Ats Milano in stato di agitazione: ecco dove la gestione ha fallito

Ats Milano, lavoratori sul piede di guerra: dallo smart working ai servizi, dalla gestione della pandemia ai contratti, ecco cosa non funziona

Milano
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Ats Milano dichiara stato di agitazione, ecco perché

I lavoratori di Comparto e Dirigenza dell'ATS di Milano hanno proclamato il 4 febbraio lo stato di agitazione, informano oggi Rsu e organizzazioni sindacali di categoria che "compatti" hanno proposto l'iniziativa "a una assemblea che ha riunito circa 600 lavoratrici e lavoratori, i quali hanno aderito pressoché unanimi". Alla direzione dell'Agenzia di tutela della salute Città metropolitana viene contestato di avere "messo in atto sistematicamente, nei 2 anni di pandemia" di Covid-19, "condotte che costituiscono altrettante violazioni dei Ccnl vigenti e degli accordi integrativi aziendali in materia di relazioni sindacali e che sono idonee a creare impedimenti all'ottimale svolgimento delle attività sindacali.

Ats Milano, i dipendenti: servizi inefficienti

Le pessime relazioni sindacali - si legge in una nota - hanno generato pessimi modelli di organizzazione del lavoro e pessimi regolamenti aziendali, assunti unilateralmente, contro la volontà di Rsu e Oo.Ss. I modelli di organizzazione del lavoro e i regolamenti aziendali unilaterali e inappropriati in materia di contact tracing, smart working e orario di lavoro hanno impattato negativamente sull'efficacia dei servizi rivolti alla cittadinanza e sulle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, acuendo uno stato di malessere già molto preoccupante".

Ats Milano, i lavoratori: contratti non rispettati

"Il rischio - segnalano le sigle - è che la demotivazione dei professionisti alle dipendenze di ATS Milano comporti un progressivo decremento degli standard delle prestazioni e dei servizi che costituiscono oggetto di diritti fondamentali dei cittadini". Rappresentanza sindacale unitaria e sindacati di categoria chiedono di "ripristinare relazioni sindacali corrette al fine di conseguire una revisione condivisa dei modelli di organizzazione del lavoro e dei regolamenti aziendali unilaterali e inappropriati, e di garantire di conseguenza i diritti fondamentali del cittadino".