Padre dona il polmone al proprio bambino. Eccezionale intervento. VIDEO
Il donatore di polmone si chiama Ánduel. È un uomo albanese di 34 anni ed è il padre del figlio di 5 anni: l'intervento all'ospedale di Bergamo
Bambino torna a respirare: grazie al polmone del padre
Torna a casa il bambino che è tornato a respirare grazie al polmone donato dal papà. Le dimissioni, fa sapere l'Asst Bergamo, sono avvenute martedì 21 febbraio, a poco più di un mese dall’intervento. Il trapianto di polmone da donatore vivente, il primo in Italia per questo organo, era stato eseguito martedì 17 gennaio al Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Il donatore di polmone si chiama Ánduel. È un uomo albanese di 34 anni ed è il padre del figlio di 5 anni
Il donatore di polmone si chiama Ánduel. È un uomo albanese di 34 anni ed è il padre del figlio di 5 anni, nome di fantasia 'Mario' dal nome del personaggio dei videogiochi 'Super Mario Bros.' di cui è appassionato. La moglie Ornéla ha oggi 35 anni da poco compiuti. Nell’estate 2018 si è trasferita in Italia, insieme al bambino di un anno di età. Pochi mesi dopo il loro arrivo, li ha raggiunti papà Ánduel, dopo aver lasciato il lavoro di ingegnere edile in Albania.
Peri il bambino la diagnosi di talassemia o anemia mediterranea, una patologia del sangue.
L’anno successivo al loro arrivo in Italia i genitori di Mario portano il figlio all’ospedale Meyer di Firenze per alcuni segnali di malessere, tra cui la febbre che non accenna a diminuire. Dopo gli esami, arriva la diagnosi di talassemia o anemia mediterranea, una patologia del sangue. Dopo due anni di trasfusioni di sangue periodiche, l’11 giugno 2021 si rende necessario un trapianto di midollo. Nonostante la buona riuscita del trapianto, proprio questa donazione del midollo dal padre, con conseguente 'trasferimento' del sistema immunitario del genitore sul figlio, genera la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite (Graft versus Host Disease, GvHD), una grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico. Si tratta di una complessa reazione immunitaria, dove le cellule trapiantate provenienti dal donatore 'attaccano' gli organi e i tessuti del ricevente, che il nuovo sistema immunitario non riesce a riconoscere come propri.
Questa malattia, cui si somma l’effetto dei farmaci utilizzati per il trapianto, danneggia i polmoni al punto che il bambino stava perdendo completamente la capacità di respirare in modo autonomo. Questo danno risulta irreversibile. Per lui non rimane alcuna speranza di sopravvivere, se non quella di un trapianto di polmoni. Nell’autunno del 2022 gli specialisti dell’ospedale Meyer di Firenze contattano il Papa Giovanni XXIII di Bergamo per valutare ed eventualmente inserire il bambino in lista per il trapianto di polmone