forgiarsi e manifestarsi. E in questo troviamo una nota consolatoria a margine del tema dell'indissolubile insistenza dell'intreccio tra la dolente parabola umana di Antonio Ligabue e la sua arte. Ed è che tale arte, germogliata e coltivata in un contesto tra i più difficili ed improbabili, è alfine comunque riuscita ad imporsi nella sua evidenza. Garantendo al suo tormentato e fragile artefice un saldo posto nel novero dei maestri italiani del Ventesimo secolo.

"Crocifissione" (senza data)
 

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