Catcalling: due militari a processo a Milano
Per la prima volta in catcalling finisce in un'aula di tribunale a Milano. A processo due militari
Catcalling: due militari a processo a Milano
Il catcalling finisce per la prima volta in un'aula di giustizia milanese. E protagonisti sono due militari dell'esercito, accusati di aver preso di mira una 20enne per almeno tre volte, con espressioni pesanti e volgari un anno fa. Il catcalling si caratterizza infatti come una molestia verbale rivolta per strada o in luogo pubblico nei confronti di una donna.
Il processo a carico dei due militari si apre venerdì. L'indagine, nata in seguito alla denuncia della ragazza, nel luglio dell'anno scorso era stata chiusa dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, coordinatrice del dipartimento 'fasce deboli', e ora, dopo un decreto di citazione a giudizio, si e' arrivati al dibattimento che si aprira' davanti a un giudice monocratico. Come spiega Ansa, i due militari, tra i 30 e i 35 anni e addetti all'operazione 'Strade Sicure', secondo la ricostruzione, nell'aprile del 2021, durante la libera uscita, si erano ritrovati con amici in un bar sotto casa della ragazza, a Milano, in zona San Siro.
Le molestie verbali nei confronti di una 20enne in zona San Siro a Milano
Lei, studentessa universitaria, per tre volte e' stata 'bersagliata' da frasi sgradevoli. Sarebbe stata "attaccata" due volte mentre stava rincasando e la terza, nonostante avesse cambiato gli abiti nella speranza di non essere riconosciuta, mentre portava fuori il suo cagnolino. La ragazza, turbata e risentita, aveva chiesto soccorso prima al fratello e poi al padre, intervenuti in sua difesa. Dopo di che la decisione di sporgere denuncia e l'avvio dell'indagine della magistratura milanese.
I due militari, imputati per molestie e uno dei due anche di minacce, in quanto avrebbe consigliato alla madre della giovane di non lasciarla "uscire di casa da sola", interrogati dal pm hanno cercato di ridimensionare le accuse: avrebbero negato di avere mai pronunciato parole offensive nei confronti della studentessa sostenendo che semmai quelle parole andavano considerate come semplici e innocui complimenti, se non, secondo la loro versione, una forma di gentilezza. Assieme ai due era finito indagato un terzo militare, ma la sua posizione e' stata archiviata.