Cavo in strada, non è strage. Valcepina: "Decisione giusta, ma..."

Chiara Valcepina, avvocato e consigliere FdI a Milano: "Giusto derubricare il reato, il problema è la consapevolezza dell'impunità". L'intervista

di Nicolò Rubeis
Chiara Valcepina
Milano

Cavo in strada, non è strage. Valcepina: "Decisione giusta, ma..."

I giovani identificati per aver teso un cavo di metallo a circa 140 centimetri da terra in viale Toscana, a Milano, accusati inizialmente di strage e di attentato alla sicurezza dei trasporti, saranno giudicati solo per blocco stradale, dopo la derubricazione del reato da parte del gip Domenico Santoro. "I tre non hanno agito con l'intenzione di commettere una strage. Sotto questo profilo, secondo me, il gip ha agito correttamente" commenta l'avvocato e consigliere comunale e regionale di Fratelli d'Italia Chiara Valcepina. "Di fattispecie di reato ne abbiamo tante - aggiunge - ma il problema è la certezza della pena e la mancata consapevolezza che se commetti un reato poi c'è una conseguenza. Questa cosa in Italia si è persa".

Valcepina, quindi il reato è stato derubricato giustamente?

Secondo me sì, partendo comunque dal presupposto che non ho letto le carte e non so precisamente quali siano gli elementi. Il reato di strage richiede un dolo specifico con caratteristiche ben precise. E poi qui ci troviamo davanti a un fatto per cui, fortunatamente, non è successo niente di grave. Quello che fa impressione è pensare che ragazzi annoiati arrivino a fare queste cose, come quando si tiravano i sassi dal cavalcavia.

Anche in questo caso si tratta di bravate fatte senza pensare troppo alle conseguenze?

Il vero discorso è che manca la certezza della pena. Questi ragazzi probabilmente agiscono con una sorta di consapevolezza di impunità. C'è una deresponsabilizzazione figlia del troppo lassismo nell'applicazione della pena.

Se tiri un cavo d'acciaio in mezzo alla strada vieni accusato come un attivista che blocca il traffico. Può sembrare un paradosso.

Ci sono dei paletti ben precisi che indicano la pericolosità di una fattispecie. Quando il blocco stradale, con i decreti sicurezza di Salvini, è ritornato un reato, si è puntato sulla presenza di strumenti, come per esempio una pietra, che possono arrecare pericoli. E qui con il cavo d'acciaio utilizzano uno strumento. Il Gip in questo caso ha valutato che non ci fossero gli estremi, come la premeditazione, per commettere una strage. Al massimo poteva essere un tentato omicidio.

Quindi il problema non è tanto il reato quanto la pena?

Certi reati non vengono disincentivati senza una pena veramente aspra. Basta pensare al fatto che non ci sono reali conseguenze, per esempio, per chi vandalizza i muri delle città. Lo fanno perché sanno di non essere beccati o comunque di non essere puniti come invece si dovrebbe.

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